Frei Betto e la Teologia della Liberazione

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“Quando vengo in Italia tutti mi domandano cosa pensi del Papa, in Brasile nessuno mi fa questa domanda. Probabilmente questo significa che in Brasile siamo vicini a Dio mentre in Italia siete vicini al Papa.”

393px-Frei_Betto_25385Ha esordito così Frei Betto il suo incontro pubblico tenutosi il 21 Marzo 2013 presso la chiesa di San Francesco di Sangemini (TR) al quale abbiamo avuto di partecipare come spettatori.

Frate domenicano arrestato e torturato nel 1969 dalla dittatura militare brasiliana per il suo impegno politico, Frei Betto è uno degli esponenti più autorevoli della Teologia della Liberazione che è stata tanto osteggiata da Ratzinger quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, ovvero l’ex Sant’Uffizio, con il pieno appoggio di Giovanni Paolo II che notoriamente simpatizzava per “l’altra parte della barricata” come ricordano i Litfiba nella mai troppo ascoltata “Santiago”.

L’incontro sebbene si sia svolto in chiesa, e quindi organizzato dalla curia locale, sembrava, lo diciamo senza facili ironie, uno di quelli organizzati da noi di Civiltà Laica. L’analisi puntuale di Frei Betto sulla situazione della Chiesa ha ricalcato tematiche affrontate dalla nostra associazione in tante iniziative.

In particolare il frate domenicano ha ricordato come gli ultimi due papi abbiano completamente tradito lo spirito del Concilio Vaticano II e di come abbiano ostacolato con ogni mezzo il rinnovo della teologia morale cattolica che è francamente impresentabile.

Ha infatti ricordato come non sia possibile continuare a parlare di sessualità solo a fini riproduttivi (questa è zoologia e non teologia ha sottolineato Frei Betto), di continuare a parlare di omosessualità come devianza o malattia, del celibato obbligatorio dei preti e della totale esclusione delle donne dagli incarichi sacerdotali. “Estamos en el límite de la resistencia de estas cuestiones” ha sentenziato in uno spagnolo che non necessitava traduzione.

Il tutto, lo specifichiamo per dovere di cronaca, senza che le pareti della chiesa tremassero o che i crocifissi iniziassero a piangere.

Ha quindi espresso la fiducia nel nuovo papa Francesco nonostante le accuse che qualcuno gli ha mosso; ha spiegato che tali accuse non inquadrano il contesto storico della situazione e dimenticano che la Chiesa Argentina è, ed era sotto la dittatura, Chiesa di Stato e quindi non poteva facilmente dissociarsi dall’operato dei dittatori militari. Inoltre dice di fidarsi delle parole di Perez Esquivel (premio nobel per la pace proprio per le denunce fatte contro la dittatura militare argentina) che assolvono Bergoglio da qualsiasi complicità diretta con i generali.

Ha concluso il suo commento sul Papa dicendo che sa che Bergoglio non ha mai aderito alla Teologia della Liberazione ma che se continuerà a parlare di poveri e della povertà della Chiesa nel modo in cui sta facendo, molto presto sarà accusato di farne parte.

Noi ci accontenteremmo che oltre a parlarne prenda qualche provvedimento concreto in tempi che non siano biblici.

 

Alessandro Chiometti

24 Marzo 2013   |   articoli, riflessioni   |   Tags: , , ,