Il 20 gennaio Joe Biden presterà giuramento e, con o senza colpi di scena trumpisti dell’ultimo momento, diventerà il 46° presidente degli Stati Uniti d’America.
L’assalto al congresso americano dei giorni scorso sarebbe stato un ottimo spunto per far partire un ragionamento pubblico sullo stato di salute della “democrazia” più potente del mondo ma, come è ormai consuetudine occidentale, si è preferito ignorare ancora una volta “l’elefante nella stanza” e limitarsi ad analisi così superficiali da essere imbarazzanti.
Al di là della ovvia e scontata condanna dei fatti, ispirati o finanche orchestrati in modo più o meno dichiarato da Donald Trump, nessuno che si ponga, davvero, pubblicamente il quesito “come siamo arrivati a questo punto?”. Figuriamoci dare delle risposte.
Perché, che ci piaccia o meno, il dato di fatto è che decine di migliaia di persone sono scese in piazza sfidando autorità (più o meno compiacenti) e hanno assaltato la sede di un governo rischiando la loro vita. Il tutto perché sono convinte che è in atto un complotto internazionale contro Trump a a causa della sua volontà di perseguire i pedofili satanisti presenti nello stesso congresso Usa.
Possiamo prendere in giro e sfottere “lo sciamano” e i suoi seguaci quanto vogliamo, ma il dato di fatto resta. E paesi democratici che ignorano i fenomeni di protesta e si limitano a dire “che idioti” spingendo la sporcizia sotto la tappeto, non hanno evidentemente ben capito che loro stessi, i paesi democratici, sono nati da rivolte di questo stesso tipo.
Perché su cose del genere ciò che è “giusto” e ciò che è “sbagliato” lo stabilisce la storia o, per meglio dire, i vincitori nel lungo periodo di questa, infischiandosene dei giudizi contemporanei.
Continuiamo pure a condividere meme sui social per prenderle in giro i trumpisti; siamo liberissimi di farlo per carità, ma non è molto utile per la comprensione del contemporaneo.
La questione è che il “governo del popolo”, deve avere enormi anticorpi istituzionali e costituzionali per funzionare; questi si chiamano, per esempio, divisione dei poteri, organismi di controllo, indipendenza dei mass media, vigilanza sui conflitti d’interesse, effettiva rappresentanza degli elettori in parlamento.
Da tempo nel mondo occidentale, Usa in primis, questi anticorpi sono stati avvelenati se non del tutto eliminati. E il risultato è sotto gli occhi di tutti.
E facile condannare, deridere, invocare democraticamente la pena di morte (o quanto meno la gogna pubblica) di queste persone che sono così ingenue da seguire Trump. Il gioco, comodo, è sempre lo stesso ed è fatto da ogni fonte partitica (e quindi ormai purtroppo giornalistica). Se la gente la pensa come me è in gamba, se mi contesta è idiota. A prescindere dal partito dietro questa fonte.
Poi puntualmente, arrivano i libri di James Ellroy e i film di Martin Scorsese a spiegarci cosa è stata la democrazia americana e cosa hanno fatto i nostri presunti santi dell’occidente (come JFK) per vincere le elezioni. Così come in Italia ci sono i film di Marco Tullio Giordana, i libri e le serie tv curate da Saviano, le ricostruzioni di Lucarelli (fin quando sono state mandate in onda) e oggi i servizi di Report, a illustrare la montagna di merda che sovrasta la nostra “democrazia”.
E il giorno dopo, tutti a ricadere nella demenzialità bipolare del: “o sei con me o sei contro di me” e a leggere giornali nazionali che pubblicano in prima o in home page balle sesquipedali (in un verso o nell’altro) per poi ridere dello sciamano italo americano e magari sospirare: “ma com’è possibile?”
Già, come è possibile?
Alessandro Chiometti