Dicesi “culo” quel cuscinetto carnoso suddiviso da uno spacco, più o meno profondo, in due parti perfettamente simmetriche, le cosiddette “chiappe”, il cui volume determina la profondità dello spacco stesso, a sua volta connotato da un’apertura centrale, anch’essa di dimensioni variabili, a seconda della dose di fortuna sulla quale il suo possessore può contare.
Ora… che lo si voglia chiamare “sedere”, “deretano” o “di dietro”, il concetto non cambia, così come non cambia l’affezione che gli uomini hanno da sempre dichiarato e manifestato per LUI, alcuni per quello femminile, altri per quello maschile… (noi laici riteniamo legittima qualunque preferenza).
Al concorso di Miss Italia però, in seguito all’affermazione di Baudo che ha ammesso candidamente di aver sbirciato i culi delle Miss mentre scendeva la nota scalinata al centro della scenografia, si è scatenato il solito pandemonio pseudo-perbenista.
Culo…?!? Ma come si è permesso?!?
E’ interessante constatare ancora una volta il fatto che nel nostro Paese, di fronte al linguaggio comunemente usato, anche nei migliori salotti, si gridi allo scandalo quando tale linguaggio viene riproposto pubblicamente, come se il pubblico non fosse la somma di quegli stessi singoli individui i quali, in ogni altra circostanza, non si fanno alcun problema a chiamare le cose con il loro nome di battesimo.
Questa non è altro che un’ulteriore ridicolaggine che, non so perché, mi sa tanto di ipocrisia pretaiola…