“La via segreta dei nazisti” si perde nelle misteriose vie dell’editoria italiana

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Ammettiamo di non essere esperti di linee editoriali, ma in linea di massima crediamo di non andare molto lontani dal vero se diciamo che, in linea di massima, ciò che può vendere si stampa, ciò che non può vendere non si stampa.
È anche difficile pensare che le grandi case editrici acquistino i diritti di un libro al fine di non venderlo, visto che questo è un controsenso.

steinacherRisulta allora veramente difficile capire come mai il libro di Gerald Steinacher “La via segreta dei nazisti – Come l’Italia e il Vaticano salvarono i criminali di guerra” (edito da Rizzoli nel 2010) sia attualmente impossibile da trovare nella sua versione italiana ma possa facilmente essere reperito su Amazon o altri siti di vendita on line in qualunque altra lingua.

Rizzoli ha pubblicato il libro nell’Aprile 2010 e l’ha ritirato dal mercato (secondo quanto ci ha riferito un libraio) a fine del 2011. Quello che è ancora più strano è che in poco più di un anno di permanenza fra i titoli disponibili sono state evidentemente vendute tutte le copie stampate visto che nessun magazzino e nessun negozio on line ha a disposizione delle rimanenze.

Un libro che vende tutte le copie stampate in un anno… neanche Stephen King o J.K. Rowling ci sono mai riusciti!

Fatto sta che attualmente come dicevamo il libro in lingua italiana non è reperibile in nessun modo se non ricorrendo al prestito bibliotecario presso quelle poche istituzioni che hanno provveduto per grazia divina (o più realisticamente grazie a qualche sede locale dell’Anpi ben informata e attiva) a metterne da parte qualche copia.

Date le infinite risorse della lobby laicista siamo in grado di fornirvi un estratto dell’introduzione utile a capire gli argomenti trattati.

Scrive Gerald Steinacher docente dell’Università di Monaco:

“Qual’era l’itinerario consueto seguito dai ricercati nazisti e collaborazionisti? la maggior parte di loro si imbarcava nei porti italiani e da li raggiungeva il Sudamerica. La via di fuga prevedeva alcune tappe: l’Alto Adige, Roma e Genova, dal cui porto ci si metteva in viaggio per l’America settentrionale e meridionale, soprattutto l’Argentina. […]

Secondo fonti argentine, nel Paese del Rio de la Plata sarebbero entrati 180 nazisti, un dato che include solo quelli accusati di crimini gravi o che ricoprirono cariche importanti nel partito hitleriano. Secondo Holger Meding […] gli alti funzionari nazisti approdati in Argentina sarebbero invece tra i 300 e gli 800 di cui almeno 50 sicuramente ricercati per crimini. A essi andrebbero aggiunti altre migliaia di collaborazionisti, fascisti e SS di origine italiana, ungherese, slovena, belga croata e non solo. Senza contare alcune figure di spicco come il dittatore croato Ante Pavelic. […]

A eccezione di alcuni casi molto noti come quello di Adolf Eichmann cui sono stati dedicati moltissimi studi, la questione della fuga dei criminali nazisti trova poco spazio nei libri di storia. Holger Meding offre tre giustificazioni al fenomeno: il fatto che molti archivi siano stati inaccessibili fino a pochi anni fa ; l’approccio leggero e spesso scandalistico dei non storici […] che hanno preferito raccontare vicende spesso romanzate o del tutto inventate; e infine, ma non meno importante, l’eccessiva «presa» di alcune figure (da Mengele a Eichmann o Bormann) divenute nelle varie interpretazioni più icone mediatiche che personaggi utili a risalire in maniera seria al contesto storico. Davanti a queste difficoltà gli storici hanno preferito fare un passo indietro. […]

Gli interessi di Italia e Argentina si trovano per qualche anno a convergere; la prima voleva allontanare i suoi profughi e la seconda aveva bisogno di energie nuove. L’Italia divenne il trampolino ideale sia per i profughi che per i ricercati e i criminali di guerra desiderosi di salpare. […]

Non fu difficile per i ricercati mimetizzarsi nella massa di semplici profughi: le vie di fuga di vittime e carnefici finirono per incrociarsi in Italia. Le attività di chi li aiutò si concentrarono soprattutto in alcuni punti nevralgici come Genova, Roma e l’Alto Adige. L’Alto Adige fu scelto come via di fuga non solo per ragioni geografiche, ma anche per il suo incerto status politico-legale che permise a molti criminali nazisti di ottenere nuovi documenti e un identità fittizia. […] Molti sudtirolesi aiutarono i nazisti: alcuni per soldi, altri per ragioni ideologiche o per carità. Alla luce delle nuove prove rinvenute, anche l’edulcorata e univoca immagine di «regione vittima» dell’oppressione fascista e nazionalista italiana, ancor oggi in voga, risulta scolorita.

Non esiste praticamente nessuna ricerca in Italia che si occupi della fuga dei nazisti attraverso il suo territorio. […]

Il Comitato internazionale della Croce rossa divenne fin dall’autunno del 1944 una sorta di ufficio passaporti senza avere la necessaria esperienza per svolgere un compito che si sarebbe subito rivelato al di sopra delle sue possibilità. Da qui i frequenti abusi, favoriti da controlli spesso inesistenti e in generale poco accurati. Soprattutto le delegazioni della Croce rossa a Genova, Roma e Innsbruck rilasceranno negli anni successivi enormi quantità di documenti. […] Il presidente del CICR, Paul Ruegger, era perfettamente informato degli innumerevoli abusi nel rilascio dei titoli di viaggio, ma non fece granché per evitarlo. La profonda simpatia per la Germania da parte di Ruegger e il latente antisemitismo del suo predecessore Carl Jakob Burckhardt ebbero forse un peso rilevante nelle posizioni assunte dal Comitato, ma non sono certamente una spiegazione sufficiente. […]

Con altrettanta insistenza, nelle pagine seguenti, mi sono confrontato con l’atteggiamento e il ruolo assunto dal Vaticano – in particolare quello della Pontificia commissione di assistenza profughi a Roma. Che valutazione possiamo dare sulla collaborazione fra la Chiesa e la Croce Rossa e quali accordi o intese vi sono stati fra le due istituzioni? Sappiamo che nella zona del Brennero, così come a Roma, ci fu un gruppo di religiosi, mossi da comuni intendimenti, che aiutò consapevolmente e in maniera sostanziale persone legate al nazismo.[…] Le SS agli occhi di alcuni uomini di Chiesa erano principalmente dei «sinceri avversari del comunismo», e dichiarare la propria fede nel cattolicesimo fu sicuramente una condizione essenziale per essere aiutati. L’assistenza andava per prima cosa ai fratelli cattolici; il ritorno di alcune pecorelle smarrite (ammaliati dallo spirito nazista), soprattutto cristiani evangelici, venne accolto con entusiasmo e in alcuni casi sancito simbolicamente dal «secondo battesimo».[…]

L’istituzione vaticana maggiormente coinvolta nella fuga dei criminali nazisti fu però senza ombra di dubbio l aPontificia commissione assistenza profughi (PCA) che, creata nel 1944 su disposizione di papa Pio XII, si impegnò a offrire assistenza ai profughi cattolici in Italia e altrove.[…] Figure di spicco nella gestione delle attività della Commissione furono il Cardinale italiano Giovanni Montini, il futuro papa Paolo VI, e il cardinale americano Francis Spellman, che si occupò in prima persona di provvedere al sostegno finanziario della Commissione[…] Alcuni capi dei suddetti uffici nazionali, come il prete ustascia croato Krunoslav Draganovic o il vescovo austriaco, noto ammiratore di Hitler, Alois Hudal, si impegnarono a indirizzare (a modo loro) le iniziative della commissione. Sia Draganovic che Hudal non mancarono di esporsi prendendo le parti di diversi ricercati, ma non sarebbe onesto descriverli come dei casi isolati, delle pecore nere, come si è cercato di fare negli ambienti vaticani negli ultimi decenni. I religiosi cattolici che condividevano la linea di Hudal erano molti […]

I servizi segreti americani non tardarono a venire a conoscenza di questa rete di complicità in ambito Vaticano e cercarono di contrastarla – almeno fino al 1947. Da quell’anno in poi iniziarono a servirsene allo scopo di reclutare rapidamente e in maniera riservata un certo numero di spie che si trovavano in Italia dopo essere fuggite dalle zone dell’Europa orientale sotto occupazione comunista.”

 

A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca (cit.)

 

Alessandro Chiometti

6 Febbraio 2013   |   articoli, riflessioni   |   Tags: , , , , ,