L’espressione inglese da bene l’idea della situazione sulla laicità e sui diritti civili nel nostro paese.
“The elephant in the room” è un gergo in uso nei paesi anglosassoni per indicare qualcosa che è sempre più ingombrante, che causa disagi, ma dato che nessuno sa come affrontarlo si preferisce evitare la discussione. Quindi la perfetta casalinga inglese che si ritrova un elefante nella stanza da pranzo, continuerà imperterrita a preparare la cena al marito, ad invitare le amiche per il thè, nonostante ci sia questa presenza ingombrante. E dato che un elefante nella stanza non si può non vedere tutti sanno che c’è ma nessuno dirà una parola sul fatto che ci sia. Così l’amica suggerirà: “cara, dovresti spostare il tavolo più a sinistra, avresti più luce e guadagneresti spazio” oppure, dopo che l’elefante ha mollato i suoi escrementi “cara, sai che c’è un profumo per ambienti potentissimo in vendita al drugstore?”.
La situazione nel nostro paese più o meno è questa, tutti sanno che nella “stanza” dove viviamo c’è un “elefante” che si chiama Vaticano ed impedisce di perseguire una politica normale di integrazione e di concessione dei diritti civili, che per di più ci costa (a tutti noi italiani) 6,5 miliardi di euro l’anno, che ingerisce continuamente su una vasta gamma di argomenti che vanno dall’educazione sessuale al proibizionismo sulle droghe, ma tutti (o quasi, noi ovviamente no) continuano a far finta di niente perché nessuno sa come affrontare il problema. O meglio il problema non si può affrontare pena la propria carriera politica.
Così continuiamo a prenderci in giro, cambiando per la quarta volta il nome ai Pacs solo perché questa sigla è sgradita oltretevere e dopo i Dico e Didore arrivano le Civil Partnership targate Matteo Renzi che promette a Settembre saranno varate. (Perché a Settembre? Tre mesi di vacanze fanno i parlamentari?). Continuiamo ad ignorare i problemi legati al “fine vita”, argomento assolutamente tabù per ogni forza politica; solo grazie ad iniziative estemporanee (come quella del primario del Gemelli di Roma) l’argomento torna ogni tanto all’attenzione dei media.
Continuiamo a prenderci in giro dando per buoni i ragionamenti clericali di Umberto Folena dell’Avvenire ripresi prima dalla Gelmini e poi da tutti gli altri ministri dell’Istruzione secondo cui finanziare le scuole private sarebbe un risparmio e non un onere per l’Italia (cosa smentita recentemente anche dalla Fondazione Agnelli).
Insomma l’Elefante è nella stanza, ma nessuno ne vuole parlare, la situazione va avanti così da decenni e non abbiamo il minimo sentore che le cose possano cambiare.
L’unica speranza è che muoia prima o poi di vecchiaia.
Alessandro Chiometti