Torniamo con piacere a leggere Alessandro Maurizi di cui avevamo già apprezzato qualche anno fa “Il vampiro di Munch”.
Il suo nuovo thriller, lo diciamo subito, mostra una maturazione artistica dello scrittore non indifferente, i suoi personaggi sono più complessi e più strutturati e l’intera resa del romanzo è sopra al precedente che di certo non era da buttare.
“Roma e i figli del male – La notte del commissario Castiliego” (Frilli editore, 304 pag. € 12,90) è un thriller/noir in cui i crimini sono molto particolari, si parla infatti della pedofilia e degli abusi sessuali nella Chiesa Cattolica e dell’uso scorretto degli esorcismi da parte di preti e vescovi senza scrupoli.
Argomenti quindi non solo scottanti ma al centro della cronaca internazionale (molto più che di quella nazionale, ma non entriamo in polemica); crimini particolarmente odiosi che gettano ombre su un ente come la Chiesa Cattolica.
Sappiamo tutti che le organizzazioni cattoliche svolgono un ruolo meritevole nel sud del mondo per quel che riguarda la gestione delle adozioni internazionali, ma fra le tante persone per bene ci sono molti squali che trovano lì coperture e vittime per le loro perversioni.
Ancora più impenetrabile invece il caso dell’abuso delle pratiche di esorcismo che consentono a “santoni” cattolici e non di soggiogare ai loro persone convinte della loro buona fede. E se qualcuno pensa di essere al sicuro in quanto in possesso di razionalità ferrea che gli permette di scindere fra realtà e finzione, come Maurizi racconta attraverso il suo personaggio il commissario Castiliego, è fin troppo facile in situazione di tensione, di malattia o di angoscia cadere con tutti e due i piedi nella “trappola mistica”.
Anche questa volta Roma con le sue luci e i suoi cambiamenti di tempo che sembrano ricalcare i cambiamenti di umore del commissario (single per scelta che fugge non dai cattivi ma dalle relazioni impegnative) è al centro della narrazione dello scrittore. Ed anche questa volta come ne “Il vampiro di Munch” Alessandro Maurizi, nella “vita vera” sovrintendente capo della questura di Viterbo, accenna quasi in punta di piedi a un secondo livello di mistero in cui forze oscuri e complotti tramano alle spalle degli ignari protagonisti.
Ma, ne siamo certi, questa di sicuro è la parte “fiction” del libro.
J. Mnemonic