CARTE SEGRETE, MA NON TROPPO

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E’ uscito da qualche giorno e già si avvia ad un giusto successo il libro di Gianluigi Nuzzi dal titolo “Sua Santità, le carte segrete di Benedetto XVI”. Si tratta di un libro inchiesta scritto tenendo conto di documenti originali della Santa Sede costituiti da note riservate, rapporti, lettere e messaggi cifrati preparati dalle più alte gerarchie vaticane e trapelati attraverso fonti vaticane riservate che in questi giorni si stanno svelando. Sono documenti del più vario contenuto: si va da relazioni riservate sulla gestione dell’Ospedale San Raffaele, a note che trattano del prete pedofilo Marcial Macel dei Legionari di Cristo, alle trattative sotterranee con lo Stato Italiano sulla questione dell’ICI per arrivare alla vicenda che ha visto coinvolto il direttore di “Avvenire” Dino Boffo. Il documento a mio avviso più significativo, tra i tanti riportati nel libro, è quello relativo ad una cena riservata che il Papa avrebbe avuto con il Presidente Napolitano all’inizio del 2009. Gli argomenti che il Papa avrebbe trattato con il nostro Presidente, secondo i documenti riportati da Nuzzi, furono riassunti in una nota preparatoria predisposta dai collaboratori del Papa. Tra gli argomenti da caldeggiare troviamo quello della tutela della famiglia fondata sul matrimonio rispetto alle unioni di fatto. La linea della Chiesa è ferma. Si legge nel documento “Si devono evitare equiparazioni legislative tra il matrimonio ed altri tipi di unione.” E la via giusta per ottenere quest’obiettivo potrebbe essere quella di “Introdurre un metodo di tassazione del reddito familiare che tenga conto del numero dei componenti delle famiglie” ovviamente di quelle unite dal sacro vincolo del matrimonio che risulterebbero così avvantaggiate rispetto ad altri tipi di unione. Siamo addirittura in presenza di un’indicazione di tipo fiscale da parte di un Capo di Stato estero, il Papa, nei confronti dello Stato Italiano. Un altro argomento caldo è quello della legislazione di fine vita. Mi riferisco alle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario, altrimenti note come “testamento biologico”, di cui una bozza di legge è ancora pendente in Parlamento. La Chiesa in questo documento “avverte l’esigenza di una chiara riaffermazione del diritto alla vita, che è diritto fondamentale di ogni persona umana, indisponibile ed inalienabile. Conseguentemente si deve escludere qualsiasi forma d’eutanasia e ogni assolutizzazione del consenso.” Se per la famiglia e le norme di fine vita si tratta di posizioni da tempo conosciute, stupisce invece constatare l’importanza e l’urgenza che la Chiesa attribuisce ad un altro argomento indicato nel documento, quello delle scuole private. La nota vaticana lascia trasparire una certa preoccupazione, che dal di fuori non era stata pienamente percepita. Si legge infatti: “Il problema attende sempre una soluzione, pena la scomparsa di molte scuole paritarie con aggravi sensibili per lo stesso bilancio dello Stato. Occorre trovare un accordo sulle modalità dell’intervento finanziario anche al fine di superare recenti interventi giurisprudenziali che mettono in dubbio la legittimità dell’attuale situazione”. A parte la risibile preoccupazione del Vaticano per il bilancio dello Stato, sul quale continua senza scrupoli a gravare per circa sei miliardi di euro l’anno, emerge dal documento che i già ampi finanziamenti attuali alle scuole paritarie sono ritenuti insufficienti e che occorre inoltre sistemare in un quadro legislativo coerente e solido il sistema attraverso cui i finanziamenti stessi sono erogati. Evidentemente la Chiesa, diversamente dai nostri politici, avverte la fragilità della costruzione legislativa tramite la quale passano i finanziamenti, erogati nonostante che l’articolo 33 della nostra Costituzione stia lì a ricordare che “Lo Stato non deve sopportare alcun onere per le scuole private”. Il libro di Nuzzi tratta di molte altre vicende che nel complesso forniscono un ampio spaccato di vita quotidiana dentro le mura vaticane, da cui possiamo trarre due considerazioni. La prima è che, constatando la pochezza di certe vicende interne alla Chiesa, se ne deduce che nei sacri palazzi gran parte dell’attività si svolge intorno a faccende molto, molto terrene e poco lodevoli: intrighi, lotte di potere, sgambetti tra i vari esponenti della Curia. E’ un quadro che conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che la Santa Sede e i suoi uomini non sono poi così puri e disinteressati da avere titolo per insegnare qualcosa a chicchessia. Cosa che invece si continua pervicacemente a fare ogni domenica dalla finestra di Piazza San Pietro e giornalmente con i pronunciamenti dei vescovi della CEI sulle più diverse questioni italiane. La seconda considerazione di ben maggiore interesse per noi laici è che il pro-memoria del Papa fornisce ancora una volta la riprova di come la Chiesa operi senza sosta a tutti i livelli per promuovere l’adozione di provvedimenti di legge che hanno lo scopo di trasferire le verità teologiche nella vita del cittadino. L’obiettivo è sempre quello: permeare di cattolicesimo la società civile utilizzando ogni metodo, primo tra tutti l’insegnamento della stessa dottrina cattolica, attraverso una rete di scuole private paritarie, per le quali la Chiesa chiede ed ottiene il sostegno da parte di quello stesso Stato che vuole colonizzare culturalmente. I laici hanno il dovere di protestare contro quest’azione costante e diffusa il cui scopo ultimo è quello di plasmare una società a “sua immagine e somiglianza”. Chi crede che per la libertà dell’uomo sia essenziale mantenere la separazione tra lo Stato e le religioni, ha il diritto-dovere di difendere i propri spazi, perché è facile prevedere che in una società confessionale, nonostante il guanto di velluto del cattolicesimo d’oggi, i non credenti o i diversamente credenti andrebbero incontro a forme di discriminazione.

Dagoberto Frattaroli

26 Maggio 2012   |   articoli, attualità   |   Tags: , , , ,