Ecco come non si deve essere atei, laici, antireligiosi, e tutte le altre cosucce che ci riguardano. A fornircene un saggio è un ospite a dir poco eccezionale. Si tratta del prof. James Watson, che, col prof. Francis Crick ‘scoprì’ (il senso delle virgolette sarà chiarito più avanti) la struttura a doppia elica del DNA; il codice della vita, insomma. Presentato dal prof. Piergiorgio Odifreddi che lo intervista (L’Espresso 080312), come possessore di un carattere schietto e provocatorio, che “non edulcora le sue opinioni su argomenti controversi che vanno dalla religione alla politica”, si rivela piuttosto un campione di superficialità, banalità, approssimazione e cafonaggine, difficilmente eguagliabile. Specialmente sull’argomento religione-si dichiara orgogliosamente ateo-ma non solo. Nel suo dicorso, un ristretto numero di affermazioni ordinariamente giuste e banalmente condivisibili (e ci mancherebbe solo che avesse detto nient’altro che scemenze!), come: “.. è difficile provare empatia per cose come il fondamentalismo islamico”, “Quelle monoteistiche, sicuramente.”-alla domanda se tutte le religioni sono ugualmente dannose, “..bisognerebbe dire agli americani che stanno vivendo al di sopra dei propri mezzi, e che stanno indebitandosi troppo per mantenere un livello di vita che non meritano”, sono immerse in una matrice di stupidità preoccupante. Dopo aver espresso il suo disprezzo per la filosofia della scienza e ricordato il suo sollievo nell’aver potuto abbandonare lo studio di quel po’ di logica e filosofia impostogli all’università, ecco ad es. come come contesta il concetto di multiculturalità (nel senso di: rispetto di tutte le culture) “I selvaggi della giungla esistono, ma non vorrei che i miei figli fossero educati da loro”. E chi glie lo ha mai chiesto? E sarebbe quella la discriminante? Mette bene in mostra i suoi pregiudizi: “..se vengo in Italia, mi sento più o meno a mio agio: a parte certi aspetti, come mangiar cena a mezzanotte (Italianii!!.. ne sapevate niente voi?! ndr.). Ma se vado in Giappone o in Egitto, trovo molto più difficile adattarmi: non che mi dispiacciano i giapponesi o gli egiziani, ma non mi piacciono”. E dopo quest’elogio dell’indifferenza, è forse più chiaro il suo spregio per i diritti umani, dei quali trova “..ridicola l’idea stessa..”: “Da dove derivano, questi diritti, se non si crede all’esistenza di Dio? (ma.. sogno.. o son desto?! ndr.). Io non sono nemmeno contrario alla pena di morte per i criminali biologicamente antisociali, nel senso di sprovvisti di sentimenti di empatia: in fondo, non soddisfano i requisiti necessari per meritare la pietà umana”. A ciascuno di voi il compito di fomulare l’appropriato commento, ma.. attenti a non andare sotto al livello minimo di empatia! Evidentemente il prof. Watson è uno di quei tizi che confondono e identificano il ‘parlar chiaro’ con lo ‘straparlare’, il tirar giù scemenze a ruota libera senza ritegno, magari credendosi brillanti, o addirittura oracolari, o tentando di far credere di esserlo. Mi pacerebbe chiedergli se conosce un certo Silvio Berlusconi. In Lombardia (la regione di S.B., guarda caso!) c’è un pittoresco termine per definire il tipo, piuttosto diffuso da quelle parti: baüscia (1); in volgare: ‘piccola bava’, ‘bavuccia’, con chiaro riferimento. Ora, prima di proseguire nel filone principale del discorso, è doverosa una digressione per conoscere meglio Watson, nonché il suo ‘comparuzzo’ Crick, e dato che, se saggiamente usata, la ‘macchina del fango’ può essere persino benefica, sentite qua (e comunque, quanto detto è solo la verità). Normalmente, quando si parla dei due premi Nobel, mai si accenna al vero autore-o meglio, autrice-di quella più che prestigiosa scoperta (la struttura del DNA). Si tratta della dott.ssa Rosalind Franklin, prima scippata, e poi messa brutalmente da parte dai due eroi (ecco il significato delle virgolette di cui sopra). Alla consegna di un premio per le loro ricerche (non ancora il Nobel. Nel frattempo la scienziata era scomparsa), un giornalista chiese a Watson come mai la Franklin non fosse lì, premiata anche lei, e lui seppe esibirsi in una risposta come questa: “Beh, per ricevere un premio bisogna avere anche una certa presenza fisica. La dott.ssa Franklin è brutta”. In tempi recenti (circa un anno fa), fece il giro del mondo, creando giustificato trambusto, una sua dotta affermazione dichiarante che è ormai provato che i neri sono geneticamente meno intelligenti dei bianchi. E.. detto da ‘sto po’ po’ di bianco!.. Non ritrovo l’articolo-dannazione!-ma assicuro che c’era da raggelare. Sic transit gloria mundi. Un fiore e una lacrima(non più di una, però.. e.. beh, risparmiate pure sul fiore!). Ma ecco la parte conclusiva dell’intervista, dove Watson conferma, se ce ne fosse bisogno, di non aver capito un rutilante paio di cabasisi (grazie, amico Camilleri!) di cosa sono: religione, scienza e filosofia, e che merita di essere riportato per esteso. “D. Einstein diceva di credere nel Dio di Spinoza: cioè, la Natura. R. Io evito l’intera faccenda. Mi sembra irrilevante, e non sono interessato. Non fa altro che distrarre da domande alle quali possiamo veramente pensare e rispondere. È una perdita di tempo intellettuale. La filosofia era importante prima della scienza, ma dopo.. D. La filosofia? Non solo la religione? R. No, anche la filosofia. E la sua idea che la verità arrivi dalle parole (sic), invece che dai fatti. D. Non pensa che la filosofia possa essere utile nell’interpretazione dei fatti scientifici? R. Ma no! Il cancro è il cancro, non c’è nessuna interpretazione filosofica da dare. D. Pensavo alla meccanica quantistica. R. Quei problemi sono troppo complicati. Non li capiscono nemmeno i fisici, immaginiamo i filosofi. Studiarli è tempo sprecato. E lo sono anche le cosiddette questioni filosofiche della scienza, tipo l’interpretazione dei molti mondi della meccanica quantistica. (…) Ci sono cose importanti che non possiamo conoscere? Forse. Ma se non possiamo conoscerle, perché preoccuparsene? Meglio semplicemente evitarle”. La confusione sotto il cielo è totale e assume tinte grottesche. Ragion di più per procedere con ordine e serietà. Scienza-filosofia. Esse rispondono a due esigenze primarie della nostra specie, non separabili ma assolutamente ben distinte. La scienza fornisce-è-una ‘immagine del mondo’(Weltbild: in tedesco), atta ad orientare l’animale uomo in quel mondo in cui è venuto a trovarsi, sì da organizzare al meglio la propria sopravvivenza. Da questo, però, scaturisce l’esigenza di dare un senso al mondo, e ovviamente anche “un senso a questo suo arrabattarsi”(2). Questo lo porta ad elaborare una ‘visione del mondo’(Weltanshauung: idem), che costituisce l’essenza del discorso filosofico. In base a ciò, discende che è completamente falsa la visione secondo la quale il progredire della scienza ‘svuoterebbe’ progressivamente il discorso filosofico, ed ognuno può capire, fors’anche Watson, questo ‘argomento in mano al nemico’(così chiamo i baüsciatei; come lui), che tutto ciò-il vorticoso progredire della scienza, nonché della tecnica-comporta semmai un’estensione, e non una contrazione del discorso filosofico. Non solo: a causa delle loro stesse nature, le due discipline sono, per così dire, ‘costrette’, ad appoggiarsi l’un l’altra: “..il secolare rapporto di rivalità tra sc. e fil. può trasformarsi in un più fecondo rapporto di collaborazione, dato che anche i filosofi devono tener conto del Weltbild suggerito dalla scienza, così come gli scenziati non possono né ricercare né vivere senza accettare o elaborare una Weltanschauung”(2). Filosofia-religione. Per chi non accetta il discorso religioso, anzi, lo combatte, il ricorso alla filosofia s’impone. La scienza, da sola, può fare pochino, proprio perché non è ‘organizzata’ per quella funzione. Può essere-e di norma lo è-un ottimo coadiuvante, ma niente di più. L’ultima parola spetta a.. Weltanschauung! Solo la fil. può coprire l’intera estensione dell’umana vicenda, e deve farlo nel modo più completo possibile (non escluso, perciò, il discorso su dio, es.: “Esiste? Probabilmente no. Ma se sì? È quello della Bibbia? Beh, è più facile che una balena passi attraverso l’ago di una siringa usa-e-getta!”), poiché su ogni minimo spazio lasciato scoperto, lì volerà ed andrà a posarsi il prete. A parassitare (lì per lì credevo d’aver creato un neologismo, poi ho controllato.. e invece già c’è! v. dizionario Zingarelli). FINE. Come direbbero a Milan: “Cuntent, Watson?!”. Ma non mi illudo che capirebbe.. E non mi riferisco all’espressione meneghina.
Alessandro Petrucci
P.S. Non vorrei che il titolo dell’articolo: “Fenomenale Watson”, fosse stato scelto, o peggio, coniato, da Odifreddi. Ne morirei.. Note.(1) Il grande comico Tino Scotti-chi lo ricorda?-che ne forniva un’esilarante caricatura, lo definiva: “questo ignobile individuo che disonora la mia nobile terra di Lombardia”.(2) Francesco Barone (e al.) ‘Metafisica-il mondo nascosto’ Ed. Universale Laterza.