L’11/11/2011 si è tenuta l’inaugurazione a Roma della prima grande mostra internazionale sulle origini dell’uomo e la sua diffusione sulla Terra: Homo sapiens, la grande storia della diversità umana. Curata da Luigi Luca Cavalli Sforza, genetista di rilievo internazionale e professore emerito alla Stanford University, e Telmo Pievani, professore di Filosofia della Scienza ed Epistemologia all’università Milano Bicocca ed esperto di evoluzione… la mostra si presenta come il tentativo di rispondere, con linguaggio accessibile a tutti, alle grandi domande che ci poniamo in relazione all’essere umano: da dove veniamo? Sono esistite altre specie umane? Esistono le razze? Come abbiamo fatto a colonizzare tutto il pianeta?
L’approccio multidisciplinare della mostra, che si avvale della collaborazione internazionale di specialisti di genetica, linguistica, antropologia, paleoantropologia e climatologia, fornisce un’occasione da non perdere per tutti gli appassionati di queste tematiche che troveranno reperti unici provenienti da tutto il mondo, istallazioni interattive e modelli in scala reale. Inoltre sono previsti numerosi incontri con alcuni dei maggiori protagonisti della ricerca scientifica mondiale sull’evoluzione umana. Ma è sicuramente anche un’opportunità per il mondo della scuola di far avvicinare i giovani allo «scenario maestoso dell’evoluzione umana per come è emerso recentemente dal connubio di dati genetici, antropologici e linguistici», come spiega il professor Pievani. E, infatti, particolare attenzione è dedicata alle attività didattiche di laboratorio, dove gli studenti possono diventare protagonisti dell’esperienza di apprendimento, ai percorsi guidati differenziati a seconda dei temi e dell’età dei partecipanti, ai materiali, in formato cartaceo ed elettronico, messi a disposizione di studenti e docenti.
La mostra si articola in sei sezioni che ripercorrono la storia che ha portato Homo sapiens a distribuirsi su tutto il pianeta. Inizia con la comparsa, due milioni di anni fa, delle prime specie del genere Homo che, dalle aree in via di inaridimento nell’Africa orientale, cominciano a spostarsi alla ricerca di cibo esplorando ambienti nuovi, inaugurando una tendenza, tipica dell’uomo, a vagare in cerca di nuovi spazi. Prosegue con l’emergere di Homo sapiens, circa 200 mila anni fa, l’incontro con le altre specie di Homo e la competizione per le risorse che ha portato alla sopravvivenza di una sola di esse, la nostra. Il percorso espositivo continua, poi, con il profondo cambiamento comportamentale e cognitivo definito “Rivoluzione Paleolitica”, dove emergono per la prima volta in natura particolari abilità di pensiero e di creatività. Un periodo della storia dell’uomo caratterizzato anche dalla colonizzazione dei continenti americano e australiano.
Ma è dopo l’ultima glaciazione, circa 12 mila anni fa, che la popolazione umana comincia a crescere intensamente, dando vita alle prime civiltà agricole e urbane, raggiungendo ogni parte del globo, producendo rimescolamento e attrito tra i vari gruppi umani. Un imponente sviluppo che comincia a produrre anche un impatto notevole sulla diversità biologica e che porta a un’accelerazione dell’estinzione di specie viventi. Questo intreccio tra la diversità biologica e quella culturale di Homo sapiens è ben esemplificato da quanto è accaduto nella nostra penisola, da sempre al centro dei flussi di popolamento del Mediterraneo, che costituisce l’argomento della quinta sezione della mostra.
Tutti parenti, tutti differenti: le radici intrecciate delle civiltà. Questo il titolo della sezione conclusiva, dove si capisce come «la diversità umana non è dovuta ad alcuna essenza biologica e cognitiva già scritta, ma è figlia di molteplici storie contingenti che sono ancora in corso». È il tema dell’inesistenza delle razze umane, dovuta alla giovane origine della nostra specie caratterizzata da grande mobilità, che ha portato a una variabilità genetica ridotta e distribuita in modo continuo sulla Terra, non consentendo d’individuare popolazioni geneticamente distinguibili. Una storia, quella di Homo sapiens, caratterizzata da una forte unità biologica e contemporaneamente da una grande diversità culturale interna.
Oggi che viviamo l’eccitante esperienza intellettuale di scoprire le nostre origini e tutta la strada che ci separa dai primi rappresentanti della nostra specie, assistiamo nel contempo ad attacchi oscurantisti volti a negare la validità della storia dell’uomo narrata dalla scienza, alcuni sferrati, anche in Italia, da organi istituzionali. Un esempio su tutti il vicepresidente del CNR, Roberto De Mattei, che nel convegno antievoluzionista da lui organizzato nel 2009 ebbe a dichiarare che «dal punto di vista della scienza sperimentale entrambe le ipotesi sulle origini, sia l’evoluzionista che la creazionista, sono inverificabili. Su questi temi ultimi non è la scienza, ma la filosofia, a doversi pronunciare […] Credo che Adamo ed Eva siano personaggi storici e siano i progenitori dell’umanità». Anche a lui consigliamo un giretto al Palazzo delle Esposizioni dove ha sede la mostra. Ha tempo fino al 12 di febbraio.