Presi come sono dall’ingozzarsi con gli immancabili gnocchi al sugo di castrato del pranzo domenicale i liberali de noantri, tra un boccone e l’altro, indirizzano i loro strali verso i fascisti rossi che hanno attaccato il prode Matteo Salvini (esempio vivente di liberalismo e tolleranza nevvero?) a Bologna durante la sua annunciata provocazione di andare a visitare un campo Rom.
Così tra una forchettata e l’emissione in atmosfera dei gas naturali prodotti dalla digestione del sugo di castrato ricordano a noi comuni mortali quanto siamo intolleranti, mentecatti, fascisti, nonché indegni di parlare con loro, veri campioni di liberalismo e tolleranza.
Così facendo dimenticano almeno tre cose che noi, da bravi fascisti rossi gli andiamo puntualmente a ricordare.
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Il concetto di intolleranza verso gli intolleranti è sempre stata una posizione propria delle posizioni liberali, da Locke a Popper che magari non erano esperti degli gnocchi al sugo di castrato ma di problemi etico filosofici si.
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Il fatto che un’azione possa essere impedita per motivi di ordine pubblico non è certo una novità da fascisti rossi, basta pensare che poco tempo fa in occasione della visita di Papa Francesco I ad Assisi all’Uaar e a Civiltà Laica è stato impedito di distribuire un semplice volantino per motivi di “ordine pubblico” dalle solerti forze dell’ordine. Il tutto senza che dai liberali de noantri si sia levata una sola parola di protesta. La domanda da farsi allora è come mai in questo caso le solerti forze dell’ordine non hanno ravvisato problemi di ordine pubblico se il segretario di una forza politica che tutti i giorni strilla in televisione “via gli zingari” pretende di andare a visitare un loro campo.
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La contestazione a Salvini, che era prevedibile da chiunque non abbia passato gli ultimi trent’anni su Marte si era limitata alle parole fino a quando l’auto dello stesso non ha investito due contestatori, cosa che ha fatto precipitare gli eventi.
Certi che i liberali de noantri non risponderanno a queste constatazioni, o tutt’al più si limiteranno a una citazione di tre parole in latino ricopiata su wikiquote, perché troppo impegnati con l’immancabile polpettone serale che conclude le loro domeniche, rimaniamo convinti che Locke e Popper con questi individui non ci prenderebbero neanche un caffè.
Alessandro Chiometti