Mentre scorro i post di facebook non faccio caso subito a quelle tre parole, ci sono le ultime esternazioni di Grillo, i funerali di Chavez, la nuova condanna per Berlusconi… poi mi ricapitano sotto gli occhi: “dovevano bruciarla prima”. Ma chi o che cosa? Inneggiare ai roghi non è mai simpatico, chi sarà mai l’esaltato piromane del giorno? Non vorrei approfondire perché non ho voglia di arrabbiarmi ma la curiosità come si sa uccise il gatto, e così clicco sul link e precipito nel delirio personale di Camillo Langone che su “Il foglio” di Giuliano Ferrara inveisce contro la (ormai ex) città della scienza di Napoli, bruciata da un rogo doloso nei giorni scorsi come tristemente sappiamo.
Camillo Langone… un probo giornalista ultracattolico che tante soddisfazioni aveva dato al nostro programma radio quando leggevamo gli estratti dal suo “Guida alla messe”, libro in cui passava in rassegna le messe nel bel paese disquisendo per pagine intere sulla durezza delle sedie, l’enfasi del prete, l’aroma dell’incenso, l’intonazione del coro. Con la gente che ci telefonava in lacrime per eccesso di risate e ci chiedeva “ma ve lo state inventando?”, ovviamente no, era tutto vero, opera di Camillo Langone, recensore di messe.
Come spesso accade a dare ampio spazio ad esaltati religiosi si passa dalla farsa alla tragedia è così che sotto l’egida di Giuliano Ferrara questo signore può pubblicare il suo delirio contro la Città della Scienza di Napoli che aveva il grave torto di insegnare l’evoluzionismo, pensate un po’. Perché, parole sue: “Ho scoperto che nei capannoni dell’ex Italsider si propagandava l’evoluzionismo, una superstizione ottocentesca ancora presente negli ambienti parascientifici […] Il darwinismo è una forma di nichilismo e secondo il filosofo Fabrice Hadjadj dire a un ragazzo che discende dai primati significa approfittare della sua natura fiduciosa per gettarlo nella disperazione e indurlo a comportarsi da scimmia. Dovevano bruciarla prima, la Città della Scienza.”
Mi chiedo, se ora io apostrofassi Camillo Langone con gli epiteti che si merita sarei quasi certamente condannato per averlo ingiuriato. Ma perché lui può insultare centinaia di lavoratori, inneggiare a un attentato di stampo camorristico, propagandare la più becera ignoranza scientifica senza avere conseguenze?
È libertà di stampa questa?
Si lo so, cadiamo nel solito dilemma se in democrazia sia giusto o meno tollerare gli intolleranti, alla fine del discorso sempre li si va a sbattere. Tuttavia la situazione è questa, in Italia Camillo Langone può diffondere ignoranza, inneggiare a un attentato senza avere conseguenze; noi tutt’al più possiamo rimarcare che Camillo Langone fa rima con.. melone.
Alessandro Chiometti