Tutto è iniziato 14 anni fa con i Darwin Day “per controbattere, come spiega Alessandro Chiometti presidente dell’Associazione Culturale Civiltà Laica, agli attacchi ideologici e pretestuosi delle forze reazionarie, religiose e non, che vedevano in questa teoria un grave pericolo per lo status quo. Una rivoluzione scientifica comporta quasi sempre una rivoluzione di pensiero e si sa, i reazionari hanno sempre paura dei cambiamenti”. Poi quattro anni fa l’associazione ha scelto di cambiare nome a questo appuntamento annuale ed è arrivato Evolution Day. “Ora noi preferiamo fare solo una piccola introduzione alle attività “antidarwiniste” e “antiscientifiche” dell’ultimo anno, sottolinea Chiometti, per poi aggiornare la nostra platea di ascoltatori, sempre più numerosi negli ultimi anni, sui progressi della biologia e della scienza in generale. Questo non vuol dire dimenticare Charles Darwin, vuol dire onorarlo nella maniera in cui riteniamo che lui avrebbe preferito”.
La meritoria opera dell’Associazione Culturale Civiltà Laica intende, quindi, far capire la scienza, fare incontri per comunicare i suoi avanzamenti, interagire per aggiungere nuovo sapere. E veniamo a quest’anno. L’incontro si è tenuto presso la Biblioteca di Arpa Umbria a Terni. Protagonista è stato Guido Barbujani genetista e divulgatore dell’università di Ferrara che ha affrontato il tema “Cosa abbiamo scritto nel DNA”, ovvero cosa è “geneticamente predestinato” e cosa no, se la nostra intelligenza le nostre attitudini comportamentali e le nostre caratteristiche fisiche sono “già scritte” oppure no.
“Nel nostro DNA ci sono le istruzioni di come siamo fatti, come funzioniamo – spiega Barbujani – ma trovare le risposte a domande tipo perché una persona è più intelligente di un’altra o perché ci sono certi comportamenti che giudichiamo devianti socialmente ed altri no, ecco trovare le basi di certe cose nel DNA è al momento impossibile. Sarà sempre difficile perché il DNA è un testo semplice che si esprime in un mondo molto complesso in cui ci sono tantissimi fattori diversi che interagiscono con i nostri geni. In questo testo possiamo trovare tante tappe della storia umana, da quando eravamo tutti in Africa, le varie uscite, le varie forme umane fuori dall’Africa è alla fine quando l’uomo sapiens si è sparso molto rapidamente occupando tutti i continenti portando anche al l’estinzione di altre forme umane che c’erano prima. Nel DNA possiamo vedere se ci sono fattori di rischio ma non possiamo predire se ci verrà o meno una certa malattia. Leggendo tutto il DNA non possiamo neanche sapere quanto è alta una persona. Siamo alle prese con problemi molto complessi – conclude Barbujani – e secondo me non è giusto pretendere ora dalla genetica che ci dia delle risposte che non è in grado di darci”.
Claudia Sensi – Terni in Rete
Sul sito Terni in Rete c’è il video dell’intervista al Prof. Barbujani