Ci sarebbe da ridere come matti, e probabilmente altrove lo fanno, se questi individui non influenzassero direttamente la preparazione culturale di larghe fasce della società.
Il fine teologo e indiscusso capo del cattolicesimo corregge e smentisce se stesso nel giro di neanche un anno su un tema che solo ad un occhio disattento può sembrare marginale, cioè quello della Sindone di Torino.
Se nel corso del 2010, anno della sua ostensione (o forse sarebbe più corretto dire ostentazione) aveva provato a smorzare le polemiche tra scettici e sindonologi (ricordiamo che l'anno scorso è stato anche quello della presentazione della “seconda sindone” realizzata dal prof. Garlaschelli) definendola più volte un icona, nell'anticipazione del suo nuovo libro di (dis)informazione sulla figura del Cristo, la definisce a chiare lettere una reliquia compatibile con le descrizioni dei vangeli.
Delle due l'una.
O il vecchio Joseph è convinto di stare ancora nel medioevo quando solo i clerici sapevano leggere e potevano raccontare tutte le fesserie che volevano tanto nessuno li avrebbe potuti smentire; oppure il pontefice usa parole a casaccio ignorandone il loro significato. Se questa seconda possibilità vi sembra remota basta che pensiate che recentemente il sommo ha ammesso che non si era reso conto che le sue parole a Ratisbona potevano sollevare il vespaio che hanno invece sollevato.
Ad ogni modo quello che è evidente è di come questa sia l'ennesima prova di forza fatta da chi quotidianamente vede la propria organizzazione perdere potere e autorevolezza, un ennesimo disperato tentativo di ribadire la supremazia delle ragioni della fede su quelle della ragione.
Peccato non si renda conto che continuando su questa strada, ovvero diventando una brutta copia del suo predecessore, rende alla sua religione il peggiore dei servizi. Quello di ridurla ad una ridicolaggine per creduloni, basata su miracoli, feticci e simbologie infantili.
Di questo passo ci manca solo che tolga il veto su Medjugorje e si schieri apertamente dalla parte dei veggenti che millantano apparizioni mariane da una ventina di anni a questa parte.
Onde evitare sterili ripetizioni dell'enorme mole di prove che condannano la Sindone di Torino alla sua natura di falso medievale (se parliamo di reliquia, allora è un falso), invito solamente a reperire il numero 4/2010 di MicroMega, uno dei pochi mezzi di informazione che non gridano “osanna” ogni qualvolta che un vecchio vestito con una ridicola tonaca bianca apre bocca.
Alessandro Chiometti