Comunicato Stampa

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L’associazione culturale Civiltà Laica, riguardo alla vicenda in corso all’Istituto Professionale ‘Casagrande’ di Terni che vede il professore di Italiano Franco Coppoli impegnato a far valere anche in aula, per lo meno nelle sue ore, il principio della Laicità dello Stato, esprime meraviglia per la baraonda mediatica che si è scatenata di fronte a un semplice cittadino che si espone in prima persona per ottenere l’applicazione di un diritto in cui crede.

L’associazione ricorda che, in base a sentenze della Corte di Cassazione che riguardano l’argomento, il simbolo della religione cattolica non si può legittimamente rimuovere dagli uffici pubblici; infatti, contro ogni evidenza, anche lessicale (si veda un qualunque dizionario della lingua italiana), esso è stato indicato come "simbolo di laicità".


Civiltà Laica ritiene che tale situazione sia irrispettosa del principio costituzionale che vuole uno stato Laico.

Questo dovrebbe garantire a tutti i cittadini spazi pubblici neutri, cioè non "marchiati" con il logo di nessuna confessione religiosa specifica; nemmeno di quella "tradizionale" o “culturalmente predominante”, che, comunque, per esprimersi, ha i suoi luoghi di culto, dove i credenti sono liberi di recarsi quando vogliono. Questo perché la Democrazia, che significa rispetto delle minoranze, non si trasformi in una Dittatura della Maggioranza, con tutte le conseguenze spiacevoli che questo comporta.


Quello che è particolarmente ridicolo di questa vicenda è che gli autoproclamatesi “difensori del crocifisso” per giustificare la sua presenza nelle mura di un’aula pubblica si rifanno non al Regio Decreto del 1924 tutt’ora anacronisticamente in vigore, bensì alla decisione che avrebbe preso a maggioranza la classe del Prof. Coppoli in un’assemblea. Questo ci fa supporre che per lorsignori ogni classe è libera di esporre sopra la cattedra qualunque cosa la maggioranza degli studenti ritiene opportuna, dalle foto di Mussolini o di Che Guevara alle bandiere delle squadre di calcio o, perché no, i poster della rockstar di turno.


La questione in realtà è molto semplice. Delle due l’una: o il crocefisso cattolico (o la menorah ebraica, o la mezzaluna islamica, o qualsiasi altro simbolo religioso) ha un significato importante per i suoi credenti, ed allora non deve trovarsi in uno spazio pubblico che è di tutti, oppure non ha un significato, ed allora può essere rimosso in quanto inutile.

Ogni motivazione al di fuori di questo limpido schema logico è fatta per motivi di propaganda politica o religiosa (o, peggio, di entrambe le cose insieme).


Terni, 8 Dicembre 2008


Associazione Culturale Civiltà Laica

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