I prof.ri Telmo Pievani, filosofo della scienza, nonché cara vecchia conoscenza di Civiltà Laica, e Massimo Piattelli Palmarini, scienziato cognitivo, hanno di recente presentato e commentato le più avanzate ricerche sul rapporto tra PENSIERO ANALITICO ed INCREDULITÀ RELIGIOSA. Doverosa premessa chiarificatrice. Si parte dal presupposto (teoria del processo duale di trattamento delle informazioni) che il pensiero umano, per formulare risposte e/o risolvere problemi, applichi due sistemi di giudizio, che possono venire distinti, ma che certamente si compenetrano. Uno è intuitivo e reattivo (veloce ma impreciso), l’altro è analitico (più lento del primo, ma maggiormente affidabile). Il primo può indurci a cadere in quei tranelli della mente che sono esattamente l’equivalente cognitivo delle illusioni sensoriali; sono famose quelle OTTICHE. Un minuscolo esempio. Se osservate un perfetto quadrato, noterete che lo.. ‘vedete’ più alto che largo, e continuerete a vederlo così pur sapendo che ha i quattro lati assolutamente uguali. Ora, anche il nostro sistema di ragionamento intuitivo possiede il suo tipo di illusioni, retaggio, come quelle sensoriali, della nostra storia evolutiva (brevemente: ci siamo evoluti per vedere il mondo ‘di getto’ in un ‘certo modo’-e questo ci fornì alcuni vantaggi per la sopravvivenza-che non sempre corrisponde a come esso è veramente), le quali ci portano, impulsivamente, a dare risposte sbagliate ai problemi di più vario genere, e a cui, in psicologia cognitiva, è stato dato, in inglese, il nome di ‘bias’ (predisposizione, inclinazione, o anche, pregiudizio). Il prof. Piattelli Palmarini rese il termine in (quasi) italiano con ‘tunnel della mente’. Essenziale: qui NON è questione di livello di istruzione o di quoziente intellettivo. Ci può cascare chiunque; anche Einstein. Per fortuna che poi PUÒ intervenire la mente analitica a.. riparare i guasti, per così dire.
Orbene, un gruppo di cinque psicologi canadesi-ne cito uno solo per motivi di spazio: Gordon Pennycook-ha pubblicato sulla rivista COGNITIONi risultati di accurati test, supportati da indagini statistiche, dai quali risulta che i soggetti che superano le ‘trappole mentali’ e forniscono, infine, le risposte esatte ai problemi logici, rarissimamente sono anche dei credenti. Esattamente il contrario accade, invece, con le persone religiose. Come afferma il prof. Piattelli Palmarini (v. ‘I miscredenti riflettono di più’ La Lettura-C.d.S. 290412): “.. coloro che hanno una spontanea tendenza a verificare sempre tutto prima di credere e a vagliare bene quanto viene affermato, sono restii ad abbracciare una religione, a credere a fenomeni sovrannaturali, ad essere incuriositi dalle manifestazioni cosiddette paranormali”. Ma è il Prof. Pievani, in un più recente articolo, che ci fa sognare, raccontandoci qualcosa di vieppiù eclatante (v. ‘Analizzo, dunque non credo?’ Le Scienze-giugno 2012). Due altri ricecatori, anch’essi canadesi, W. M. Gervais e A. Norenzian, hanno per la prima volta fatto ‘incocciare’, diciamo, i pensieri intuitivo e analitico, ed il risultato è che il secondo è in grado di INIBIRE il primo. Una conseguenza di questo è che l’induzione al ragionamento analitico in una persona religiosa, fa sì che questa ‘rischi’ poi fortissimamente di.. riconoscersi atea! “Se esponiamo un vasto campione interculturale di individui a un insieme di esperienze che innescano o favoriscono il pensiero analitico,.. otteniamo un netto calo della propensione religiosa.. Dunque, l’analisi razionale promuoverebbe la miscredenza..”. Non vi sto a dire dello sciame di reazioni ed obiezioni, alcune legittime, e persino condivisibili, che hanno fatto seguito a tutto ciò. Anzi, no.. ve lo dico proprio! A cominciare dal sociologo prof. Phil Zuckerman il quale, pur riconoscendo quali perversioni possano produrre le religioni, striglia gli atei per la loro “.. ingiustificata arroganza”. Ora, lasciamo perdere l’ ‘ingiustificata’, e dichiarato che l’arroganza è atteggiamento comunque esecrabile, c’è che Zuckerman non cita le fonti da cui ha appreso che gli atei sarebbero, mediamente, più arroganti dei devoti, o di qualsiasi altra categoria umana.
Gervais e Norenzian oscillano tra il sostenere che il pensiero razionale è antagonista diretto dell’attitudine religiosa e lo specificare che i loro risultati “.. non hanno nulla da dire circa il valore sociale delle religioni, la razionalità della fede, l’esistenza o meno delle entità in cui si crede”, e tale prof. Philip Ball mette in guardia contro “.. indebite interpretazioni ateistiche della religione come frutto di cattivo ragionamento, infantilismo o ignoranza”. O laici.. un altro po’ e ci metteremo a piangere.. ma roba de matt! E ci si mette anche il caro prof. Pievani quando, riguardo ai domini mentali analitico e intuitivo, pone, da una parte la scienza, e dall’altra, filosofia E religione. Sistemazione che assolutamente non condivido. Ne ho scritto. Ne scriverò.
Non si stupisca, qualcuno, per la leggerezza con cui tratto questi ponderosi argomenti. Se non sono eccessivamente preoccupato è per un motivo molto semplice, e cioè perche io aderisco (o è essa che mi aderisce? Boh!) ad una concezione del mondo, oggi un po’ (tanto) in retroguardia, ma sempre vigile, secondo la quale la questione del rovesciamento e superamento della religione non è, primariamente, di ordine psicologico, bensì storico-sociale. Le religioni imperverseranno finchè rimarranno in auge quei sistemi.. ‘profani’ che, direttamente o indirettamente, favoriscono quell’imperversare. Questo vuol dire allora che la critica intellettuale alla religione è superflua, inutile? Ma certamente no! Anzi! Chiarito, come del resto già accennato, che quanto emerge da quelle ricerche non vuol dire affatto che i credenti siano, mediamente, meno intellettualmente dotati dei miscredenti, ma solo più.. FRASTORNATI, per così dire, c’è da dire che quella critica è indispensabile per richiamare l’attenzione sul fenomeno di divisione e di ALIENAZIONE, causa del disagio, ed ha perciò un carattere pedagogico e propedeutico. Inoltre, ma non secondariamente, i miscredenti hanno il sublime compito di costruire il materassone di piume d’oca sul quale far atterrare l’umanità nel modo meno traumatico possibile quando, come circa duemila anni fa, qualcuno annuncerà che “.. il grande Pan è morto!” (v. Plutarco ‘La fine degli oracoli’) E stavolta, si spera, senza successiva resuscitazione. Un’altra sarebbe di troppo!
Sotto quale forma resuscitò poi Pan? FORSE l’aveva capito tal Michelangelo Buonarroti fiorentino*. Vedere all’interno della chiesa di san Pietro in Vincoli, Roma. Si noti in particolare il ‘movimento’ del braccio sinistro a scoprire la gamba destra e l’alluce marcatamente-volutamente-divaricato dalle altre dita. Sigmund Freud raccontava come quella vista lo atterrì, sì da costringerlo a rifugiarsi dietro una colonna. Sensibilità parossistiche, sì, certo, però..
Alessandro Petrucci
*in verità nato a CAPRESE (toh!), Arezzo.
P.S. Facile facile. Ecco uno dei quiz logici proposti dal prof. Palmarini nel suo articolo. Una racchetta e una pallina da ping-pong costano, insieme, un euro e 10 centesimi. La racchetta costa un euro in più della pallina. Quanto costa la pallina? Potete inviare la vs. risposta, corredata col ragionamento fatto. Le risposte giuste ‘a casaccio’, ovviamente, non valgono. E poi, qualcuno potrebbe avere o procurarsi quell’articolo, ove è riportata, sì, la soluzione, ma.. eh, eh!.. non il ragionamento. Ai solutori sarà impartita laica benedizione dal ns. Presidente (più di così, per ora, non si può fare), che garantiamo avere la stessa efficacia di quella papale.. ehm..