IMU e BUONE INTENZIONI

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Il 23 novembre con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge voluta dal Governo Monti si è momentaneamente conclusa la vicenda dell’esenzione dell’lci sui beni utilizzati dalle associazioni no-profit per le loro attività. La questione dell’lci (ora IMU) fa da tempo discutere e suscita le proteste di gran parte dei cittadini per lo scandalo dell’esenzione consentita ad una ampia serie di immobili facenti capo ad associazioni ed enti, soprattutto di ispirazione cattolica, nei quali si svolge palesemente un’ attività commerciale.
La vicenda ha suscitato scalpore, disagio, addirittura scandalo nel mondo laico e anche di una parte dei cattolici, imbarazzati da una serie di provvedimenti che nel tempo hanno consolidato e ampliato questa situazione di privilegio.
Sì, privilegio, perché l’esenzione ha avvantaggiato sinora attività di tipo sanitario, didattico e ricettive, ossia agli alberghi, ristoranti e case di riposo, esercitate in edifici di proprietà di enti religiosi, tutti esentati dal pagamento dell’lci. In quest’ultimo settore poi l’esenzione dall’lci ha alterato, più che le altre attività, la parità concorrenziale tra i diversi operatori del settore (albergatori, ristoratori, ecc.) perché coloro che non godono dell’ esenzione sono gravati da maggiori costi rispetto agli operatori esentati dall’imposta. E che questa situazione non è il frutto del solito livoroso attacco anticlericale è dimostrato dalla apertura da parte dell’Unione Europea di una proceduta di infrazione alle norme comunitarie a carico dell’Italia che potrebbe addirittura tradursi in una salatissima multa. ,
Quindi la legge varata dal governo Monti, divenuta operativa dopo dieci mesi dalla sua approvazione avvenuta il 24 gennaio 2012, dovrebbe aver sistemato le cose per il futuro, prevedendo che l’esenzione dell’lmu non si applichi alle istituzioni no-profit solo in presenza di alcune condizioni e stabilendo altresì che per gli immobili utilizzati promiscuamente, per attività commerciali e non, l’esenzione si applichi in rapporto alle rispettive superfici.
Parrebbe una soluzione legislativa equa e soddisfacente per i contribuenti e per il fisco, ma – c’è sempre un ma che rovina le cose apparentemente perfette – il problema nasce non appena si legge il testo di legge nella parte che indica i criteri per definire le attività commerciali. Ci si rende subito conto che la questione non è conclusa poichè la legge per determinare la fattispecie usa termini e fissa condizioni così vaghi da lasciare aperta la porta a diverse interpretazioni.
Un esempio chiarisce tutto. La legge dice che non sono commerciali le attività didattiche, quindi parliamo di scuole private, quando “l’attività di svolge a titolo gratuito owero dietro versamento di corrispettivi di importo simbolico e tali da coprire solo una parte del costo del servizio”. Se la legge si fosse fermata a prevedere l’obbligo di insegnamento gratuito non si sarebbero stati problemi di interpretazione – gratuito significa che le famiglie non devono pagare nulla – ma la legge aggiunge che sono considerate gratuite anche le rette di importo simbolico. Ma sino a che importo la retta è d’importo simbolico e quando invece diventa onerosa e, soprattutto, chi lo stabilisce?
Situazione ancora più confusa per quanto riguarda le attività ricettive (alberghi, ristoranti). Per questo settore la legge ripete, come per le scuole, che per godere dell’esenzione Imu i servizi devono essere gratuiti ovvero di importo simbolico, ma aggiunge rispetto alla formulazione prevista per le attività didattiche che i prezzi non possono superare la metà dei prezzi medi di mercato. Quindi prima la legge equipara la gratuità ad un valore simbolico salvo poi dire che la retta può arrivare addirittura sino al 50% dei prezzi. In questo caso alla difficoltà di stabilire il valore simbolico di una retta si aggiunge quello di determinare il costo medio del servizio. Ma chi lo stabilisce?
Siamo di fronte a norme che più indeterminate e contraddittorie non potrebbero essere. E’ una svista o una deliberata confusione? Si fa riferimento a elementi esterni come i corrispettivi del tutto astratti. Chi li determina? Si darà luogo ad una autocertificazione da parte dell’ente no-profit oppure i politici coglieranno l’occasione per creare un nuovo carrozzone pubblico con un bel consiglio di amministrazione che dopo un’ampia e costosa indagine di mercato definirà tutti gli anni i costi medi alberghieri per ogni categoria?
Ad un esame appena superficiale ci si rende conto che la legge lungi dal dirimere definitivamente la questione apre la strada ad ampie aree di evasione e di elusione. Aspettiamoci inoltre un ampio ricorso al contenzioso giudiziario intorno alla interpretazione di una legge astratta a cui nella pratica occorre dare un contenuto.
Il Governo ha tentennato a lungo e ha preso molto tempo per rendere operativa una norma che verrà applicata, per gli immobili ad utilizzo promiscuo, solo dal 2013, mentre ai cittadini la nuova Imu è stata applicata già da quest’anno. Un ulteriore vantaggio al mondo del no profit già ampiamente beneficiato da una cultura della sussidiarietà fortemente sostenuta dal mondo cattolico.
Dagoberto Frattaroli

27 Dicembre 2012   |   articoli, attualità   |   Tags: , , , ,