Qualche giorno fa tutti noi laici abbiamo esultato per il “Si” espresso dal popolo irlandese che ha permesso la legalizzazione del matrimonio omosessuale nell’isola verde.
L’evento ha messo in agitazione gli alti piani della Chiesa Cattolica e finanche del nostro governo. Se dalla prima, dopo le aperture dell’arcivescovo di Dublino sono arrivate le solite chiusure di stampo integralista, da un esponente cattolicissimo del Partito Democratico che governa il nostro paese (tale Fioroni)…
è arrivata l’idea di usare lo strumento del referendum anche nel nostro paese per porre fine alle discussioni politiche sulle unioni civili.
Fa sempre un certo effetto constatare che i nostri politici (i più pagati del mondo) non conoscano la Costituzione Italiana secondo cui il referendum può essere solo abrogativo e non propositivo.
Ma vogliamo sottolineare un altro aspetto della questione, ovvero, può essere il diritto civile una questione che viene assegnata a colpi di maggioranza?
La questione è molto delicata e oggetto di molteplici discussioni.
Se da un lato i numerosi successi [1] nei referendum su questi diritti spingono ad usare il mezzo, da un lato non possiamo dimenticare le numerose lezioni sul concetto di democrazia di molti filosofi. Citiamo per tutte quella che da P. Flores d’Arcais nel suo vole “La democrazia ha bisogno di dio – falso!” su un semplice meccanismo diabolico delle votazioni democratiche secondo il principio di maggioranza.
Mettiamo il caso, dice il filosofo romano direttore della prestigiosa rivista Micromega, che ci fosse una consultazione per escludere chi ha i “capelli rossi” dal diritto di voto. I detentori della caratteristiche “capelli biondi” e “capelli neri” potrebbero coalizzarsi e votare uniti per togliere il diritto di voti ai detentori dei “capelli rossi” vincendo abbondantemente il referendum con il 60% dei voti.
Dopo di che si propone una nuova consultazione che tenda ad escludere i detentori della caratteristica “capelli biondi” dal diritto di voto. I “capelli neri” maggioranza nel paese potrebbero facilmente vincere la consultazione con un altro 60% del corpo elettorale (derivante dall’eliminazione dei “capelli rossi”).
Così con due votazioni perfettamente democratiche e perfettamente regolari si è instaurata una dittatura dei detentori di “capelli neri” che rimangono gli unici ad avere diritto di voto. Il tutto, perfettamente, secondo le regole democratiche.
Alexis de Tocqueville quando spiega il concetto di dittatura della maggioranza, si riferisce in parte anche a questo rischio. L’esclusione delle minoranze dalla vita politica nuoce alla democrazia, che se non tutela la minoranze non può differenziarsi dalla dittatura. Quindi invita i politici a tener conto sempre dell’arricchimento che danno le minoranze alla vita politica e alla società, in particolare sui temi delicati come i diritti civili.
La logica veramente democratica vorrebbe perciò che quando un diritto civile viene riconosciuto tale (e saltiamo in questa sede l’altro discorso spinoso su chi ha il diritto di decidere che cosa è un diritto e cosa no) debba venire concesso in democrazia a prescindere dall’opinione della maggioranza.
Per far questo ci vorrebbero a volte scelte coraggiose e il coraggio di spiegarle alla popolazione, il cui umore non può essere sempre accontentato in nome de “il popolo lo vuole”. Purtroppo i nostri politici attuali, chiusi in torri d’avorio erette a protezione dei loro privilegi fanno proprio il contrario. Aguzzano ogni tanto l’orecchio per sentire chi dalla piazza urla più forte e prendono provvedimenti sull’onda emozionale di fatti estemporanei. Senza mai fare programmi che durino di più del periodo che li distacca dal prossimo appuntamento elettorale.
Intanto, l’intera Europa ci ride dietro.
Alessandro Chiometti
[1] L’insuccesso del 2005 nel referendum italiano sulla Pma, che in realtà è stato dovuto solo al mancato raggiungimento del quorum perché i voti favorevoli al diritto delle donne alla fecondazione artificiale erano ben oltre il 90%, segno che chi si era informato aveva le idee ben chiare, non deve far dimenticare i numerosi referendum che ogni anno vengono vinti in Europa e soprattutto negli stati uniti ogni qual volta si parla di “allargamento dei diritti civili”.