Il prossimo 3 ottobre, in occasione del diciassettesimo anniversario dell’uccisione di padre Pino Puglisi, il papa sarà a Palermo. Una città blindata accoglierà la visita pastorale che prevede la messa, l’incontro con il clero e, in chiusura di giornata, l’incontro con i giovani in piazza Politeama. Costo della visita circa due milioni e mezzo di euro in gran parte a carico della Regione e, a seguire, della Provincia e del Comune. No, non abbiamo dimenticato la Curia: l’evento sarà interamente pagato dai cittadini siciliani, e forse non solo da loro. Per reperire questa cifra, infatti, le istituzioni siciliane hanno chiesto al Consiglio dei ministri che sia inserito nei Grandi Eventi e finanziato direttamente dalla Protezione civile. Ossia da tutti i cittadini italiani con le loro tasse.
Tanto per dare qualche numero sullo spiegamento di forze previsto per l’occasione: mille volontari della protezione civile, tremila uomini delle forze dell’ordine, 1.100 vigili urani, sessanta medici, 200 barellieri, 18 ambulanze, tre pronto soccorso mobili e oltre 180 volontari di Croce Rossa e Misericordia, 12 autogru, 22 chilometri di transenne, 600 pullman.
Non sono mancate le polemiche sui costi, e una prima risposta è arrivata da monsignor Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo: “Si tratta di accorgimenti assolutamente necessari. Dobbiamo forse correre il rischio di trasformare la visita del Papa a Palermo in una seconda Duisburg?” E poi, come se il paragone fosse ovvio, ha aggiunto: “Perché nessuno si chiede quanto costa alla cittadinanza la cena di un magistrato con gli uomini di scorta o quella di un politico? O ancora un concerto in pompa magna come quello di Morricone?”. Senza entrare nel merito dei costi della politica – sui quali dovremmo dar ragione a Romeo – e sorvolando sul pietoso scivolone sui magistrati, spiace che ai porporati non sia chiara la distinzione tra uomini dello Stato italiano e rappresentanti dello Stato vaticano.
Ma in effetti Romeo fotografa benissimo l’ennesima anomalia dei rapporti Stato-Chiesa. Dal 2001 la Protezione civile gestisce (ossia finanzia) l’organizzazione dei Grandi Eventi. 35 quelli pianificati da allora, di cui più della metà di tipo religioso. Qualche esempio: quarto centenario della nascita di S.Giuseppe da Copertino; canonizzazione del fondatore dell’Opus Dei Josèmaira Escrivà; beatificazione di Madre Teresa di Calcutta; XXIV congresso Eucaristico Nazionale; visite pastorali di Benedetto XVI a Brindisi, Savona, Cagliari.
Stanti così le cose e visti i costi, è naturale che la Regione, la provincia e il Comune spingano per far rientrare la visita del papa sotto la formula dei Grandi eventi; meno naturale, anzi aberrante, che invece di stanziare fondi per la sicurezza dei cittadini, la Protezione civile elargisca milioni di euro per le spese di rappresentanza della Chiesa cattolica.
Ma forse in qualche modo ha ragione Romeo: non c’è distinzione, nei fatti, tra un ministro della Repubblica e il papa. Entrambi governano Vaticalia.
Cecilia M. Calamani – Cronache Laiche