Tra i tanti amici, Silvio Berlusconi ne annovera uno davvero speciale: don Pierino Gelmini. Il prete, fondatore della comunità Incontro di Amelia (Terni) per il recupero di tossicodipendenti, è stato rimandato a giudizio per molestie sessuali ai danni di 12 suoi ospiti e comparirà davanti al tribunale di Terni il prossimo marzo.
Il premier, in collegamento telefonico con la comunità, ha voluto salutarlo il giorno di Natale e i due si sono prodotti in un duetto di reciproca solidarietà per le loro vicende giudiziarie. Berlusconi ha parlato della certezza di continuare a governare grazie «ai numeri della nostra maggioranza alla Camera che si sono assolutamente aumentati» (un uso un po’ sospetto del riflessivo, presidente!), ma non ha mancato di definirsi «vittima della diffamazione»: «Mi hanno accusato di tutto, dalle stragi alla mafia, alla corruzione: di tutto. Non c’è nulla da cui io sia stato lasciato esente. Ma io tengo botta. Tu mi capisci perché anche tu sei vittima ma io cerco modestamente di imitarti, come tieni botta tu tengo botta io». Anche perché, ha continuato Berlusconi, «deluderemmo tanti se lasciassimo». E don Gelmini, in vago stile leghista: «Tieni duro!»
Poi un esilarante botta e risposta sull’istruzione. Al premier che si dichiara soddisfatto per l’approvazione della riforma Gelmini sull’Università, risponde ridanciano don Pierino: «E io sono contento, perché i Gelmini non si smentiscono mai». «È vero, è vero, don Pierino sei forte!» replica il premier ridendo anch’egli di gusto.
Un commovente quadretto amicale, insomma, tra due vittime di una Magistratura iniqua e malata. Già, perché l’approccio del premier è al di sopra della Magistratura, al di sopra della legge. Non solo si autoassolve, ma assolve anche l’amico Pierino da quelle infami accuse di molestia sessuale. È il suo giudizio quello che conta, non altri. Quello che verrà fuori dai rispettivi processi (ammesso e non concesso che Berlusconi sarà mai processato) non lede l’integrità dei due amici che è evidente e conclamata.
Se le dichiarazioni di prassi del Potere di turno, in questi casi, sono all’incirca: “Ci rimettiamo al giudizio dei magistrati, certi della serietà del loro lavoro”, quelli del centrodestra attualmente al governo su don Pierino Gelmini sono stati ben altri. Così esordiva Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, in occasione dl rinvio a giudizio del prete nel giugno scorso: «Resto convinto che il giudizio confermerà che don Gelmini ha agito e agisce per difendere la vita di migliaia e migliaia di persone strappate alla droga e all’emarginazione in ogni parte del mondo. E’ una verità conosciuta da tanti e che alla fine troverà ulteriori conferme». E così Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «La testimonianza di decine di migliaia di giovani e delle loro famiglie e una vita spesa per salvare migliaia di ragazzi dall’incubo della droga non sono stati sufficienti per la giustizia italiana di fronte ad accuse di molestie sessuali che la stessa procura di Perugia aveva, a suo tempo, archiviate». Per Berlusconi e suoi non c’è bisogno di processi e magistrati, basta la loro piena assoluzione.
Per consacrare ulteriormente la loro solidarietà di vittime, nel giorno di Natale i due amici si sono spesi a parlare della scuola “Silvio Berlusconi”, creata dalla comunità Incontro in Thailandia grazie alla generosità economica del premier. «Noi ti sosteniamo per aiutare tutti quei ragazzi che sono stati preda della droga», ha dichiarato Berlusconi promettendo borse di studio ai ragazzi thailandesi ospiti della comunità di Amelia. Il messaggio è chiaro: come possono due persone così impegnate nella lotta alla tossicodipendenza essere colpevoli di qualsivoglia reato?
Italiani, mettetevi una mano sul cuore. Se mai vedrete un uomo accusato di assassinio fare una carezza a un bambino già saprete, nel vostro intimo, che quell’uomo non potrà aver ucciso. Nessun processo potrà mai dimostrare il contrario. Era Berlusconi, anno del Signore 2010.
Cecilia M. Calamani – Cronache Laiche