I dogmi mariani. La centralità della Madonna, non solo nella devozione ma nella stessa dottrina cattolica, è certificata da ben tre dogmi, i cosiddetti “dogmi mariani”: la verginità, l’immacolata concezione e l’assunzione in cielo di Maria.
Col primo, già presente nel Credo niceno e ribadito dal Concilio Lateranense del 649, si afferma che Maria fu vergine sia prima, sia dopo il parto di Gesù, concepito senza seme, per opera dello Spirito Santo. Il secondo, del 1854, stabilisce che la Vergine Maria è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale. Il terzo, proclamato appena sessant’anni fa, ossia nel 1950, da Pio XII, afferma che l’immacolata Vergine…finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima.
Vergine o madre? Questi dogmi, insieme a quello della infallibilità papale, sono fra i più contestati. Secondo la teologa Uta Heinemann, che abbandonò alcuni anni or sono la religione cattolica, Maria «era una donna sposata e partorì un figlio. Se leggiamo senza pregiudizi i racconti del Nuovo testamento, ella ebbe persino molti figli e figlie». Ma poiché ciò contrastava con l’idea verginale della madre di Dio, continua la Heinemann, le si riconobbe un figlio solo, Gesù, considerando gli altri dapprima figli di Giuseppe nati da un precedente matrimonio, poi (per presentare anche Giuseppe come “celibe” e “vergine”) “cugini e cugine” di Gesù (da Eunuchi per il regno dei cieli, Rizzoli 1990).
Anche uno scrittore tuttora cattolico come Jacques Duquesne espose idee analoghe in un’intervista a L’Express, comparsa in lingua italiana sulla rivista Adista, (n. 66, 2004), con il titolo Oltre la madonna, Maria. Jacques Duquesne smonta i dogmi mariani. Lo studioso ha affermato che nell’antichità «si pensava che il corpo della femmina serviva da ricettore al seme del maschio, e null’altro». Oggi invece si è scoperto il «genoma umano, composto di cromosomi X per la donna e Y per l’uomo, prova che il padre e la madre giocano un ruolo in parti uguali. Se Gesù è vero uomo, come dice il Credo, allora deve possedere i due cromosomi. Perché, se c’è solo il cromosoma X, si tratta di un processo di partenogenesi, che non esiste tra gli uomini». Ne conclude che per essere vero uomo Cristo deve essere vero figlio di Giuseppe, a meno di non pensarlo vero figlio in senso fisico dello Spirito santo o di Dio Padre, il che metterebbe in crisi altre parti essenziali della dottrina cattolica.
La critica degli altri due dogmi. Duquesne contesta però anche gli altri due dogmi, in quanto mancano di logica e «non hanno la loro fonte nelle Scritture» (motivo per cui protestanti e ortodossi non li accettano). A proposito del dogma dell’Immacolata concezione, anche don Franco Barbero (ridotto allo stato laicale per le sue aperture ai gay) scrive: «Dal silenzio totale della Scrittura e della più antica tradizione si è arrivati, solo nel 1854, alla definizione dogmatica passando attraverso controversie, polemiche, devozioni, fantasie. Siamo di fronte ad una dottrina ecclesiastica che, ovviamente, non appartiene al nucleo della fede cristiana, non avendo alcun solido fondamento nella Scrittura» (da Sul dogma dell’Immacolata concezione, “Viottoli”, 8 dicembre 2002). Lo stesso afferma anche per quanto riguarda l’Assunzione al cielo, rifacendosi al teologo Tissa Balasuriya.
Una doppia verità? Sennonché nel 1997 Balasuriya fu scomunicato proprio perché si era rifiutato di correggere le sue posizioni sui dogmi mariani e di firmare un “credo” scritto su misura per lui dalla Congregazione per la fede presieduta da Ratzinger. Nel 1998, poi, la scomunica fu revocata: Balasuriya accettò di firmare, come si era detto disposto a fare fin da principio, il “Credo” di Paolo VI del 1968 nel quale si legge: «Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre Vergine […] e che in considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta in modo più eminente, preservata da ogni macchia del peccato originale. La Vergine Santissima, l’Immacolata, al termine della sua vita terrena è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste”.
Questi dogmi, già seccamente ribaditi dal Concilio Vaticano II nella Costituzione Lumen gentium, sono riproposti tal quali nell’attuale Compendio del catechismo cattolico compilato da Ratzinger nel 2005.
In conclusione, ci troviamo di fronte a una sorta di doppia verità. Alcuni sacerdoti e teologi cattolici non solo pensano, ma insegnano ai fedeli che Maria «ha gustato il piacere della sessualità» e «faceva l’amore con il suo sposo» (Barbero). Gli stessi fedeli, tuttavia, apprendono dalla liturgia, dal catechismo e dal Credo di Paolo VI (sintesi di ciò cui si deve credere per non essere scomunicati) che Maria è stata sempre vergine, senza peccato originale e assunta in cielo.
Del resto i “dogmi”, infallibilmente proclamati da papi e concili, non sono proprio le “verità di fede” che i cattolici devono credere per potersi dire tali? O vale, gesuiticamente, una “doppia verità”, l’una riservata ai teologi e agli intellettuali, l’altra per le masse superstiziose e devote, che si trascinano ginocchioni fino a Lourdes?