Cosa pensa il Dalai Lama?

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Personalmente non soffro di quella sudditanza psicologica nei confronti del Dalai Lama che sembra colpire molti laici italiani, però non posso negare di averlo sempre considerato una guida religiosa illuminata e non integralista come sono i rappresentanti delle altre maggiori religioni.

Questa impressione è stata confermata Venerdi mattina leggendo l’intervista che il monaco tibetano in esilio aveva rilasciato all’espresso; esprimendosi sul tema del crocifisso aveva detto (testuali parole): “È una questione difficile. Mi viene in mente la questione del mio ritratto, che i tibetani metterebbero ovunque, non solo nelle scuole, e che le autorità cinesi ovviamente vietano. Forse bisogna distinguere tra religione e cultura. Non si può negare che l’Europa abbia radici giudaico-cristiane. Ma parliamo di cultura, non di religione. Perché lo stesso crocefisso, che per i cristiani rappresenta il sacrificio supremo di Gesù, per gli ebrei assume ben altro significato. E poi non possiamo nascondere il fatto che siamo oramai in una società multietnica e multireligiosa e che bisogna rispettare la sensibilità di tutti, compresa quella dei laici, senza imporre inutili e ingiuste sofferenze a nessuno”.

Ora, per quanto non esprima un giudizio netto e deciso, non mi sembra certo una posizione volta a mantenere l’imposizione del crocifisso nelle aule scolastiche.

Nel pomeriggio del venerdì e nella giornata di Sabato invece le agenzie riprendevano una presa di posizione nettamente diversa espressa, pare, durante l’incontro con Alemanno. Come riporta l’ADNKronos del 18 Novembre infatti, pare (obbligatorio usare i condizionali a questo punto) che il Dalai Lama abbia detto: ”E’ di fondamentale importanza mantenere le proprie tradizioni e l’Italia ha un retroterra cristiano e cattolico. Quindi mantenere la tradizione del crocifisso nella aule scolastiche e’ importantissimo”.

Ora mi chiedo qual’è il vero pensiero del leader tibetano?

Verrebbe quasi da pensare che da abilissimo diplomatico qual’è il Dalai Lama cambi opinione a seconda se si trovi di fronte al giornalista di una rivista notoriamente progressista o al cospetto di un incontro ufficiale con un governo reazionario. Per carità, cambiare opinione sarà anche lecito, ma di fronte a un voltafaccia così sorprendente nel giro di tre giorni viene quasi da rimpiangere l’assolutismo oltreteverino.

Alessandro Chiometti

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