Pierfranco Pellizzetti sul Secolo XIX del 4/11/2008:
Gli ultimi giorni hanno chiarito molte cose sulla scuola italiana,
mica belle. Non solo e non tanto che la ministra Gelmini è una povera
ragazza alle prese con questioni troppo grandi per lei.
Molto più inquietante è appurare come, in generale, le idee relative
siano ben scarse e pure confuse. Tra sindacati che vorrebbero
imbullonare l'esistente e berlusconiani che sparano "americanate a
fumetti". Tipo quella di far finanziare scuola e Università dal
mercato, leggi "sistema delle imprese", in un Paese dove di Microsoft
o di General Electric non ce ne sono, le nostre aziende hanno una
media di sette addetti e gli investimenti privati in ricerca&sviluppo
stanno a livelli infinitesimali.
Da qui la sensazione che gli unici con le idee chiare restano i
papisti di Comunione e Liberazione.
Se ne aveva conferma giovedì scorso, nel meeting genovese organizzato dalla Compagnia delle Opere ligure (il braccio operativo di Cl) nella sua nuova sede: la villa
Ronco di Sampierdarena, faraonicamente ristrutturata.
Relatore dell'incontro era un esperto venuto dalla casa madre
milanese: Giovanni Cominelli. Un personaggio dalle molte vite. Ex
seminarista, ex Movimento Studentesco, ex consigliere regionale
lombardo per il Pci, ex responsabile scuola e formazione del Pds, ex
Partito Radicale, ora parcheggiato in "Fondazione per la
Sussidiarietà" di emanazione ciellina.
Secondo costume degli integralisti cattolici, un relatore ben attento
a non dare punti di riferimento mimetizzando le proprie posizioni;
specie quando sono presenti interlocutori di parte avversa. Seppure
con qualche gradazione abbastanza rivelatrice nella ripartizione delle
critiche: berlusconiani "maldestri", a fronte di organizzazioni
sindacali e sinistre descritte come "male assoluto".
Comunque faceva capolino, dietro tanta accortezza tattica, la vera
bestia nera del Cominelli e di quelli della sua (attuale) parte, il
nemico storico: lo Stato laico e la scuola "repubblicana" che ne è
diretta emanazione. In questa chiave risulta più chiaro il senso del
progetto che promuovono sottotraccia: anemizzare le strutture
pubbliche a vantaggio delle private, segnatamente cattoliche. Come?
Applicando all'educazione il modello lombardo sperimentato nella
sanità privatizzata a mezzo ticket. Quel modello che ci ha regalato
veri orrori: dai pazienti arsi vivi nella stanza barica di una clinica
milanese anni or sono, sino al recente scandalo di altre cliniche
meneghine che prescrivevano interventi sanitari non necessari o peggio
dannosi pur di incamerare dalle casse pubbliche lauti rimborsi.
Dopo svariati ondeggiamenti dialettici, ecco l'idea di fondo: un bonus
di 8.700 euro a famiglia, da spendersi presso l'istituto scolastico
preferito. Accompagnata dalla domanda in apparenza ragionevole quanto
intrisa di veleno: "chi, meglio delle famiglie, può prendere tale
decisione?".Qui sta l'imbroglio: le famiglie sono il soggetto più
latitante dell'universo scolastico. Per questo saranno sempre
orientate a scegliere per i propri figli il percorso che crea meno
grattacapi. Cosa c'è di meglio per loro di un titolificio quale quello
delle private? Stante che la scuola confessionale è l'unica
alternativa su piazza, con un effetto immediato: pure in questo caso i
clericali potranno accaparrarsi un consistente flusso di denaro
pubblico. Un altro tassello per il progetto teocratico di conquista
dello Stato. Il tutto nell'assoluta disattenzione delle sinistre e dei
laici. Anche dalle nostre parti, dove la Compagnia delle Opere si
prepara, con gran dispendio di risorse organizzative, a incassare i
vantaggi dei prossimi ribaltoni dimaggioranze nelle varie istituzioni
locali.
Prospettiva alla Formigoni (il governatore lombardo, gran elemosiniere
delle onlus emanazione di Cl) da cui ci salveranno le voci fuori dal
coro nel campo politico di riferimento degli abili e melliflui
navigatori ciellini? Quegli Alberto Gagliardi o quegli
Enrico Musso imprevisti propugnatori di posizioni civili e di reale
buonsenso? Come sul diritto degli islamici genovesi a trovare un
proprio luogo di culto. E che per questo guarda caso sono stati
contestati dai loro stessi colleghi di schieramento.
PIERFRANCO PELLIZZETTI è opinionista di Micromega.