«La coperta è corta», affermava qualche giorno fa Enrico Letta riferendosi alle manovre economiche previste dalla legge di Stabilità. E quando la coperta è corta, si sa, se la si tira troppo si scoprono i piedi. Nella legge di Stabilità sono rientrati magicamente i finanziamenti alle scuole paritarie che, è bene ricordarlo, sono per la maggior parte cattoliche. Per la precisione, si tratta di 220 milioni di euro che sommati ai 260 previsti per il 2013 diventano in tutto 480 milioni di contributo pubblico.
E mentre si accontentano le emanazioni educative di Città del Vaticano su territorio italiano, la coperta, sempre quella, scopre i piedi degli insegnanti pubblici, quelli in ruolo nello Stato per intenderci, i cui stipendi già fermi da anni verranno (ancora) bloccati per tutto il 2014. Nonostante ciò, il lamento della categoria “scuole paritarie” è unanime. I finanziamenti non uguagliano quelli dei tempi d’oro (540 milioni di euro solo nel 2007) e gli istituti rischiano la chiusura con enormi ripercussioni sul sistema scolastico pubblico, dicono.
Nessuno però nota che queste ripercussioni, ammesso e non concesso che siano realistiche, sarebbero solo positive. Lo Stato potrebbe dar lavoro a tanti docenti iscritti nelle graduatorie e l’istruzione sarebbe davvero pubblica, libera e svincolata da ideologie di parte. Non solo: senza il dazio alle paritarie potremmo finalmente investire sull’istruzione, quella di tutti e per tutti. Anche perché è difficile pensare che chi a oggi ha scelto per i propri figli un’educazione a pagamento vi rinunci solo per la mancanza di contributo statale.
Un governo serio saprebbe bene dove tirare la coperta corta del bilancio pubblico. Un governo serio, appunto.
Cecilia M. Calamani – Cronache Laiche