Tra le tante considerazioni che si possono fare sulla terribile vicenda di Parigi, una merita qualche parola dal punto di vista della laicità e della non credenza.
Mi riferisco all’opinione, che sui giornali e nei discorsi ufficiali sta prendendo sempre più forza, secondo la quale la religione sarebbe,contro ogni evidenza, estranea alla vicenda e agli episodi di terrorismo.
E’ presente in questo atteggiamento la preoccupazione di allontanare dalla religione qualunque sospetto o dubbio sull’l’idea stessa di religione, per scongiurare che si incrini l’opinione corrente secondo la quale la religione è una cosa positiva e rappresenta un’incommensurabile ricchezza per il genere umano.
Perchè se a qualcuno è venuto il sospetto che la religione in sè, non quella cristiana, nè quella musulmana, nè quella ebraica, nè qualunque altra, non sia poi quel bene assoluto e quella ricchezza che riempe ed esaurisce lo spirito umano, come ci ripetono di continuo, beh, questo è un dubbio che fa subito cancellato e va fatta chiarezza, negando decisamente che le vicende di questi giorni possano essere ricondotte al pensiero religioso.
“La religione non c’entra niente con i terroristi e con l’Isis – dicono – questi sono degli assassini.”
Il messaggio è chiaro, così come il salto logico: se sono assassini non possono avere a che fare con la religione.
Lo dice il Presidente turco Erdogan. “E’ un insulto nei confronti dell’umanità collegare il terrorismo a una religione”. Gli fa eco l’Unione Europea che ci avverte che l’Isis non c’entra niente con la religione. Sulla stessa linea anche il premier Renzi che si è espresso in modo analogo.
Accanto a chi rifiuta qualunque connessione – i negazionisti assoluti – ci sono poi coloro che assumono una posizione intermedia. Tra essi troviamo la Chiesa Cattolica che non nega la matrice religiosa degli attentati ma la addebita a correnti deviate dell’Islam, tentando con questa operazione di salvataggio dell’Islam di portare anche la stessa religione Cattolica fuori dall’area del sospetto, peraltro legittimata da una storia millenaria di persecuzioni, sopraffazione e violenza in cui il Cattolicesimo si è distinto.
Se oggi la violenza trova spunto e pretesto nella religione islamica, non possiamo dimenticare che ben più ampia e la responsabilità della religione come fenomeno sociale e storico, perchè, nonostante i tentativi di discolparla, la religione è stata ed è causa di separazione tra gruppi e all’origine della gran parte dei conflitti sul pianeta. Anche i conflitti che non sembrano religiosi, spesso vedono contrapposti gruppi e popoli che si ispirano a religioni diverse. Non è vero che le religioni uniscono. Le religioni dividono.
E non dimentichiamo che la discordia è sempre stata presente non solo tra religioni diverse ma anche tra correnti di pensiero all’interno della stessa religione. La storia degli scismi e delle eresie lo dimostra.
L’affermazione e la difesa della laicità nelle nostre democrazie si persegue anche smascherando la realtà delle religioni, togliendo l’alone di sacralità che le rende intoccabili e le pone al di sopra di qualunque critica. Non è azzardato dire che la attuale situazione di commistione della religione nella vita civile è dovuta anche all’esagerato rispetto della religione e delle Chiese, che ha generato ovunque la subordinazione del pensiero culturale e politico a quello religioso.
Nonostante alcuni credano che il mondo sarebbe migliore senza religioni, il diritto di pensiero e di opinione, qualunque sia il loro contenuto e da chiunque sia esercitato deve essere sempre tutelato anche verso coloro le cui idee non condividiamo. Ma la laicità impone che il pensiero religioso non sia oggetto di specifica e privilegiata tutela, ma riconosciuto come particolare espressione della libertà di pensiero e in questo ambito trovare protezione perchè “….. un ordinamento costituzionale in cui fosse garantita semplicemente la libertà di coscienza non potrebbe che essere un ordinamento laico, in cui contemporaneamente viene riconosciuta anche e conseguentemente la libertà di religione” (1).
Pertanto i diritti di chi crede e di chi non crede devono porsi su un piano di parità, senza privilegi, nè sudditanze culturali.
E al di sopra di tutto, il principio che deve illuminare i nostri giudizi e ispirare le decisioni dei politici secondo il quale la difesa della democrazia e dei cittadini viene prima della difesa delle religioni.
Immagina non esista paradiso
nessun inferno sotto noi
immagina che tutta la gente
viva solo per l’oggi
niente per cui uccidere e morire
e nessuna religione
immagina tutta la gente
che vive in pace
Le prime ore dopo l’orrore. Le immagini surreali e poetiche di un pianista ignoto che suona in strada Imagine.
Poesia mai abbastanza celebrata, racconta un futuro visionario di pace tra gli uomini.
Un mondo dove l’uomo non ha bisogno di inventarsi il paradiso e l’inferno per vivere, un mondo dove non esiste niente per uccidere e morire, un mondo dove non c’è nessuna religione, un mondo di pace.
Dagoberto Frattaroli
(1) – A. Spadaro, Libertà di coscienza e laicità nello stato costituzionale, 2008