La nostra prima reazione nel leggere l’atto di indirizzo presentato in Consiglio Comunale da Emanuele Fiorini e sottoscritto da Michele Rossi, Federico Brizi e Valeria D’Acunzo è stata quella di andare a verificare la data del nostro calendario. Una volta verificato che oggi corre l’anno 2019 è evidente che non siamo noi ad essere fuori tempo (e fuori luogo).
L’atto viene presentato come “Attuazione di misure di favore al contrasto del fenomeno della prostituzione affinché si tuteli la sicurezza il decoro e la viabilità urbana”.
Al di là della grammatica incerta fin dal titolo e del fatto che la viabilità urbana in particolare a Terni ha di certo ben altri problemi la prima cosa da rilevare è che in quest’atto non vi è proposta una sola misura “di favore al contrasto del fenomeno della prostituzione” come scrive l’ex-leghista, ma trattasi di chiacchiere e elucubrazioni mentali su fantomatici “comportamenti imprudenti” dei clienti delle prostitute (si riferirà mica a chi non utilizza i preservativi?) e a presunti “comportamenti identificabili con il mercimonio” (tipo? Roteare la borsetta per strada? Fumare con sguardo ammiccante? Cantare “sono una donna non sono una santa?”).
Se si volesse davvero prendere misure “di favore al contrasto del fenomeno della prostituzione” (ricordando che in Italia non c’è il reato di prostituzione e che anzi questa è stata dichiarata “lecita” dalla Corte di Cassazione nel 2010, né quello di pagare per avere rapporti sessuali, ma solo quello di sfruttamento della prostituzione; cose che rendono qui inapplicabili i c.d. “metodi nordici”) il comune dovrebbe impegnarsi in servizi sociali di assistenza e recupero per le donne prostituite che vogliono uscire fuori dalla morsa dell’organizzazione criminale e non inventarsi fantasiose multe per reati al codice stradale che difficilmente saranno pagate.
Ma la parte bella dell’atto di indirizzo è la seguente in cui si “impegna” l’amministrazione comunale ad “attivarsi affinché […] sia vietato a chiunque di intrattenersi con soggetti dediti al mercimonio che mettano in atto contemporaneamente o in alternativa uno dei seguenti comportamenti:
– permanere a lungo sulle strade e nei luoghi di uso pubblico al fine della prostituzione;
– assumere atteggiamenti congruenti allo scopo di offrire prestazioni sessuali;
– indossare abiti idonei a manifestare l’intenzione di adescare al fine del mercimonio o che offendano il pubblico pudore.”
Ora sinceramente non sappiamo se il consigliere Fiorini abbia ritrovato questo atto in qualche archivio del ventennio fascista o l’abbia scritto di suo pugno, Ma ad ogni modo confidiamo che chiunque lo legga, oltre a notare le carenze grammaticali, si renda conto dell’anacronismo e dell’assurdità di voler ripristinare una sorta di ufficio comunale della buoncostume in cui le donne e ovviamente anche gli uomini dovranno chiedere il permesso per i vestiti che vogliono indossare per non offendere il pubblico pudore.
Ma casomai la regressione culturale e sociale fossero tali che la maggioranza al governo della città volesse prendere seriamente questa proposta, sappiate che vorremmo dire anche noi la nostra su certa gente che ancora oggi va in giro indossando bruttissime felpe verdognole con scritte che offendono l’intelligenza oltre che il pubblico pudore o su chi ha la pessima abitudine di parlare in pubblico con improbabili camicie aperte fino a metà petto per mostrare il proprio machismo.
“È una cosa stupida che un uomo metta da parte la sua ragione e scelga di cadere nel ridicolo”
Thomas H. Huxley
Associazione Culturale Civiltà Laica
(Comunicato Stampa del 3 giugno 1419 2019)