Laicismo è una parola sbiadita come liberalismo, socialismo e comunismo.
Cento anni fa iniziavano le lotte di classe, le masse lavoratrici erano unite contro chi le aveva sfruttate per millenni. Le nuove idee presero piede portando con se i nuovi nomi: socialismo e comunismo. Lo Stato non era solo lo sfruttatore, ma diventava l’entità che doveva fornire servizi a tutti i cittadini, in particolare ai deboli.
Cento anni fa lo Stato Pontificio cessava di esistere come entità politica. Era stato abolito il concetto di governare in nome di Dio e nasceva la nuova nazione dal nome Italia. Era un regno ma era un regno laico, o almeno cercava di esserlo, cercava di recuperare gli spazi occupati per mille anni dagli ecclesiastici.
Cento anni fa la parola “laico” aveva una sua concreta ragion d’essere. Rappresentava la forza della ragione contro oscurantismo e cieca obbedienza.
I preti e le suore erano a migliaia nel laico regno italico. Chi andava a scuola imparava il latino e la messa era in latino. Lingua compresa da pochi.
Cento anni dopo il concilio Vaticano II ha abolito la messa in latino, ma non è riuscita a frenare l’emorragia delle vocazioni. Sacerdoti e suore che circolano per Roma sono per la maggior parte stranieri. Hanno le facce degli extracomunitari tanto disprezzati e vituperati.
Molte chiese sono chiuse e non solo in Italia, perché non ci sono preti per celebrare le funzioni. Le chiese romane, numerose come i capelli in testa, sono vuote salvo quelle visitate dai turisti, al massimo un paio di vecchi siede qui e là nei banchi. Poi più niente.
I giovani non si vedono. La gran parte dei giovani va in chiesa solo per le cerimonie, battesimo, matrimonio e funerale. Sono cerimonie suggestive e più coinvolgenti che il corrispondente laico. Questi giovani non sono cattolici credenti, sono solo portatori sani di inveterate abitudini, di cui ignorano tutto, salvo che la domenica si va a messa (chi vuole) e che le cerimonie si fanno in chiesa perché gradite a mamme, nonne e qualche altro parente.
Manca la più elementare coscienza religiosa. Del cattolicesimo, i giovani, ignorano tutto, anche le parole fondamentali del mistero della messa. Chiedendo per sfida in giro cosa vuole dire la parola”transustanziazione” nessuno, dico nessuno, ne aveva mai sentito parlare. Eppure siamo in Italia, il paese del Papa, il paese che mentre ha scuole fatiscenti aumenta i soldi per le scuole paritarie, il paese che ha un’ atteggiamento osceno nei confronti di Eluana Englaro e via così.
Quindi il cattolicesimo è puramente di facciata e senza solidità culturale e accanto ad un cattolicesimo di questo tipo il laicismo diventa un’entità vuota, una parola sì e no studiata sui libri di scuola.
Forse laicismo si confonde con libertà di parola e di azione. Prendiamo in esame i giovani.
I giovani hanno tutti gli spazi che vogliono per muoversi. Non hanno limitazioni di orario, di alcol, di droghe varie, vivono in branco e si governano in branco, e il branco è neutro.
Ricordo di aver visto una foto Alinari del 1910 che ritraeva dei braccianti a piazza Montanara a Roma accoccolati per terra in attesa di una chiamata di lavoro. Giovani poverissimi, analfabeti, morti di fame e di malattie.
Il loro universo era la giornata di lavoro e pochi soldi per sfamarsi. Tutto li.
Se gli Alinari facessero la foto oggi vedremmo i nostri giovani in gruppo, in piedi, davanti ad un pub con in mano un bicchiere di birra e nell’altra mano il telefono. Fine degli interessi e delle conoscenze. Forse sono le parole laico e laicismo che non si adattano più alla realtà di oggi. Forse per essere laici bisogna prima aver conosciuto almeno una religione e i vincoli sociali che essa ti impone, al di la del semplice credere in Dio.
Renata Covi