Ma Diego Fusaro Darwin l’ha mai letto?

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mao

Quando si cerca di divulgare la teoria dell’evoluzione biologica se ne sentono e se ne leggono di ogni tipo, sulla teoria stessa e su Darwin. Raramente però pseudo-filosofi del nostro tempo riescono a condensare tante fesserie in poche righe come ha fatto Diego Fusaro in questo articolo apparso sul sito: “Lettera43” .

Ieri Marx, oggi Darwin: a ogni tempo il suo teorico
Si passa dalla lotta sociale a battaglie atee e laiciste. Che esaltano le individualità concorrenziali. E incitano al bellum omnium contra omnes.

Le battaglie atee e laiciste (lo intuiamo perché conosciamo le posizioni antiscientifiche del sedicente marxista/marxiano piemontese destinato a prendere il posto di Bertinotti nei loft romani per interpretare il comodo ruolo di rivoluzionario da comodino) sarebbero ovviamente quelle per i diritti civili. Battaglie che chiedono cose aberranti per il Fusaro, tipo che l’omosessuale abbia gli stessi diritti dell’eterosessuale, che le distinzioni ridicole azzurro/rosa imposte ai bambini e alle bambine nelle scuole debbano aver fine, o che magari arrivano a chiedere l’autodeterminazione dell’individuo nelle tematiche sul fine vita. Se poi il Fusaro scrivesse in italiano corrente che queste battaglie incitano alla battaglia del “tutti contro tutti” la fesseria sarebbe troppo ovvia, quindi ricorre al suo preziosissimo latinorum usato a pendentia canis che consente al lettore medio di sopportarlo per altre righe senza cestinare direttamente un articolo con le premesse così assurde e menzognere.
Come può dire che una battaglia laica per i diritti civili può esaltare la lotta del tutti contro tutti se la prima regola del laico è chiedere i diritti solo per se stesso e non chiedere che vengano tolti agli altri? Semplice, tutta questione di malafede, la cosa diventa evidente appena si entra nell’articolo vero e proprio.

La condizione neoliberale si presenta anche nell’inedita forma di un darwinismo sociale per “imprenditori di se stessi”. […] tematizza la sopravvivenza del più adatto, di chi sappia conformarsi all’andamento del mercato e alle sue leggi.
Senza esagerazioni, il sistema neoliberista può essere considerato come una rozza e spietata visione della guerra darwiniana, fondata su vincitori e vinti, oltre che, sinergicamente, sull’oblio integrale di valori come la solidarietà e la compassione, l’immedesimazione e la comune appartenenza al genere umano.
Valori sostituiti dalla galassia semantica composta dalla competitività e dall’individualismo acquisitivo, dall’egoismo rapace e dalla concorrenza planetaria.

Dicevamo la malafede, come non rilevarla se il sedicente filosofo marxista/marxiano nella prima parte chiama correttamente questa visione della società “Darwinismo Sociale” (che come tutti sanno non c’entra niente con Darwin ma è dovuto totalmente a Herbert Spencer e ai suoi deliri razzisti e capitalistici) poi dopo parla di guerra Darwiniana che cancella i valori?
Dobbiamo forse supporre che il fusaro è così ignorante da non sapere che piuttosto che di “Darwinismo sociale” si dovrebbe parlare correttamente di Spencerismo?
È noto che Darwin aveva una visione opposta a quella di Spencer; oltre ad essere un convinto antirazzista ha più volte sottolineato nei suoi lavori l’importanza della cooperazione, dell’empatia e dell’altruismo come caratteristiche che portano una specie a sopravvivere.
Impossibile che il Fusaro non sappia queste cose, piuttosto probabile invece che le sappia ma che sappia anche da che parte (comoda) stare in tempi in cui, come dice proprio il Fusaro, il mercato è tutto.
Difatti Darwin continua ad essere una spina nel fianco terribile per ogni pensiero assolutista e dogmatico (nel quale sicuramente il liberismo economico rientra).
Ad ogni modo c’è da ridere a leggere il filosofo piacione in voga oggi e ripensare che a Karl Marx la teoria dell’evoluzione biologica piacque così tanto che voleva intitolare “Il Capitale” proprio a Charles Darwin. Ma questi sono dettagli che non possono essere ricordati nel delirio in malafede del Fusaro (che non a caso qualcuno chiama ironicamente
Fuffaro, transeat).

È anche in questa prospettiva che si comprende, del resto, la passione per Darwin che sembra tracciare l’orizzonte di senso del nostro tempo.
Fosse vero, vivremmo in un mondo rispettoso dell’ambiente, saremmo consapevoli che non possiamo fare scempio della natura, ci preoccuperemmo per l’estinzione di una qualsiasi farfalla africana o di qualsiasi orsetto asiatico, saremmo consapevoli che la vita umana sulla Terra non è scontata.

Essa è solo superficialmente di ordine scientifico. Il darwinismo compulsivo occulta, invece, nella propria essenza una portata più specificamente ideologica, quale emerge limpidamente nella sempre più evidente trasformazione di Darwin nel nuovo teorico della legittimazione scientifica dell’ateismo.
Balle. Balle consapevolmente dette per giunta. A Darwin non interessa l’ateismo, Darwin ha formulato una teoria per spiegare l’origine delle specie viventi presenti sulla Terra. In questa teoria Dio non è contemplato (non è cosa rara per uno scienziato, successe anche a Laplace, tanto per dire). La cosa è certamente dura da digerire per chi vive la religione in modo fanatico, viceversa è un terreno di confronto per altri religiosi più illuminati come Vito Mancuso che sostengono di essere credenti proprio perché Darwin ha spiegato che non è Dio che governa il Mondo e l’Universo.
Ricordiamo inoltre al sedicente marxista/marxiano che l’ateismo non ha bisogno di nessuna base scientifica, perché da sempre vige il principio che è chi fa l’affermazione che deve provarla. Quindi è chi porta avanti l’ipotesi Dio che la deve dimostrare scientificamente (e non ci è mai riuscito), non il contrario.

Non soltanto la figura di Darwin ha consentito a un’intera generazione di abbandonare l’effigie di Marx e la lotta sociale in nome dell’emancipazione per passare alle battaglie atee e laiciste, del tutto coerenti con il ritmo della mondializzazione e della sua opera di integrale desimbolizzazione.
Essa ha, […], permesso di rinvenire in Darwin […] una legittimazione della società liberistica della competitività illimitata e della “sopravvivenza del più adatto”, del bellum omnium contra omnes, delle individualità concorrenziali.
Balle. Balle sesquipedali. Se non sono consapevolmente dette, vuol dire che Fusaro non solo non ha letto Darwin ma non ha letto mai neanche nessun libro su Darwin (vedi “Introduzione a Darwin” di T. Pievani). Non sopravvive il più adatto, e ovviamente neanche il più forte. Sopravvive chi ha la fitness migliore, ovvero il successo riproduttivo migliore. Questo lo sanno tutti. Qual è la differenza? Prendete il Dodo per esempio. Lui era adattissimo al suo ambiente eppure non è sopravvissuto perché l’ambiente è cambiato, sono state introdotte nel suo habitat specie estranee che hanno fatto man bassa delle sue uova. Lui non ha saputo proteggere la sua progenie, e quindi si è estinto.
Viceversa, come già detto, Darwin esaltava le capacità collaborative ed empatiche delle specie, tanto per essere chiari, se bisogna scegliere proprio un motto latino per Darwin potremmo suggerire “Omnia sunt Communia”, ovvero “tutto è di tutti”, nel senso che bisogna prendere coscienza del fatto che tutto il pianeta è interconnesso.

Per questa via, applicando alla dimensione storico-sociale le leggi dell’evoluzione valide per il mondo della natura, si opera, ancora una volta, nel senso di quella naturalizzazione della società storicamente determinata che corrisponde alla quintessenza della logica ideologica e, a maggior ragione, dell’odierno tempo del kapitalismus sive natura.
Il neodarwinismo fa da sfondo simbolico di riferimento al prosperare del neoliberismo come teoria della spoliticizzazione dell’economia e dell’assolutizzazione del libero mercato, ma poi anche al predominio della flessibilità e della precarietà come forma di lavoro, come stile di vita e come nesso di forza.
Proprio come la visione hobbesiana dello status naturae concepito come conflitto agonale tra le individualità non solidali rispecchia, nella fase astratta del capitalismo, l’incipiente avvento del regime dell’insocievole socievolezza, così l’odierno neodarwinismo compulsivo si pone come sfondo ideologico di riferimento per la società di mercato fondata sul paradigma dell’azienda totale e della competitività deregolamentata.

Poveri noi, ma che abbiamo fatto di male? A parte non cestinare immediatamente un articolo a firma di Diego Fusaro.
Bisognerebbe veramente che il sedicente marxista/marxiano, in un improbabile impeto di onestà intellettuale, dica con sincerità chi è che oggi parla di diritto naturale, di leggi della natura, di cose da vietare perché contro-natura e pretende di negare i diritti agli altri proprio perché ha un idea della natura tutta particolare e completamente diversa da quel che è.
Chi è che in nome di sedicenti leggi della natura continua a sostenere che gli omosessuali non possono adottare bambini?
Chi è che continua a dire è contro-natura se due ragazze si bacino?
Chi è che continua a dire che la richiesta di eutanasia del paziente sofferente deve essere negata perché è contro-natura?
Scoprirebbe (ma guarda un po’) che a parte rarissime eccezioni sono proprio quelle forze reazionarie e conservatrici che hanno scomunicato Marx e i sistemi socialisti in favore di teorie capitaliste che davano molta più affidabilità al sistema.
Insomma lo ribadiamo ancora una volta. L’evoluzione biologica in ogni sua successiva integrazione e conferma avvenuta nel corso degli anni non si presta a nessuna colonizzazione ideologica per essere sfruttata politicamente. E, aggiungiamo, è proprio per questo che da tanto fastidio.
Perché se proprio ci si vuole applicare un “senso” questo non può essere che quello del rispetto dell’ambiente, della natura e dell’uomo ma non inteso come essere dominante ma come facente parte di quella natura.

Su Diego Fusaro invece possiamo solo ribadire che non basta il suo latinorum a mascherare la sua malafede.
Se poi invece, in un impeto imprevisto di bontà dovuta alla nostra empatia (fattore determinante per l’evoluzione della specie), dobbiamo proprio concedere la presunzione della buona fede al filosofo piacione destinato al comodino di qualche loft romano, non possiamo che dirgli che per parlare di evoluzione biologica non basta guardare le figure dei libri di scienza. Bisogna anche studiarli.

Alessandro Chiometti

26 Novembre 2016   |   articoli, filosofia e scienza   |   Tags: , , , , ,