Anche “Avatar” sperimenta in Italia gli strali del Sant’Uffizio: nei giorni dell’imminente uscita del film, Radio Vaticana ne ha condannato il vago “panteismo” aggiungendo che Cameron “strizza abilmente l’occhio a tutte quelle pseudo-dottrine che fanno dell’ecologia la religione del millennio. La natura non è più la creazione da difendere, ma la divinità da adorare“.
Voglia di riconfermare un’egemonia culturale in crisi approfittando dell’evento mediatico? Può darsi.
Il Vaticano non è però nuovo alle crociate cinematografiche. Per limitarci alle iniziative più recenti, ricordiamo la “scomunica” nei confronti della saga di Harry Potter: in quel caso Josef Ratzinger, il futuro Benedetto XVI, allora “guardiano della fede”, parlò (era il 2003) a proposito dei film sul maghetto di “subdole seduzioni, che agiscono inconsciamente distorcendo profondamente la cristianità nell’anima, prima che possa crescere propriamente“.
Anche “La bussola d’oro” fu affrontato dall’Osservatore Romano (2007) in un corpo a corpo inquisitorio con l’accusa di “gnosticismo” (!): il film avrebbe presentato un mondo “disumanizzato (…) in salsa sessantottina” in cui in cui a trionfare è il “vuoto dell’amore vivificante”, cioè quello di Dio.
Divertente, per chi piace il genere, e istruttivo il vademecum del critico militante cattolico pubblicato da “ll Timone”; secondo il “Mensile di apologetica cattolica” (n. 22, Novembre/Dicembre 2002) esistono diverse categorie di film “contro la Chiesa”:
1. “Pellicole apertamente ostili”, come “Magdalene” di Peter Mullan o “Amen” di Costa-Gavras. Scontate le segnalazioni de “L’ultima tentazione di Cristo” di Martin Scorsese e de “L’ora di religione” di Marco Bellocchio.
2. “Pellicole larvatamente ostili”: film che diffamerebbero la Chiesa, ma dentro a una trama che sembra occuparsi di altro. Nell’elenco dei reprobi con moderazione “Il nome della rosa”, ispirato al romanzo di Umberto Eco e perfino “Mission”, “che sembra elogiare i missionari gesuiti in Paraguay, ma condanna senza appello la Chiesa istituzione”.
3. “Pellicole apparentemente innocue”, malignamente subdole. Un esempio per tutti, la commedia brillante “Sister Act”: “Si ride, tutto sembra lieve (…) simpatica la protagonista Whoopi Goldbeerg (abortista militante, ostile a Giovanni Paolo II) perché sostituisce alla regola del convento quello spontaneismo che oggi è considerato sintomo di autenticità”.
Come si vede, una sistemazione rigorosa e funzionale, alla base di giudizi spesso al limite dell’ossessione e del ridicolo da parte di un’istituzione che fa della lotta contro la modernità la sua principale ragione di essere.
Illuminante la chiosa della già citata stroncatura de “la Bussola d’oro: “(nel film) Non c’è salvezza perché non c’è un Salvatore: ognuno è lasciato solo con le sue capacità e l’obiettivo da raggiungere, che è vivere liberi e indipendenti”. Appunto…
Claudio Tanari – Cronache Laiche