È deprimente vedere che uno dei maggiori giornali italiani dia ancora spazio nei suo editoriali a stupidaggini come quelle scritte da Ferdinando Camon, che possono essere solo frutto di un totale fraintendimento di tutte le informazioni che abbiamo sull’argomento “droga”.
Viene da chiedersi se questi signori, illustri letterati italiani, dove vivano; se hanno mai avuto un qualche contatto con la realtà o si limitino a pontificare dalle loro ville dorate.
È incredibile a dirsi ma qualcuno vuole ancora sostenere l’assurda posizione sul fatto che l’utilizzo di droghe leggere necessariamente apra la strada alle droghe pesanti.
Se non altro Ferdinando Camon prende atto che il proibizionismo ha fallito, ma quand’è che ha vinto verrebbe da chiedergli?
Quando si ha la pretesa di scrivere di certi argomenti non pretendiamo che occorra avere una laurea in tossicologia o farmacia ma almeno aver dato un occhiata alla classifica della pericolosità delle droghe stilata dal Lancet che riportiamo per l’ennesima volta per contrastare l’ottusità dei proibizionisti ciechi e sordi ospitati dagli autorevoli giornali.
1. Eroina
2. Cocaina
3. Barbiturici
4. Metadone
5. Alcol
6. Ketamina
7. Benzodiazepine
8. Anfetamine
9. Tabacco
10. Buprenorphine
11. Cannabis
12. Solventi
13. 4-MTA
14. LSD
15. Methylphenidato
16. Steroidi
17. GHB
18. Ecstasy/MDMA
19. Nitrati
20. Khat
Verrebbe da chiedere all’illustre Camon in base a quale ragionamento contorto le droghe leggere illegali come la cannabis aprano la strada a quelle pesanti e droghe più dannose ma legali come alcool e benzodiazepine no.
Verrebbe da chiedere se ha coscienza del fatto che semmai è proprio l’illegalità della droga leggera cannabis che costringe il consumatore ad avvicinarsi ad ambienti illegali e quindi inevitabilmente venire a contatto con realtà e individui border-line, cosa che facilita l’uso di droghe più pesanti e più pericolose.
E’ incredibile ma sembra di stare ancora nell’America del proibizionismo quando la mafia si arricchiva sul commercio clandestino di alcolici, alcune persone non hanno ancora imparato niente da allora, nonostante gli studi sul tema non manchino e neanche l’esperienza sul campo.
Speriamo che non curandosi di questi retaggi del passato il nostro Stato possa finalmente seguire gli esempi di tanti paesi più evoluti (Washington, Colorado e Uruguay sono gli ultimi esempi) e far dire ai narcotrafficanti “siamo disoccupati” esattamente come lo ha fatto dire Sergio Leone a Robert De Niro e James Woods nella celebre scena del suo capolavoro “C’era una volta in America” quando sulla spiaggia della Florida venivano a conoscenza della fine del proibizionismo.
Ma con una maggioranza politica supportata da Giovanardi la cosa è quasi impossibile.
Alessandro Chiometti