L’8 Febbraio 1600, dinanzi ai Cardinali inquisitori ed ai consultori Benedetto Mandina, Francesco Pietrasanta e Pietro Millini, è costretto ad ascoltare inginocchiato la sentenza di condanna a morte per rogo; si alza e ai giudici indirizza la storica frase:
“Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accidia”/
“Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla”.
Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il Crocefisso, il 17 Febbraio, con la lingua in giova – serrata da una morsa perché non possa parlare – viene condotto in piazza Campo de’ Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo.
Le sue ceneri saranno gettate nel Tevere.
In questo Febbraio 2013, il Papato è scosso da una delle crisi più devastanti della Sua Storia.
Feroci contrasti interni, originati da enormi interessi economici e da una bramosia di potere sconfinata, pressioni internazionali tedesche e statunitensi hanno condotto all’inaudito ed all’impensabile nella Storia contemporanea : le dimissioni del Papa.
E non di Pontefice qualsiasi bensì di quello che, negli ultimi 35 anni, è stato la mente e la punta di lancia della Gerarchia più reazionaria del XX e del XXI secolo, che puntava sullo sradicamento di ogni sia pur timida innovazione ed alla stroncatura di ogni sia pur flebile voce di dissenso, pensando che solo il ritorno ad una concezione ed ad una prassi integralista avrebbe ricondotto il Cattolicesimo ai fasti del Tempo che fu.
Assistiamo, così, ad un naufragio epocale.
E, sulla Decadenza di quello che fu uno dei più longevi e potenti Imperi della Storia, sovranamente olimpico, sorride Giordano Bruno.