[L'associazione "LiberaUscita" si occupa di eutanasia]
ELUANA, LA CORTE CONVOCA LE AMICHE: ''DITECI SE AVREBBE SCELTO DI MORIRE"
di Piero Colaprico – da "la Repubblica" di sabato 27 maggio 2006
È la settima volta che la storia di Eluana Englaro, in stato vegetativo
permanente da ben 14 anni, finisce davanti ai giudici. Ma ieri a
Milano, i magistrati del tribunale d'appello, Ruggero Pesce, Anna Maria
Paganoni e Patrizia Lo Cascio, hanno fatto quello che altri colleghi
non hanno potuto o voluto fare sinora: hanno deciso di ascoltare presto
i testimoni proposti dagli Englaro. Non si sono trincerati dietro
argomenti formali, ma stanno entrando nel merito della questione. E,
quindi, cercano di capire un po' di più, anche attraverso i ricordi
delle sue amiche, che cosa desiderava, per la sua esistenza, questa
ragazza diventata donna senza rendersene conto. Se è vero che aveva
affermato che mai avrebbe voluto «vivere in un letto, senza capire
niente».
Possono fare questo nuovo passo, i giudici milanesi, forti anche del fatto che il curatore speciale, nominato recentemente dal tribunale di Lecco su richiesta della Cassazione, è sceso a fianco del padre. È' Franca Alessio. È' un avvocato esperto in famiglia e minori, è il nuovo «sponsor» della ragazza: «Il mio incarico – dice – è rispettare la volontà della persona che rappresento, perciò a mente sgombra ho indagato, ragionato e – cosi conclude – mi sono messa dalla sua parte. Ecco perché mi associo alla richieste del padre di lasciarla morire».
Dove prima c'era il vuoto della legge, ricorso dopo ricorso si è disegnato un confine più preciso di che cosa si possa e si debba fare (di Eluana): «Il tema – dice papà Beppino – non era rimandabile all'infinito. Nel 2004 i giornali descrissero che cosa succedeva a una signora che, non volendo farsi amputare la gamba, aveva deciso di lasciarsi morire. E poté farlo. Eluana no. Siccome non può dire con la sua bocca "no grazie" alle cure mediche, diventa – da ben 5.242 giorni -la vittima sacrificale».
Nel gennaio del 1992 la ventunenne Eluana ebbe un grave incidente d'auto. Un tempo, le persone come lei smettevano di vivere naturalmente.. Ora il progresso scientifico permette di accudirli (Eluana è diventata trentacinquenne in un' ottima casa di cura) e nutrirli con un sondino. Ma il papà si ribella. All'inizio è l'avvocato Maria Cristina Morelli, facendolo nominare tutore di sua figlia, a permettergli, «dando voce a chi non ha voce», di chiedere la sospensione delle cure. È l'avvio della battaglia legale: il primo no piomba su Beppino nel 1999, ma continua a insistere. Finché, un anno fa, i giudici della Cassazione, pur accettando !'idea che occorra capire meglio «la volontà di Eluana», stabiliscono anche che «per il sereno accertamento della volontà dell'interdetta con il distacco emotivo che al padre tutore sarebbe potuto difettare per motivi di ordine umano e giammai economico-patrimoniale», occorre la nomina di un curatore speciale. Una specie di «sponsor». Detto e fatto: ma adesso sono in due a sostenere che Eluana può e deve morire.
Il tribunale di Lecco, lo scorso dicembre, non ci sta. Nega il si al ricorso. Sia perché si tratterebbe di «atti personalissimi», sia perché «accogliendo simili posizioni, qualsiasi rappresentante di un portatore di handicap, che non possa alimentarsi autonomamente, sarebbe legittimato a domandare l'interruzione del trattamento di alimentazione, lamentando la sofferenza che tale condizione arreca al soggetto interessato e la situazione poco dignitosa che la sua stessa vita esprime». Gli avvocati degli Englaro, Vittorio Angiolini e Riccardo Maia, sottolineano che questa decisione non affronta i temi imposti dalla Cassazione. E, viceversa, chiedono e ieri ottengono dai giudici milanesi (sono .competenti per l'appello) di osservare più da vicino questa storia.
Papà Beppino Englaro è lì, nell'udienza a porte chiuse.
Non ha mai mollato e, anche ieri, giurava che «questa devastazione e quest'agonia dovranno prima o poi finire, ma di certo non hanno scalfito la determinazione ad andare sino infondo, e sempre alla luce del sole».