[voto: 4.1/10]
Da un parte c’era la vocina buona che ci diceva: dai è un film con Nicolas Cage è vero che degli ultimi dieci film ne ha sbagliati otto ma su “Il cacciatore di donne” è stato bravo.
Dall’altra quella cattiva che ci diceva: dai è un polpettone biblico-apocalittico male che vada lo stroncherete su civiltalaica.it.
Il risultato della somma delle due vocine non poteva che essere quello di andare al cinema e sorbirsi l’ennesimo film di propaganda religiosa (Da wikipedia: Per film propagandistico si intende un’opera cinematografica il cui scopo è quello di avvalersi della potenza del mezzo visivo per colpire l’immaginazione degli spettatori e convincerli ad appoggiare una determinata tesi, ad esempio nel campo politico o religioso).
Cosa dire? Sembra davvero di sparare sulla croce rossa, verrebbe quasi da dire “non ti curar di loro ma guarda e passa” ma un paio di considerazioni forse vale la pena farle.
Cominciamo con Nicolas Cage. La nostra simpatia per lui dura da tempi non sospetti, a prescindere dalle sue idee personali politiche e religiose. Lo abbiamo amato in “The rock”, “Face off”, “Il mandolino del capitano Corelli”, “Omicidio in diretta”, ”Family man”, e non ci era dispiaciuto troppo nel primo “Ghost rider” e nel primo “National Treasure” (sui seguiti stendiamo pure il classico velo pietoso).
In questo film rispolvera per l’ennesima volta nella sua carriera il ruolo del peccatore redento, lo aveva già fatto nel già citato “Family man”, lo aveva riproposto nel passabile “The weather man”, lo aveva ostentato nel terribile “Segnali dal futuro” e ora lo ripropone stancamente anche in questo polpettone. Dalla stanchezza del suo volto mentre sta recitando sullo schermo intuiamo che non ne può più neanche lui.
Parliamo del film? Diciamo che l’inesperienza del regista Vic Armstrong alla sua opera prima si vede tutta. Il film regala pochissimi momenti di suspence, anche non sapendo nulla della trama la curiosità non dura più dei dieci minuti susseguenti alla sparizione dal pianeta milioni di persone.
Il resto è noia allo stato puro, con pochi personaggi convincenti (discreta la recitazione di Cassi Thomson nei panni della figlia del protagonista, pur essendo anch’essa al suo debutto sul grande schermo o quasi), e dialoghi che non portano da nessuna parte a meno che non vogliate sposare la propaganda del film. Cioè che dio esista e che le chiese millenerastiche (ma non siamo nel 2015? E daje un po’….) abbiano ragione sull’incombente fine del mondo.
“La profezia”, titolo italiano del film, si riferisce al fatto che nella solita bibbia ci sarebbero annunciati (condizionale benevolo) tutti gli eventi della fine del mondo fra cui il c.d. “rapimento della Chiesa”, ovvero l’assunzione in cielo di tutti i veri credenti in dio per risparmiargli i terribili eventi che precedono l’apocalisse.
Al di là del fatto che chi crede in queste puttanate (scusate, ci è scappata) dovrebbe spiegare come mai solo una piccola parte di chi legge i sacri testi ci vede scritte queste “profezie” mentre la maggior parte ci vede scritto tutt’altro, va ricordato che le uniche parole chiare riguardo alla tempistica dell’apocalisse sono quelle che l’evangelista Marco attribuisce a Gesù. Per la precisione: “Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l’estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che Egli è vicino, alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le Mie Parole non passeranno. Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli Angeli del Cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.”
L’interpretazione corrente della Chiesa per giustificare il fatto che l’apocalisse non sia mai avvenuta e che il buon Gesù aveva toppato alla grande (al di là dei penosi tentativi di trasformare le parole “giorno e ora” con l’inutile attesa si duemila anni) è che si riferiva alla distruzione di Gerusalemme e che oggi noi stiamo vivendo i “mille anni” (intesi come tempo lunghissimo e indefinibile…se sentite il rumore di arrampicata sugli specchi non è colpa nostra) del “regno di dio” antecedente al giudizio universale.
Insomma per farla breve, l’apocalisse annunciata da Gesù è già venuta e noi non ce ne siamo accorti (forse perché non c’eravamo). Anche la storia del cinema, di certo, non si accorgerà dell’uscita di questo film.
J. Mnemonic