E’ ormai ufficiale e su tutte le prime pagine la spaccatura all’interno del PD. Senza entrare nel merito di chi siano stati i protagonisti di tali beghe (perché se si dovessero iniziare a fare considerazioni tra la Bindi e la Concia si potrebbe facilmente uscire dall’argomento), è opportuno ricordare che al momento della sua nascita il PD inserì nel proprio statuto la cosiddetta “espressione pubblica delle religioni” della quale non si diede mai una definizione chiara…. …proprio per confonderla ad arte con la ben più pericolosa espressione istituzionale delle stesse: già all’epoca l’entrismo confessionalista del PD aveva chiari e precisi gli obiettivi da perseguire. Ora la storia non fa altro che dare ragione a chi, sia dall’interno del partito come militante che dall’esterno come osservatore, lanciava il grido di allarme. Come già altre volte accaduto sempre all’interno del PD, si assiste dunque a quello che una stampa miope continua a definire “scontro tra laici e cattolici”, come se un cattolico che abbia deciso di osservare nel proprio privato i principi della propria religione non possa pubblicamente riconoscere ai propri concittadini il diritto di fare scelte in altro senso o al partito in cui egli stesso milita di optare per programmi che non siano necessariamente ispirati ai dogmi di Via della Conciliazione. Perché infatti, come già più volte proposto e ripetuto, lo scontro non è tra laici e cattolici, ma tra laici e confessionalisti. Il problema non è tanto il cattolicesimo o la religione in se stessa, ma il confessionalismo da qualsiasi visione del mondo esso provenga : ossia l’abitudine di voler imporre agli altri attraverso leggi, usi e costumi la propria religione by-passando, in nome di essa e del diritto manifestarla pubblicamente, il rispetto dei Diritti Fondamentali di chi quella religione non condivide. Forse i cattolici dovrebbero fare un esame di coscienza e decidere se appartenere ai laici o ai confessionalisti, però per essere confessionalisti non è neanche necessario essere credenti, così come Marcello Pera, Oriana Fallaci e Giuliano Ferrara hanno dimostrato. Il confessionalismo ora in Italia è dominante e gli effetti sono ben evidenti nella stampa, nei media e nei vari articoli alimentanti il vittimismo vaticano che si manifesta ogni volta che si ricorda che la libertà della chiesa finisce dove inizia quella degli altri e che la libertà degli altri non può essere interpretata come negazione della libertà della chiesa. La principale responsabilità del confessionalismo è stata quella di aver creato un “comunitarismo” di matrice religiosa che si sovrappone alla coscienza civile di molti cittadini, chiamandoli spesso a dover scegliere se essere con noi o contro di noi, con il diritto canonico o con il diritto civile, con il magistero cattolico o con i diritti umani. Sebbene accada in tutti i paesi che questo aut aut colpisca una parte della popolazione, non è assolutamente normale che colpisca gran parte della classe politica, la quale dovrebbe invece aver chiara la differenza che c’è tra una scelta di fede personale e le scelte politiche che riguardano tutti i cittadini. La nostra classe politica invece non solo non sembra cosciente di tutto questo (dato che qualcuno parla ancora di “espressione pubblica delle religioni o di “ruolo identitario della religione”) ma, pensando di utilizzare la religione come strumento politico, non si è affatto resa conto di essere vittima dell’entrismo da parte del fronte confessionalista il quale usa la politica come strumento della religione. E’ vero che in questo caso specifico sembrerebbe essere stata l’ala laica (costituita dai giovani) a passare all’attacco, ma questo dovrebbe dare idea di quanto l’ala confessionalista abbia condizionato il partito dalle sue origini ad oggi, e da qui nasce la tragedia del PD: tragedia che si estrinseca in una contrapposizione di fronti mascherata “volontà di dialogo”. Ma quale dialogo può esistere tra due fronti che partono da due posizioni diverse ed inconciliabili come la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ed il diritto canonico ? Laicità e confessionalismo sono due posizioni antitetiche e inconciliabili : se c’è l’uno, non può esserci l’altro, ed è difficile immaginare che tanto il Signor Bersani quanto i quadri del PD non se ne siano resi conto. Ma finché i partiti continueranno a muoversi su principi di convenienza (arruoliamo e incameriamo più adepti possibile indipendentemente dalla loro origine e dalle loro intenzioni perché ci servono più voti e più consenso per vincere le elezioni) il risultato finale potrà essere solo questo.
Francesco Saverio Paoletti