C’era da aspettarsi la reazione isterica del vaticano dopo la sentenza della cassazione che stabilisce il diritto del malato di veder rispettati i propri desideri sulle terapie a cui deve essere sottoposto.
È semmai la quantificazione dell’isteria vaticana a lasciare perplessi (articolo su repubblica.it).
A parte la solita disinformazione sulla irreversibilità dello Stato Vegetativo Permanente (SVP) quello che al solito lascia sbigottiti è l’arroganza con cui i clerico-fascisti (o clericalisti per semplicità) hanno la pretesa di parlare di ciò che non gli compete, ovvero l’autorità della magistratura e dei legislatori.
Lo chiarisco ancora una volta per i duri d’orecchi (e come non si potrebbe esserlo dopo decenni di vicinanza alle campane di San Pietro?):
– non si sta discutendo di quanti presunti casi di “risvegli” dall’SVP ci sono stati negli ultimi decenni (che ad ogni modo si possono contare sull’indice di una mano e che forse rimane inutilizzato);
– non si sta discutendo di quante chance abbia una persona in SVP di tornare alla vita “normale” o per lo meno di riacquistare parte di questa;
– non si sta discutendo del diritto del malato ad essere curato che rimane inalienabile;
Quello di cui si parla è il diritto del malato a rifiutare cure che ritiene degradanti ed umilianti per la sua persona e della possibilità che questa sua testimonianza venga riportata dalle parole di un parente stretto.
Lo ribadisco ancora una volta, SE fossimo in uno stato che volesse imporre la sospensione delle cure e dell’alimentazione PER LEGGE a chi si trova in SVP, contro il parere dei parenti, contro le convinzioni personali del malato, mi batterei con ugual forza per veder abolita tale legge.
Per quello che voglio, e che vogliono tutti i laici degni di tal nome, è che sia rispettata la volontà personale quando questa non influisce sui diritti degli altri.
Tanto per fare un esempio, come spiegato nell’ultimo numero di Micromega, anche Karol Woitla poteva essere tenuto in vita per altri 5 anni (o forse più) se gli fosse stata praticata una alimentazione/idratazione/respirazione forzata. Ma in quel caso, ha prevalso la pietà.
Quella che manca nei confronti di persone come il padre di Eluana che da 15 anni (i miracoli hanno trovato la strada intasata nel frattempo?) si battono per veder riconosciuti i diritti della figlia.
Quello che i clericalisti non possono proprio tollerare è il fatto che ogni uomo sia responsabile di se stesso e che acquisisca consapevolezza di questa responsabilità, perché in tal modo perderebbero il controllo morale della popolazione. Ed è questa la cosa che più li spaventa, la loro perdita di autorità, la loro perdita di potere.
Perché del fatto che “la vita va difesa sempre” il card. Betori non lo deve ricordare ad un povero padre di famiglia a cui la sfortuna ha già portato via la figlia… ma se vuole essere credibile lo deve ricordare a Don Cristian Von Wernich condannato per sette omicidi e quarantuno casi di tortura in Argentina e mai scomunicato dalla Chiesa Cattolica che gli ha addirittura concesso la facoltà di dire messa in carcere. Perché i “difensori della vita ad ogni costo” non scomunicano ed espellono un prete colpevole di sette omicidi invece di interessarsi tanto all’autodeterminazione del malato?
I fascisti non sono mai stati difensori della vita ma si sono solo e sempre occupati di imporre i loro dogmi e il loro credo a tutti. I clericalisti fanno lo stesso.
Alessandro Chiometti