Alla fine del XVI° Secolo (1585) Filippo II, Re di Spagna, riuscì con il suo fondamentalismo religioso cattolico a spaccare in due i Paesi Bassi, uno Stato europeo di media grandezza, economicamente prospero e culturalmente molto all’avanguardia.
Ma una sola di Opera di distruzione di uno Stato non bastava alla Chiesa Cattolica e il bel lavoro si ripetè due secoli dopo, arrivando quella volta addirittura ad una frammentazione in ben tre parti.
Infatti, dopo la tragica sconfitta di Napoleone Bonaparte a Waterloo (tragica perchè l’Imperatore francese ebbe il merito di difondere nell’ intero continente europeo i valori rivoluzionari Repubblicani e della Laicità dello Stato a cui si sarebbero ispirati, ma solo 60 anni dopo, i Padri costituenti del Risorgimento italiano), le grandi monarchie del continente (Gran Bretagna, Prussia, Austria, Russia) decisero di arginare il pericolo laico repubblicano costruendo a nord della Francia un forte Stato cuscinetto, e per questo si ispirarono ai rinascimentali Paesi Bassi riuniti andati persi.
Il primo Re dei neo-Paesi Bassi resuscitati fu Guglielmo I. Egli era un re moderno che voleva aprire la parte meridionale del suo nuovo Regno (cioè la parte cattolica che costituiva l’attuale Belgio) al futuro, stimolandone lo sviluppo economico e scientifico. Fece scavare dei canali navigabili per il trasporto delle merci e fondò l’Università di Liegi. Ma incontrò proprio per questa politica progressista la resistenza della Chiesa Cattolica, la quale preferiva mantenere il suo dominio su una popolazione rurale di contadini arretrati ed ignoranti.
L’eccitazione del popolo organizzata dagli Zwartrokken[1] culminò il giorno 27 settembre 1830 nell’insurrezione contro le truppe olandesi stanziate a Bruxelles. Sebbene una componente della ribellione fu senz’altro la resistenza contro la nederlandizazione[2] dell’amministrazione del nuovo Regno, questo motivo era valido ovviamente soltanto per la parte francofona del territorio (allora e tuttora in minoranza numerica in Belgio) nonchè per una certa nobiltà e borghesia, francofonizzate nei Secoli XVIII – XIX.
La vera componente portante che invece riunì tutti i ribelli – senza distinzione di lingua – fu proprio il rifiuto della politica progressista di Re Guglielmo, che garantiva le libertà di religione, di pensiero e di culto (secondo ormai antica tradizione olandese) e che stimolava il progresso scientifico-industriale, cose che risuonavano entrambe come di provenienza diabolica ai vertici della Chiesa Cattolica.
Il Meridione dei Paesi Bassi si staccò dunque per la seconda volta durante la storia moderna dal Nord, proprio secondo la stessa linea di spaccatura provocata in epoca rinascimentale dal fondamentalismo religioso di Filippo II. Proclamò la sua independenza assumendo il nome di Belgio (ossia Belgica o Belgium, ricavato dal bimillenario “De Bello Gallico” di Giuglio Cesare) e importò un proprio monarca – siamo tuttora in piena Restaurazione anti-repubblicana – dalla remota Casa nobile dei Duchi di Sassonia-Coburgo-Gotha[3] in Baviera, il quale salì al trono nel 1831 come Re Leopoldo I.
Ma le conseguenze dell’infame intervento cattolico questa volta saranno ancora più disastrose di quelle di due secoli prima.
Infatti, Guglielmo I rifiuttò di accettare – come è ben comprensibile – la perdita della parte meridionale del suo Regno. Solo nel 1839 arrivò a riconoscere il nuovo Stato, dal quale però in compenso venne staccata una parte – precisamente la parte orientale dell’ antico Ducato del Lussemburgo – che divenne appunto l’autonomo Granducato del Lussemburgo, il cui primo sovrano fu proprio Guglielmo I, Granduca.
Ecco quindi i poveri Paesi Bassi smantellati e frammentati, questa volta in ben tre parti, ancora a causa dell’intervento della Chiesa Cattolica.
Marc Simons
[1] sottane nere (parolaccia fiamminga per preti cattolici)
[2] nederlandese: lemma per indicare le lingue sia olandese che fiamminga (che sono in realtà un’ unica lingua con piccolissime sfumature di cadenza e di vocabolario, un pò come l’italiano parlato a Milano o a Roma)
[3] la Casa di Sassonia-Coburgo-Gotha fornì oltre ai monarchi belgi, anche quelli greci e quelli inglesi, gli ultimi assumendo il nome di Windsor soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale per apparire autoctoni inglesi mascherando le loro origini tedesche.
La foto dei tulipani di Kukenoff è di Alessandro Chiometti