Succede in Canada, ma potrebbe accadere in ogni paese in cui un’istituzione religiosa può sostituirsi allo Stato nell’esercizio delle sue funzioni primarie. Nel caso particolare, l’istruzione. Nelle scuole cattoliche di Calgary, per l’appunto in Canada, da quattro anni non si effettua la vaccinazione contro il Papilloma (Hpv), il virus a trasmissione sessuale che rappresenta la causa principale del tumore all’utero e al collo dell’utero.
La vaccinazione viene praticata “d’ufficio” nelle scuole canadesi proprio per raggiungere il più alto numero possibile di adolescenti, in considerazione del fatto che è efficace solo se precede l’inizio dell’attività sessuale. Ed è proprio per questo che la Chiesa canadese ha stabilito che nelle sue scuole non si debba effettuare. Si tradurrebbe, secondo i vescovi, in un incentivo per le adolescenti ad avere rapporti sessuali, banditi dalla dottrina. Che poi queste pie studentesse possano un domani contrarre il virus dal loro coniuge o magari essere oggetto di stupro non sfiora neanche la lungimirante mente delle gerarchie.
Al di là delle scelte “morali” delle ragazze, il risultato è che il servizio sanitario sarà costretto a curare quelle che si ammaleranno perché qualcuno si è permesso di negare loro l’accesso alla campagna di prevenzione. L’aberrante divieto ricorda quello sull’uso dei profilattici, unico mezzo efficace per la protezione dal contagio da Hiv. Siccome entrambi i virus, l’Hiv e l’Hpv, si trasmettono per via sessuale, ogni forma di prevenzione è bandita. Come dire: se ti ammali ben ti sta, è solo la conseguenza dei tuoi peccati. La Chiesa dunque si mette ancora una volta contro la scienza, il progresso, la salute. La sua ossessione sessuofobica condanna le studentesse cattoliche, se non provvedono in privato a loro spese, a essere esposte a un virus micidiale, responsabile di oltre il 70% dei tumori cervicali. E con loro, per riflesso, tutta la comunità: se queste verranno contagiate potranno trasmettere il virus ai loro partner, e questi ad altre donne, e così via. Invece di collaborare per debellare un’infezione dagli effetti letali, la Chiesa ne aiuta la diffusione. Né più né meno di quello che fa in Africa raccomandando a popolazioni prive di ogni mezzo di informazione (e quindi di giudizio) di non usare i preservativi. E mentre condanna per precetto divino le sue pecorelle a morire per le malattie sessualmente trasmissibili, difende a spada tratta le vite che verranno, quelle che vite non sono ancora. E quelle che vite non sono più, attaccate a macchine che ne preservano lo stato vegetativo ma non la dignità di persone. La vita, quella vera, con un nome e un cognome, una faccia, un cervello e un corpo già formati e funzionanti, proprio non interessa ai portatori della parola di Cristo.
Che l’oscurantismo cattolico sia circoscritto a chi consapevolmente lo adotta come stile di vita fa parte della libertà personale. Che sia invece imposto perché si infiltra in ruoli, come l’istruzione, che per loro stessa natura devono garantire neutralità e indipendenza ideologica è una rinuncia di sovranità che nessuno Stato moderno, o che si voglia definire tale, dovrebbe più permettere. E non solo perché ruoli e responsabilità pubblici sono inderogabili a portatori di qualsivoglia dottrina, ma perché veti come questi, che si traducono facilmente in condanne a morte e nel caso migliore in malattie devastanti, sono veri e propri crimini contro l’umanità. La salute è il primo dei diritti dell’uomo, e la sua tutela il primo dei doveri di ogni società.
Cecilia Calamani – Cronache Laiche