"No alla patente di ateismo"
Gli atei organizzati in un'Unione
chiudono la porta al confronto con l'arcivescovo e grande teologo
Gianfranco Ravasi che ha annunciato una innovativa fondazione per
dialogare con chi non crede in Dio
GIACOMO GALEAZZI su La Stampa del 27/2/2010
«Non possiamo
fare a meno di notare l'evoluzione della Chiesa cattolica: prima dava
patenti di cristianità, poi è passata a dare quelle di laicità e ora
addirittura quelle di ateismo». Così Raffaele Carcano, segretario
nazionale dell'Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti), replica
alle affermazioni di monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del
Pontificio Consiglio per la Cultura, che, annunciando la creazione di
una fondazione aperta agli atei nel suo dicastero, a cui la Uaar non è
stata invitata, ha definito quest'ultima un'associazione
«folcloristica». «Evidentemente l'incredulità è un fenomeno che sta
crescendo davvero tanto – commenta Carcano – mentre è meno evidente in
che cosa la Uaar sarebbe folcloristica, viste le decine di iniziative
culturali che organizziamo in tutto il paese, a partire dal Darwin
day».
La Uaar liquida il Cortile dei Gentili (questo il nome della fondazione) come «un tentativo di creare una rete di persone agnostiche e atee che accettino il dialogo alle condizioni imposte dalla Chiesa cattolica». «Non troverà nessuna associazione atea che pensa che la teologia debba avere dignità scientifica», ha commentato il presidente della Federazione umanista europea, David Pollock. Il progetto di monsignor Ravasi è una Fondazione per far dialogare Chiesa e non credenti, alla quale hanno già assicurato la loro adesione intellettuali come la psicoanalista Julia Kristeva, e che raccoglie, sulle pagine di Avvenire, anche il plauso dell'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato. Dell'iniziativa, incoraggiata dal Papa che nel discorso alla Curia romana dello scorso dicembre aveva auspicato l'istituzione di una sorta di «cortile dei gentili», si è fatto promotore il Pontificio consiglio della Cultura, e in particolare il suo presidente, mons. Gianfranco Ravasi, che sulle colonne di Agorà, lo spazio culturale di Avvenire diretto da Roberto Righetto, ne ha annunciato la nascita. Scopo della Fondazione – ha spiegato Ravasi – sarà quello di «creare una rete di persone agnostiche o atee che accettino il dialogo ed entrino come membri nella Fondazione». «Inoltre – ha aggiunto – vogliamo avviare contatti con organizzazioni atee per avviare un confronto», anche se – ha puntualizzato «non certo con l'Uaar (Unione atei agnostici razionalisti) italiana, che è folcloristica». Infine, riprendere le riflessioni del card.Martini sullo «spazio della spiritualità dei senza Dio», e «sviluppare i temi del rapporto tra religione, società, pace e natura». Un primo incontro – ha anticipato mons.Ravasi ad Agorà – dovrebbe tenersi nella seconda metà di quest'anno a Parigi. L'intento – ha detto ancora – è quello di ricostruire un dialogo spezzato da un ateismo mutato nel tempo, non più «una spiegazione della realtà alternativa a quella credente ma con una sua etica», come era per Marx e Nietzsche, ma una indifferenza sarcastica, che fa dire a Charles Taylor che se Dio venisse in una città del 2010 «l'unica cosa che succederebbe è che gli chiederebbero i documenti». Un atteggiamento che, anche secondo Giuliano Amato, oggi a capo dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana, finisce per nuocere all'intera società che, «senza l'elemento religioso smarrisce inesorabilmente l'attenzione verso l'altro». E nuoce ai credenti, indotti a chiudersi «in una minoranza condannata alla minorità»