Ferzan Ozpetek è davvero un punto di riferimento piacevole in questi anni. I suoi film hanno allietato piacevolmente molte delle nostre ore e sono sempre valsi il prezzo del biglietto. Una delle particolarità che stanno cominciando a caratterizzare i film di Ozpetek è quella di mettere al centro della scena attori che non sono certo famosi per le loro capacità recitative e tirar fuori da loro il massimo anche da questo punto di vista.
È successo con Raul Bova ne “La finestra di fronte” che fino ad allora non aveva avuto ruoli memorabili nel cinema , si è ripetuto con Luca Argentero in “Saturno contro” che era noto più che altro per essere arrivato terzo a un’edizione del Grande Fratello, e adesso in questo “Allacciate le cinture” mette come attore principale Francesco Arca giunto alla notorietà per il suo passato come tronista dalla De Filippi.
Sarà che siamo sinceramente innamorati del modo di raccontare le storie di Ozpetek e che questo film contiene dei momenti di puro genio cinematografico, ma anche questa ci sembra una sfida vinta.
Anzi, ci azzardiamo ad andare oltre, “Allacciate le cinture” è probabilmente uno dei più riusciti film di Ozpetek che torna ad affrontare il tema della malattia e della morte commuovendo lo spettatore senza mancare di farlo sorridere, esattamente come succede nella vita.
Se c’è una cosa che poi adoriamo del regista nato a Instambul ma ormai naturalizzato italiano è proprio il suo modo di raccontare le storie, un modo sincero, sfrontato, imprevedibile ma senza mai azzardarsi a esprimere giudizi morali o moralisti sui suoi protagonisti. E di questi tempi non è cosa scontata.
La trama di questo film vede inizialmente il classico triangolo amoroso fra Elena (Kasia Smutniak ) e il ragazzo della sua migliore amica Silvia (Carolina Crescentini) ovvero il bello ma rozzo Antonio (Francesco Arca); il cast è arricchito dal convivente gay di Silvia, Fabio (Filippo Scicchitano), dalla madre di Elena (Carla Signoris) e la sua “zia” (Elena Sofia Ricci).
Mentre la storia di Elena e Antonio è appena iniziata, il film si sposta in avanti di 13 anni e ci mostra i due sposati ma non felicemente nonostante due splendidi bambini. Antonio tradisce Elena e lei è completamente dedita al lavoro, fino a quando non scopre di avere un cancro al seno che la trascinerà nell’incubo della chemioterapia.
Qui il film con due colpi di genio del regista mostra prima un possibile futuro e poi torna indietro all’inizio della relazione dei due, mostrandoci ulteriori dettagli su altri triangoli d’amore.
Il film si chiude con una canzone di Rino Gaetano “A mano a mano” che mette a dura prova anche gli animi più insensibili e prima che vi affanniate a cercarla nei suoi album vi diciamo che trattasi di una cover di Cocciante apparsa solo postuma in due raccolte del cantautore, nella versione live in “Live & rarities” del 2009 (fra l’altro insieme allo stesso Cocciante), e nella versione da studio (che è quella del film) nella doppia raccolta “E cantavo le canzoni” del 2010, entrambe edite da RCA.
J. Mnemonic