Stimato Prof. Burioni,
innanzitutto grazie per il suo impegno in prima persona nell’aver combattuto una difficile battaglia antiscientifica come quella contro i no-vax.
La guerra conto le pseudo scienze e le posizioni radicalmente antiscientifiche è ancora lunga ma, notizia di questi giorni, almeno questa battaglia possiamo dire che la stiamo vincendo (gli italiani che ritenevano che i vaccini dovessero essere tutti facoltativi sono calati dal 16% del 2015 a poco più dell’8% di oggi, quasi la metà di loro ha cambiato idea).
Tuttavia giunti a questo punto le voglio confessare che lo slogan “la scienza non è democratica” non mi ha mai convinto e lo ritengo piuttosto fuori luogo.
La scienza è democratica, molto più di tante altre cose come la politica o la religione ad esempio. Forse solo la filosofia (che per l’appunto significa amore per la sapienza) è democratica quanto e forse più della scienza.
La scienza è democratica nel senso popperiano del termine, ovvero come la democrazia non può permettere al suo interno gli intolleranti la scienza non può permettere al suo interno le posizioni antiscientifiche o comunque coloro che rifiutano il metodo scientifico.
Mi spiego. Quando si costruisce una società democratica si stabiliscono delle regole (costituzione e apparato legislativo e governativo). Quando si partecipa alla democrazia si sta dentro queste regole (magari cambiandole con opportune modifiche svolte secondo le regole stesse), se invece si vuole sovvertire quest’ordine si è fuori dalla democrazia. Come insegna Popper (e tutto il pensiero liberale da Locke a Voltaire) non si possono tollerare in democrazia gli intolleranti.
Nella scienza funziona più o meno nello stesso modo. Le regole sono dettate dal Metodo Scientifico, chi vuole “fare scienza” deve rispettare questo metodo. Chi non lo rispetta è fuori, semplicemente non è scienza.
Ma questo metodo scientifico, che ne possano dire omeopati, astrologi, sensitivi, medium e parapsicologi non ha mai impedito che una posizione di minoranza dentro la comunità scientifica diventasse maggioranza.
Forse quando la società è pronta per accettare il nuovo paradigma, come sostiene (in parte a ragione Kuhn), però la scienza di fronte alla dimostrazione che una nuova teoria funziona meglio della vecchia ha sempre saputo correggere se stessa. Einstein contro Newton o Darwin contro Lamark o Gould contro Darwin stesso, tanto per fare i primi esempi che mi vengono in mente.
Quindi a tutti gli effetti la scienza secondo me è democratica.
È invece proprio chi pretende che il Metodo Scientifico debba essere accantonato in nome di qualcosa che neanche lui sa spiegare perché una volta funziona e dieci volta no, a non essere democratico.
Questo non vuol dire che ognuno non sia libero di avere le proprie opinioni e che non sia libero di esprimerle. Ma quando si prendono le decisioni nella società democratica non possiamo tenere conto che la scienza resta (e lo resterà molto a lungo secondo me) il miglior strumento che abbiamo per descrivere la realtà dei fatti. Pur sapendo che la scienza non è onniscienza e che mai si potrà spiegare tutto. Rivisitando Socrate dico sempre: sappiamo di non sapere tutto ma quel che sappiamo non dimentichiamolo.
Quindi la società democratica deve prendere decisioni su tematiche scientifiche ascoltando la comunità scientifica e non il primo che passa.
Dopodiché, ripeto, ci sono il diritto di opinione, il diritto di espressione, il diritto anche di autodeterminazione quando questo non mette in pericolo altri. Peraltro quest’ultimo è un diritto da acquisire ancora completamente in Italia, transeat.
Insomma professore, grazie per tutto il suo impegno e grazie anche per aver letto queste righe, se vorrà rispondermi sul nostro sito www.civiltalaica.it troverà sempre posto.
Buon lavoro
Alessandro Chiometti