Questo libriccino di Paolo Flores D’Arcais ha molti pregi, il primo dei quali è senz’altro il dichiarato intento di contrastare la disinformazione messa in campo dal sommo pontefice Joseph Ratzinger sulla figura storica di Joshua bar Joseph, predicatore esorcista in Galilea ai tempi dell’imperatore Tiberio.
La figura di Gesù di Nazaret (come si ostinano a definirlo i cattolici nonostante la sua reale provenienza da quel villaggio sia tutta da verificare) propagandata nei libri del pontefice è un Cristo divinizzato creato dai due concili di Nicea (325) e Calcedonia (451) dominati e influenzati dagli imperatori di Roma che vedevano nel Cristianesimo la nuova religione dominante. Ma questa figura non ha niente a che vedere con la storia e la ricerca storica.
Per poter affermare questo il filosofo friulano in realtà non ha bisogno di rifarsi a ricerche storiche sconosciute e riservate a un pubblico di nicchia, gli è sufficiente far parlare i vangeli canonici che smentiscono innegabilmente il “fine teologo” Joseph Ratzinger.
Difficile a credersi? Eppure, mentre il Papa ha la pretesa di sostenere che “la fine dei tempi” è sempre stata indicata come lontanissima dal venire per dar modo a tutti di ricevere il messaggio salvifico del vangelo, Paolo (San Paolo) è chiarissimo «… noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore» (1 Tessalonicesi, 4, 16); «…noi per i quali è arrivata la fine dei tempi… » (1 Corinzi, 10, 12). Ma se non bastassero le parole di colui che per lo storico K.H. Deschner è il vero padre del cristianesimo (che forse dovrebbe chiamarsi paolinismo) ci sono le parole di colui che per un cristiano dovrebbe rappresentare la Verità: interrogato sulla fine dei tempi, Gesù risponde: «In verità vi dico, non passerà una generazione prima che tutte queste cose siano avvenute» (Marco, 13, 10 ma anche Matteo 24,34 con pochissime differenze).
Non è il solo caso in cui i libri disinformativi di Joseph Ratzinger vengono smentiti dalle sacre scritture, ma d’altronde il sommo ha un solo obiettivo: dimostrare che fin dagli albori ci fosse un’unica Chiesa (falso storico), voluta da Gesù (falso storico) e che al suo esterno ci fossero solo piccoli gruppi eretici lontani dalla verità (falso storico e teologico).
Oltre a sottolineare gli errori del pontefice, il lavoro di D’Arcais riprende alcune questioni sollevate recentemente dai – senz’altro più completi – libri di Corrado Augias (“Indagine su Gesù” e “Indagine sul Cristianesimo”), sulla figura storica del Cristo. A questi aggiunge un’interessante analisi del fatto che probabilmente la figura storica riportata dal Corano è molto più attendibile di tante apologie cattoliche.
Gesù non era cristiano, non si è mai proclamato il messia (e anzi ha fulminato con le parole chi lo indicava come tale), era un profeta ebreo apocalittico itinerante che annunciava la fine del mondo in Galilea. Quando ha provato a farlo a Gerusalemme ha incontrato la sua morte. I suoi discepoli (tutti ebrei osservanti) dapprima dispersi, si convincono che è ancora in mezzo a loro e vogliono convertire i loro correligionari ma finiscono con il far proseliti per lo più in mezzo ai Gentili. Con il passare dei tempi le comunità che credono nel Cristo risorto sono sempre più ellenizzate ma soprattutto variegate e fra loro incompatibili con conflitti spesso sanguinari. Solo l’intervento del potere imperiale che elegge il cristianesimo come religione di Stato porterà a un’unificazione.
Dice l’autore: questa è la storia, altra cosa la fede considerata da San Paolo orgogliosamente come follia.
Paolo Flores D’Arcais
Gesù. L’invenzione del Dio cristiano
Add editore, 127 pagine, 5.00 €