Come al solito con l’approssimarsi del Natale, vengono al pettine i nodi irrisolti di un paese che non ha mai fatto i conti con la sua carenza di laicità nelle istituzioni e nella scuola pubblica.
Provvedimenti estemporanei che suscitano clamore nei soliti mass media richiamano l’attenzione su quello che in tanti paesi è normalità e per l’Italiano Medio è inconcepibile.
Inconcepibile è il fatto che alcuni professori organizzino recite a-religiose per le feste di fine anno, inconcepibile è che alcuni presidi neghino l’autorizzazione a impartire messe e benedizioni agli studenti in orario scolastico, inconcepibile è la scelta di alcuni presidi di non allestire il classico presepe natalizio onde evitare di urtare la sensibilità di chi cristiano-cattolico non è.
Il tutto viene visto dall’Italiano Medio come un attacco alla sua cultura, alle sue radici e alle sue tradizioni, e ovviamente il Giornalista Medio in questo ci sguazza fomentando gli istinti più beceri di colui che si ricorda di essere un buon cristiano quando mette la stella cometa sopra la grotta del bambin gesù palestinese e non quando i palestinesi li fa affogare nel Canale di Sicilia.
Altrettanto sbagliato è presentare queste scelte come atti per non offendere chi è di altre religioni (sottointeso, gli islamici) che oramai in alcune classi sono oltre la metà del numero totale degli studenti.
In realtà questi atti dovrebbero essere fatti, sempre e da tutti gli addetti alla pubblica istruzione, in nome di un semplice principio, quello della laicità delle Istituzioni Pubbliche e quindi anche della Scuola. Perché oltre alle “altre religioni” nessuno si ricorda mai degli italiani atei e agnostici (che pure sono milioni) che subiscono alle dichiarazioni del Giovanardi di turno per cui i vari feticci religiosi (crocifissi, statue della madonna e del bambin Gesù, presepi, etc. ) devono, e sottolineiamo il devono, avere un valore anche per i miserabili non credenti.
La mancanza della neutralità delle Istituzioni e della Scuola pubblica verso chi ha una fede diversa dalla maggioranza o verso chi non ne ha proprio è uno dei tanti motivi per cui l’Italia nel 2014 è una Democrazia formale e non sostanziale.
Occorrerebbe per i nostri politici e gestori della “cosa pubblica” l’obbligo di studiarsi le lezioni di Tocqueville sulla Democrazia, imparerebbero che questa è cosa ben diversa dalla “dittatura della maggioranza” che subiamo da settant’anni in questo paese.
Ma per questo occorrerebbe un miracolo di Natale degno di Dickens.
Alessandro Chiometti