Don’t look up! (Ma neanche in basso, e neanche di lato. Tenete gli occhi chiusi che è meglio)

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A nostro parere ci sono film che inevitabilmente devono avere due giudizi separati, uno per la qualità artistica del film (recitazione, fotografia, montaggio, trama etc.) e uno per l’importanza socio-politica o storico-documentaristica del film stesso. E spesso i giudizi sui due aspetti del film possono essere molto discordanti.

Ad esempio: se “Il nemico alle porte” sulla battaglia di Stalingrado è senz’altro un film straordinario dal punto di vista artistico è comprensibile che il giudizio degli storici in genere sia abbastanza negativo. Viceversa se artisticamente è un completo disastro “I banchieri di Dio” di Giuseppe Ferrara, è sicuramente apprezzabile lo sforzo fatto per ricostruire la vicenda intricatissima del “Caso Calvi”.

Don’t look up” di Adam McKey è senz’altro uno dei titoli in cui è necessario dare due giudizi distinti.

Per quel che riguarda il messaggio socio-politico il giudizio non può che essere 10/10 decimi.
Leonardo Di Caprio, impegnatissimo nelle battaglie ambientali dai tempi di Al Gore (forse l’unico presidente degli stati uniti di cui rimpiangiamo la mancata elezione), dopo aver realizzato un ultimo disperato appello con il documentario “Before The Flood” nel 2016 sul disastro che stiamo combinando su questi pianeta e di cui l’epidemia della Covid-19 è solo uno dei tanti prezzi che pagheremo o che abbiamo già pagato, ha deciso evidentemente che il tempo per preoccuparsi è finito e che tanto vale prenderla a ridere vista la totale impermeabilità della politica ai dati scientifici sempre più concordanti e preoccupanti.
Quindi, insieme al regista (già autore di film importanti come Vice – l’uomo nell’ombra) realizzano questo film usando come metafora il meteorite  che spazzerà via il genere umano (il classico armageddon così tanto amato ad Hollywood). Il resto, alla faccia di chi dice “il film è troppo surreale e grottesco” è invece fin troppo realistico. Dal presidente degli Stati Uniti impersonato da Marylyn Streep aka Janie Orlean che per quanto si sforzi non riesce ad essere ridicola e impresentabile come Donald Trump dal vero, a suo figlio Jason (interpretato da Jonah Hill) non certo sveglio ma comunque due passi avanti rispetto ai rampolli di casa Bush, alla divina Cate Blanchett

(qui di una bellezza che oscura la sua stessa Lady Galadriel) aka Brie Evantee giornalista della tv che ci ricorda tanto la “Donna Alfa” da noi creata per il racconto “Dimenticare Aureliano” contenuto in “Frequenti Improbabilità” (sì, questa è auto-promozione, tanto il mondo sta per finire quindi presto risponderemo di questo peccato “a una giustizia più alta di quella dell’uomo” cit.), fino al perfido viscido e cattivissimo lobbysta Peter Isherwell (Mark Rylance) che è la somma di tutti i PoteriForti™ del mondo convinti che i loro algoritmi abbiano sempre e comunque le risposte esatte.

Poi ovviamente ci sono Jennifer Lawrence e Leonardo Di Caprio che sono i protagonisti principali, rispettivamente la Dr.ssa Kate Dibianski che scopre la cometa che sta cadendo dritta sulla terra e il suo responsabile del  centro di ricerca astronomico Dr. Randall Mindy. Insieme andranno in tv ad annunciare la catastrofe incombente ma la Dibianski non sopporterà le risatine e le battute dei giornalisti (tra cui Brie) e in una crisi di nervi urlerà: “stiamo per morire tutti lo avete capito oppure no?”. Per questo sarà estromessa dalla gestione della vicenda e “massacrata” sui social con decine e decine di meme offensivi. Il Dr Mindy, grazie alla sua pacatezza e diplomazia, diventerà dapprima il nuovo sex symbol della tv e poi il volto di cui fidarsi nell’emergenza. Ottenebrato e confuso dalla improvvisa fama e notorietà (nonché dalla relazione con la giornalista Brie Evantee) si troverà suo malgrado ad essere complice delle scelte insensate del governo che faranno fallire le poche possibilità residue dell’umanità.

Lo spaccato è quindi una denuncia fin troppo realista e verosimile della crisi ambientale contemporanea, e non ci riferiamo certo alla sciocchezza della Covid ma alla Sesta Estinzione di Massa che il pianeta ormai sta vivendo da decenni. Si ride per non piangere quindi, ma solo gli sciocchi rideranno e basta vedendolo. I più sciocchi, quelli senza ironia e soprattutto auto-ironia invece diranno anche che il film non fa ridere.

E quindi veniamo al punto di vista artistico, ovvero “Don’t Look Up!” giudicato come film; beh, non possiamo che dire… 10/10 decimi con lode. (Sì anche a noi piace essere ironici, o quanto meno ci proviamo!)

Il regista e gli attori compiono l’impresa di realizzare un film pressoché perfetto; personaggi, tempi di battuta, drammaticità, effetti speciali, interpretazioni… tutto miscelato perfettamente in un film che fa ridere (amaramente), sorridere dolcemente e commuoversi in un finale epico, inevitabilmente drammatico e significativo.

Due colpi di genio da non spoilerare ma che comunque segnaliamo sono: ciò che viene svelato dare il titolo al film e il finale dopo i titoli di coda (annunciato per chi sa cogliere i dettagli ma comunque fantastico).

Abbiamo invece letto per la maggior parte giudizi di vari opinionisti (più o meno presentabili), soprattutto sulla stampa americana e inglese, totalmente negativi. Che dire? Al di là del ribadire l’ovvietà sulla legittimità dei gusti personali, possiamo solo aggiungere che non c’era da aspettarsi molto di diverso da chi da decenni è complice, o semplicemente partecipe, di un sistema atto a disinformare sistematicamente su tutto ciò che riguarda il riscaldamento globale a causa dell’attività umana.

Del resto il motto di Upton Sinclair è sempre valido, oggi più che mai: “non c’è niente di più difficile di far capire qualcosa a colui il cui stipendio dipende dal non capirla“.

Alessandro Chiometti

 

22 Gennaio 2022   |   articoli, recensioni   |   Tags: , , , , , , ,