Che Città del Vaticano sia lo Stato con il maggior consumo di vino pro-capite del pianeta è una notizia vecchia; e i risultati cominciano ad essere evidenti.
Forse la colpa è dei solfiti contenuti nel bianco dei castelli romani, sono capaci di causare hangover degni della peggior “notte da leoni”. O forse i vini ad alta gradazione in dono dalla cattolicissima Siviglia… fatto sta che l’Avvenire prima di dare spazio a ogni esternazione curiale dovrebbe fare più attenzione.
Passi pure il fatto che sono rimasti in tempi-prerinascimentali quando si parla di scienza e diritti umani; ma quando si delira sulla poesia e la musica contemporanea, è veramente troppo. Specialmente se a farlo è Mons. Staglianò, ovvero il “Presidente della pontificia Accademia di Teologia” a cui converrebbe continuare ad occuparsi della “scienza del nulla” (cit. T.H. D’Holbach) invece di profondersi in imbarazzanti ermeneutiche sui testi di John Lennon.
La polemica pre-natalizia (imbarazzante quanto l’attico di Bertone quanto si parla di chiesa povera per i poveri) è “l’offesa anticlericale” di chi ha scelto il testo di Imagine di John Lennon per realizzare le luminarie bolognesi. Usando le parole del prelato: “[…]tradimento plateale del messaggio della famosa canzone di Lennon, come è avvenuto con quelle due frasi, scritte in inglese e trasformate in luminarie, installate a pochi metri dalla Basilica di San Petronio, a Bologna.”
Da queste parole possiamo intuire che probabilmente i Patti Lateranensi, sciaguratamente ripresi dalla nostra Costituzione, prevedano che non solo le Chiese siano di proprietà Vaticana ma anche tutte le vie confinanti o dalle quali si possano intravedere le sacre basiliche e quindi bisogna chiedere alla Curia il permesso sul cosa appenderci o meno. Transeat.
Quello che imbarazza è l’incredibile faccia tosta del prelato, evidentemente abituato ad appropriarsi di ciò che desidera senza neanche pensarci, infatti prosegue (dopo averci ricordato cosa sia il cattolicesimo, cosa che purtroppo per lui sappiamo fin troppo bene): “Quelle scritte nei pressi della Basilica cattolica non hanno alcun senso. Sono una «insulsa provocazione anticlericale». Sicuramente non appartengono al testo di Imagine di Lennon, in nessuna interpretazione possibile di questo meraviglioso “Inno alla pace”. Perché? Per via del contesto! Se fossimo infatti in “epoca crociata”, sarebbe diverso.”
Il fatto che queste parole non appartengano al testo di John Lennon è un affermazione giustificabile solo con il consumo di vino precedentemente citato. Come il prelato potrà constatare lui stesso, alla fine dei bagordi natalizi, anche dalla foto pubblicata dall’Avvenire stesso, non solo il testo è in inglese originale e non tradotto (ehm… sì John Lennon scriveva in inglese, aveva questa abitudine monsignore, cosa ci vuol fare?); ma è anche riportato per intero. Quindi nessuna estrapolazione o mistificazione, del resto l’autore voleva dire proprio quello, ma su questo ci torneremo alla fine.
L’assurdo è che per Mons. Staglianò la realtà dei fatti dovrebbe cambiare in base all’interpretazione che la Chiesa Cattolica Apostolica Romana da di se stessa. A leggere le sue parole dato che oggi, il magistero di Francesco è “pacifista” (vabbè scusate, siamo caduti nella bontà a tutti i costi di questo periodo) dovremmo dimenticare ciò che è stata la CCAR per duemila anni, e anzi, dovremmo riconsiderare ciò che ha scritto John Lennon nel 1971 alla luce del magistero di Papa Francesco.
Altro che dichiarazioni giustificabili con il consumo di vino…
Più che a sostanze stupefacenti (parliamo solo dell’alcool ovviamente, sostanza stupefacente a tutti gli effetti) un delirio del genere può essere imputato solo alla totale estraniazione dalla realtà e all’abitudine di appropriarsi delle cose “gradite” senza neanche interrogarsi se sia o meno il caso di farlo.
Ora, su chi sia stato John Lennon e quanto può essere inserito nel mondo cattolico è riassumibile con ciò che dice nella sua canzone “God” (nessuna manipolazione, monsignore stia tranquillo): “Dio è un concetto con il quale noi misuriamo il nostro dolore. Te lo ripeto: Dio è un concetto con il quale noi misuriamo il nostro dolore. io non credo nella magia […]io non credo nella bibbia […] io non credo in Gesù […] io non credo a Buddha […] io non credo nei Re […]io non credo a Elvis.[…] Io credo solo in me e Yoko. questa è la realtà. Il sogno è finito, cosa posso dirvi?[…] Pensavo di essere il creatore di sogni, ma sono rinato e ora sono soltanto John. Fatevene una ragione“.
Che poi lui abbia più volte cambiato definizione su se stesso (ateo, agnostico, cristiano ma lontano dalla chiesa e dai seguaci di Gesù e quindi non certo cattolico) non può modificare il fatto che è sempre stato coerente nelle sue posizioni filosofiche.
Quindi Imagine non è una “provocazione” anticlericale, ma è una canzone contro le religioni, almeno quelle intese come sistema di potere. Cosa di cui la CCAR è l’esempio massimo.
Che poi Giovanni Paolo II abbia scelto di farsela cantare “in faccia” al raduno rock dei papa boys per tentar di risollevare le sorti di una chiesa in crollo verticale di popolarità ci può stare. Del resto la cara RAI aveva premurosamente cancellato la traduzione del testo nelle parti scomode.
Ma anche questo non cambia la realtà dei fatti, che alla fine è quella con cui dobbiamo fare i conti, anche Mons. Staglianò.
L’ermeneutica in questo caso conta come il due di picche quando si gioca a monopoly, perché non c’è da fare nessuna interpretazione sul testo di Imagine.
Immagina che non ci sia alcun paradiso/ È facile se ci provi/ Niente inferno sotto di noi/ Solo il cielo sopra di noi/ Immagina tutte le persone/ Vivere per l’oggi./ Immagina non ci siano paesi/ Non è difficile se ci provi / Niente per cui uccidere o morire/ E nessuna religione/ Immagina tutte le persone/ Vivere la loro vita in pace / Puoi dire che sono un sognatore/ Ma non sono il solo/ io spero che un giorno ti unirai a noi/ E il mondo sarà come una cosa sola.
No, decisamente nessuna ermeneutica che tenga Monsignore; tralasciamo poi volutamente l’attacco alla proprietà privata contenuto nella seconda strofa… svelarle che John Lennon era anche un Socialista Rivoluzionario ci sembra troppo per oggi.
Del resto Monsignore, sono proprio i suoi correligionari, quelli che si professano veri cattolici, a cui non va giù questa canzone.
Chieda pure a quelli della “Messa in Latino”, a Mons. Bannon, a Mons. Davies e ad altri. Potremmo citare migliaia di organizzazioni e di persone ma ci fermiamo qui, perché nei Saturnalia siamo tutti più buoni.
Quando vi sarete messi d’accordo fra di voi, egregio Monsignore, magari riacquisterete credibilità all’esterno. Senza andare ad usurpare testi e scritti non vostri.
Vi rimarrebbe poco è vero, ma del resto nelle botti piccole…
Prosit.
Alessandro Chiometti