“Ci risiamo, Civiltà Laica non perde occasione per parlare male del Papa qualunque cosa egli faccia o dica.”
Va bene, ora che l’avete detto possiamo provare ad analizzare con un poco di razionalità, cosa che ormai facciamo in pochi, il triste spettacolo che ha visto Papa Francesco I insignito del Premio Carlo Magno (…en passant, a quando un premio Attila?) il 6 Maggio in Vaticano?
Ci proviamo, nessuno vi costringe a leggere.
Per ringraziare i leader europei accorsi ad assistere il conferimento di questa onorificenza, Papa Francesco I ha pensato bene di strigliarli come si deve per via delle sempre più crescenti politiche xenofobe e anti-migratorie che ormai quasi ogni stato europeo sta mettendo in pratica o studiando.
Ha ricordato a questi indegni governanti che “L’identità europea è sempre stata dinamica e multiculturale”, e riportando il testo del vaticanista Andrea Tornielli de La Stampa: “Il Papa invita «a promuovere una cultura del dialogo». Una cultura che «implica un autentico apprendistato» per riconoscere l’altro come «un interlocutore valido; che ci permetta di guardare lo straniero, il migrante, l’appartenente a un’altra cultura come un soggetto da ascoltare, considerato e apprezzato». La pace «sarà duratura nella misura in cui armiamo i nostri figli con le armi del dialogo, insegniamo loro la buona battaglia dell’incontro e della negoziazione». La cultura del dialogo «dovrebbe essere inserita in tutti i curricula scolastici»”.
E Bravo Papa Francesco I. Ci voleva qualcuno che finalmente ricordasse a questi ridicoli cialtroni per cosa è nata l’Europa Unita.
Però scusate un momento.
Forse Papa Francesco I ignora che praticamente tutte le forze xenofobe europee si vantano di essere forze cristiane se non propriamente cattoliche? Prendiamo il caso italiano, perché il caro Papa non dice chiaramente ai leghisti di Salvini di non parlare in nome dei cattolici? Forse perché sono in prima linea a mettere i crocifissi sulle parete degli enti e delle scuole pubbliche? Forse perché combattono al suo fianco il fantomatico Gender?
E perché se l’Europa, come lui stesso afferma, è sempre stata multiculturale non mette la parola fine alle polemiche sulle fantomatiche “radice cristiane” dell’Europa?
Intendiamoci, non siamo ingenui, lo capiamo che il “paparebranding” ha le sue regole.
Però ci sembra che questa continua schizofrenia fra il parlare del Papa e l’agire dei cattolici (sono cattolici?) sia insopportabile. Non tanto per noi quanto per loro stessi. Dai teologi della liberazione all’Opus Dei, passando per la Manif pour tous ai parroci che celebrano i matrimoni gay, tutti millantano di avere Papa Francesco I dalla loro parte. Allora chi è che l’ha capita male caro Papa Francesco I?
Insomma, le parole lasciano il tempo che trovano; mentre i gesti simbolici ed eclatanti a volte peggiorano la situazione perché fanno nascere speranze che se poi non possono essere accolte generano disordini.
Basta vedere quello che è successo nei campi profughi di Lesbo dopo che il caro Papa Francesco I ha portato in Vaticano 12 di loro.
12 come gli apostoli.
Quanti sono stati i migranti rimasti feriti nella rivolta scoppiata dieci giorni dopo il “gesto simbolico” del Papa nessuno l’ha detto. A chi importerebbe?
Alessandro Chiometti
(vignetta di Natangelo, presa dal suo blog)
p.s. Un gesto simbolico che però potrebbe cambiare il modo di pensare di tanti “cattolici che sbagliano” potrebbe essere quello che il Vaticano ratifichi la Convenzione europea sui diritti dell’uomo. L’ultima volta che volevamo distribuire dei volantini con questa richiesta in occasione di una visita papale la Digos ci ha “amichevolmente sconsigliato di farlo” perché non poteva garantire la nostra sicurezza. Eh, l’amor cristiano.