1) Decisamente ottimista si mostra Sandro Magister in: “Sepolto Maciel, gli ultimi fuochi dei suoi centurioni”.
Infatti, Egli scrive:
“L’ordine è tassativo. Da tutte le case dei Legionari di Cristo dovranno sparire le foto del fondatore, Marcial Maciel Degollado, l’uomo dalla vita “avventurosa, sprecata, stramba” che Benedetto XVI ha definito nel suo recente libro-intervista “un falso profeta” [1]”.
Ricordiamo, “per quanti si fossero messi in ascolto in questo momento” delle ammalianti Sirene del Vaticano che Maciel si è macchiato di queste colpe e di molte altre ancora nella seconda metà del XX secolo, non nel XIX secolo e che:
“Sotto Woitila, varie inchieste, avviate dopo le circa venti accuse di abusi sessuali a carico di Maciel, vennero insabbiate dal Vaticano.
Nel 2004, Giovanni Paolo II arrivò ad elogiare pubblicamente Maciel durante una solenne cerimonia; Ratzinger, allora a capo della Congregazione per la Dottrina della fede, eluse ogni richiesta di mettere il prete messicano sotto processo; e il segretario di Stato Sodano si impegnò strenuamente a difenderlo” [2].
Riprendiamo, comunque, con l’ asciutta, ma esaltante prosa di Magister:
“Non solo. Non dovranno più chiamarlo “Nuestro Padre”.
Non dovranno più festeggiare le sue ricorrenze, ma solo pregare per lui nell’anniversario della morte.
Non dovranno più mettere in mostra e in vendita i suoi scritti.
A Cotija de la Paz, in Messico, dove è sepolto, la sua tomba non dovrà avere più alcun segno distintivo.
Dovrà sorgere, accanto alla casa per ritiri spirituali là esistente, “un luogo dedicato alla riparazione e alla espiazione”.
Queste disposizioni sono state impartite il 13 dicembre a tutti i legionari del mondo dal loro direttore generale Álvaro Corcuera, per ordine del cardinale Velasio De Paolis, delegato dal papa per riportare la congregazione sulla retta via” [3].
2) Molto più promettente è, se mai, il fermento in atto in quella che potremmo definire la base dell’Organizzazione:
“Ma la novità vera di queste ultime settimane è che dentro la congregazione dei Legionari di Cristo le voci critiche e le richieste di rinnovamento non sono più solo di pochi e isolati individui, ma sono diventate un coro.
La cappa di silenzio e di paura che pesava su gran parte dei legionari si è rotta. Le critiche sono divenute argomento di pubblica discussione.
E si rivolgono proprio contro il gruppo dirigente, la cerchia di quelli che facevano blocco attorno all’indegno fondatore e tuttora occupano i posti di comando.
In poco tempo, la credibilità di costoro è talmente precipitata che alcune critiche si dirigono anche contro il delegato pontificio De Paolis, al quale si rimprovera di procedere con troppa cautela, quando invece ci si aspetterebbe da lui che faccia il “tagliatore di teste.
… Al cardinale De Paolis si rimprovera di dedicare al rinnovamento della congregazione “solo tre mattine alla settimana”, di starsene chiuso nei locali della direzione generale, di non parlare e non capire lo spagnolo, la lingua prevalente nella Legione, e soprattutto di subire il controllo avvolgente dei capi, sempre gli stessi prima e dopo la morte di Maciel” [4].
3) Così, il verde della speranza, con cui Magister aveva fin qui dipinto il Suo testo, lascia il posto a ben altri colori:
“I pochi cambiamenti al vertice finora decisi da De Paolis sono stati visti da molti come la prova del suo immobilismo.
Il 23 novembre, quando il più potente tra i capi, il vicario generale della congregazione Luís Garza Medina, ha dovuto cedere le cariche di prefetto generale degli studi e di direttore territoriale per l’Italia, la notizia è stata accolta da molti con disappunto, più che con sollievo, perché a succedergli sono stati nominati due suoi pupilli, José Enrique Oyarzún Tapia e Óscar Náder Kuri, quest’ultimo di Monterrey, la città messicana che a Garza a dato i natali e dove egli ha il quartier generale del Grupo Integer, la struttura finanziaria personale con cui controlla tutte le scuole e le opere della congregazione.
L’8 dicembre, quando la direzione generale dei Legionari di Cristo ha comunicato la composizione della commissione che si occuperà di rivedere le costituzioni, molte reazioni sono state anche qui di delusione.
La commissione sarà presieduta dal cardinale De Paolis e da due dei suoi quattro assistenti: Gianfranco Ghirlanda, gesuita, e Agostino Montan.
Ma i legionari chiamati a farne parte appaiono tutti legati a filo doppio con la cerchia del fondatore.
Uno di questi, Roberto Aspe Hinojosa, messicano, appartiene al gruppo dei primi seguaci di Maciel, quelli da lui personalmente allevati.
Un altro, José García Sentandreu, spagnolo, è a capo delle opere di apostolato della Legione.
Un terzo, Anthony Bannon, ha comandato i legionari negli Stati Uniti dal 1976 al 2004 ed è stato membro del consiglio generale della congregazione fino al 2005.
Il quarto, Gabriel Sotres, è stato per vent’anni il responsabile della comunicazione della Legione, lo “spin master” che ha protetto la doppia vita di Maciel con tale successo da far dire a Benedetto XVI, nel libro-intervista “Luce del mondo”, che essa davvero “era molto ben coperta” [5]”.
4) Tuttavia, essendo la speranza l’ultima a morire, così Magister conclude il Suo articolo:
“Ma a far tremare davvero Garza, Corcuera, il segretario generale Evaristo Sada e l’intero gruppo di potere formatosi con Maciel c’è soprattutto il fatto che per il delegato pontificio tale gruppo ha la fine segnata.
De Paolis procede con i ritmi da tartaruga tipici della curia romana, di cui è un perfetto esponente dai modi all’antica.
Sta ancora studiando il terreno, ma sa già dove arrivare.
È arciconvinto che non potrà esserci rinnovamento della Legione con a capo gli stessi uomini che l’hanno portata al disastro.
Ha il pieno sostegno di Benedetto XVI.
Tra qualche mese, forse per Pasqua, salteranno le prime teste” [6].
Pertanto, ai Legionari di Cristo non resta che attendere la Pasqua, per trovare nell’uovo magistralmente confezionato in Vaticano la lieta sorpresa del Rinnovamento Totale dell’Organizzazione di cui fanno parte.
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