COSTANTINO: L’EDITTO CHE NON C’È

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1) Con questo titolo, La Stampa [1] dedica un lungo e meritorio articolo alla conclusione a cui giungono le recenti ricerche di Paul Matagne e Robert Turcan, storici all'Istituto d'Arte e Archeologia della Sorbona e presso l'Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere.
I due studiosi [2] dimostrano che l'Editto di Milano con il quale l'Imperatore Costantino, nel 313 d.C., avrebbe riconosciuto la liceità del Cristianesimo e concesso la libertà di culto ai Cristiani, non è mai esistito, tranne che nelle storie [3] di autori cristiani, quali Lattanzio ed Eusebio, e, conseguentemente, nelle opere di tutti gli studiosi che a loro si sono rifatti, nonché, aggiungiamo noi, in quasi tutti i manuali di Storia che, decennio dopo decennio, hanno pedissequamente trascritto questa storiella.
 


2) "L'editto di Milano non è mai esistito" sostiene Matagne. "Non conserviamo nessun testo ufficiale né alcuno storico cita passi precisi del contenuto, ma a trattare di questo soggetto sono autori successivi, e lo fanno in modo descrittivo e non puntuale…Lattanzio parla di missive redatte dall'amministrazione imperiale ("litteræ" in latino) e distribuite a tutti i governatori provinciali: sono usuali lettere con direttive, non un editto ufficiale, per di più focalizzato sul cristianesimo. Lattanzio nel suo rendiconto concentra ovviamente la propria attenzione sul cristianesimo, ma nei loro colloqui i due Augusti (titolo onorifico attribuito a tutti gli Imperatori romani dopo Ottaviano; in questo caso, ci si riferisce a Costantino ed al suo collega Licinio, NdA) si sono espressi in modo analogo su tutte le forme di culto, sottoponendole tutte alla compatibilità con la politica imperiale". [4]

3) Nella stessa pagina, un altro giornalista de La Stampa, Giacomo Galeazzi, riporta il commento di due autorevoli esperti vaticani.
Monsignor Vittorino Grossi, segretario del Pontificio comitato di Scienze storiche, docente di patrologia all'Augustinianum ed all'Università Lateranense, afferma:
"La sostanza del decreto resta autentica: è una realtà indiscutibile che le lettere imperiali vennero emanate. I due studiosi della Sorbona hanno ragione, pur accentuando aspetti della storiografia cristiana posteriore, ma dimostrano solo che non è giuridicamente un editto…editto significa risposta dell'imperatore a una richiesta…". [5]
Noi pensiamo che non si diventi Segretario del Pontificio comitato di Scienze storiche per caso, cosicché Monsignor Grossi sicuramente non ha alcun bisogno che altri Gli riconoscano un particolare spessore culturale ed una bravura, sconfinante nel virtuosismo, nel giocare con i concetti e con le parole.
Tuttavia, vogliamo ribadire che il punto della questione non era che: "…le lettere imperiali vennero emanate…", ma se Costantino avesse promulgato un documento che giuridicamente aveva il valore di un editto, anche perché questo termine non significa affatto: "…risposta dell'imperatore a una richiesta", bensì:
"Editto…1 ordinanza emanata da una pubblica autorità…2 …ordine, legge…".
Abbiamo l'ardire di pensare che non solo a Monsignore, ma anche al semplice lettore, non sfuggirà la differenza che passa tra la risposta ad una richiesta ed una legge; in ogni caso, poiché è bene non avere pretese eccessive, ci si può accontentare del fatto che Monsignore riconosca che i due studiosi hanno dimostrato: "…che non è giuridicamente un editto".

4) Le stesse considerazioni valgono per le affermazioni dell'altro esperto vaticano, il Vescovo Velesio De Paolis, segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e consultore dell'ex Sant'Uffizio:
"Al di là del nome di editto, è indiscutibile che, per la prima volta in Occidente, furono emanate "letteræ" per la libertà di culto. È vero, non è propriamente un editto, ma la sostanza e la storicità delle lettere sono inequivocabili". [7]
Quindi, dopo che per circa 1700 anni la Chiesa e quasi tutti gli storici hanno parlato dell'Editto di Costantino, come di un qualcosa di esistente e di inconfutabile, ora, irenicamente/molto pacificamente si prende atto che, invece, quell'editto non c'è e che, però, è la stessa cosa…!
D'altra parte, ognuno sa che tra le innumerevoli arti, che hanno permesso alla Chiesa di solcare incolume le onde tempestose di ben due millenni, vi è stata e vi è anche quella consistente nel:
"Sopire, troncare, padre molto reverendo; troncare, sopire", [8] quando le posizioni, precedentemente sostenute con ogni mezzo, diventano indifendibili.

5) In ogni caso, vorremmo offrire all'attenzione del lettore il brano che segue:
"Rimane un ultimo aspetto della tradizione che dobbiamo considerare, e cioè l'Editto di Milano del 313. Nonostante tale editto sia così famoso, gli storici contemporanei sono ormai concordi nel ritenere che non sia mai esistito. Altrimenti sarebbe stato un controsenso giuridico. Costantino, infatti, era stato tra i sottoscrittori dell'Editto di Galerio [9] del 311, che aveva concesso al cristianesimo lo statuto di "religio licita". Poiché il supposto Editto di Milano avrebbe sancito la stessa cosa, è evidente che Costantino a Milano non poté fare altro che dichiarare che l'Editto di Galerio si applicava anche ai territori che erano appartenuti a Massenzio [10] e forse non fece neanche questo perché era già implicita nell'Editto di Galerio la sua validità per tutto l'Impero. … Comunque, l'unica cosa che Costantino non poté fare a Milano fu quella di promulgare un nuovo editto di tolleranza del cristianesimo, che sarebbe stato un duplicato di un editto già esistente. Infatti non abbiamo un testo dell'Editto di Milano, ma esso è stato considerato presupposto da un documento emanato da Licinio [11] quando prese possesso della parte orientale dell'Impero.
Tale documento è semplicemente un "rescriptum", una circolare esplicativa inviata da Licinio ai governatori delle province da lui dipendenti [12] (studi recenti fanno poi risalire tale documento agli ultimi mesi del 312, e non agli inizi del 313):
"Abbiamo risoluto di accordare ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in Cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità…".
La leggenda dell'Editto di Milano si è sviluppata di pari passo con la dimenticanza dell'Editto di Galerio. La spiegazione della leggenda e della dimenticanza è semplice: Costantino, divenuto cristiano, volle far credere di essere stato lui a concedere per primo la libertà religiosa ai Cristiani, e i Cristiani vollero credere di averla ricevuta da un uomo che era stato ispirato in questo senso da Dio, e vollero dimenticare di averla ricevuta da Galerio (che li aveva aspramente perseguitati e che li disprezzò fino all'ultimo), per motivi di opportunità politica che nulla avevano a che fare con la coscienza religiosa". [13]

6) Pertanto, senza nulla togliere ai due storici francesi, anche perché le ricerche e gli approfondimenti non possono che essere salutate/i sempre con piacere, va rilevato che, già 30 anni fa, gli autori di un manuale di Storia per le Superiori avevano esaurientemente spiegato che l'Editto di Costantino non era mai esistito.
Ah, forse anche i due esperti vaticani avrebbero potuto trarre qualche beneficio dalla lettura di quel manuale di Storia.

Valerio Bruschini

NOTE:
[1] La Stampa, Sabato 29 Luglio 2006, p.25, articolo di Aristide Malnati.
[2] Il primo studioso in un articolo comparso nel numero di Luglio-Agosto della rivista Histoire Antique; l'altro nel libro: "Costantin en son temps: le baptéme ou la pourpre?" Èditions Faton, Digione.
[3] A questo punto, il termine "Storia" andrebbe inteso secondo quanto illustra il Grande Dizionario Garzanti a p.1924 al punto 6: frottola, fandonia inventata spesso per scusa.
[4] La Stampa, cit..
[5] La Stampa, cit., articolo di Giacomo Galeazzi.
[6] Il Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana, p.619, Garzanti editore, Milano, 1987.
[7] La Stampa, cit..
[8] Manzoni A., I promessi sposi, cap.XIX.
[9] Galerio, nel 311, era l'Augusto, cioè la massima autorità della parte occidentale dell'Impero, mentre in quella orientale lo stesso titolo apparteneva a Massimino Daia, dopo gli accordi di Carnunto del 308. Galerio morì nel 311.
[10] Massenzio era il rivale di Costantino nella parte occidentale dell'Impero; venne sconfitto nella famosa battaglia di Ponte Milvio (312) ed annegò nel Tevere.
Su questa battaglia è circolata, per secoli, un'altra edificante "storiella", elaborata dagli storici cristiani: Cristo sarebbe apparso in sogno a Costantino prima di questa decisiva battaglia e gli avrebbe promesso la vittoria, se egli avesse combattuto nel suo nome.
Così, Costantino avrebbe fatto incidere sugli stendardi e sugli scudi le due lettere iniziali della parola Cristo.
Su quest'altra "storiella" e sulla reale personalità di Costantino, presunto primo Imperatore cristiano, vedere di Bruschini V., "COSTANTINO: le interessate leggende cristiane e le interessanti verità storiche" in "Quaderni dell'Associazione Culturale Civiltà Laica, volume I, p.56.
[11] Licinio venne nominato Augusto nel 308, nel 312 si alleò con Costantino, sposandone la sorella Costanza. Entrato in seguito in contrasto con lui (315), dovette cedere parte dell'Illirico. Definitivamente sconfitto da Costantino (323), fu giustiziato.
[12] Le sottolineature presenti nel testo sono dell'autore.
[13] Bontempelli- Bruni, Il senso della storia antica, volume II, pp.615-616, Trevisini Editore, Milano, 1978.

30 Settembre 2006   |   articoli   |   Tags: