La storia della verginità
Gesù ebbe quattro fratelli e almeno tre sorelle ( Luca 2,7) ma la Chiesa sostiene che si tratterebbe di “cugini”. Menzogna : nel Nuovo Testamento per definire il termine “cugini” si usa la parola “anepsioi” mentre per dire “fratelli carnali” si usa il termine “adelphoi” ed è proprio questo il termine utilizzato a proposito dei fratelli di Gesù. Il termine di vergine riferito alla Madonna è derivato da un passo di Isaia che usa il termine “alma” che in ebraico antico significa “giovane donna” mentre se avesse voluto parlare di una “vergine” avrebbe usato il termine “betula”. E’ vero che Matteo e Luca (Mt 1,20 – Lc 1.26) parlano di un angelo che avrebbe annunziato la nascita di un figlio ma sia Maria che Giuseppe diventano smemorati circa la nascita divina e, durante la presentazione al tempio, n
on capiscono di che si stia parlando ( Lc 2, 33, 49) e durante la predicazione di Gesù la smemorata Maria, insieme a fratelli e sorelle, esce per riportarlo a casa ritenendolo impazzito. Vergine “ ante partum, in partu, post partum” dice il dogma: peccato che l’evangelista Matteo (Mt 1,25) ci dica invece che Giuseppe ebbe rapporti sessuali con Maria ( la conobbe dopo che ella ebbe partorito Gesù).
I padri della dogmatica cattolica fino al III secolo , da Ireneo, dottore della Chiesa a Tertulliano , al vescovo Bonsio di Sardica, a papa Siricio, al sinodo di Capua del 391 continuano a ritenere che dopo la nascita di Gesù Maria ebbe regolari rapporti coniugali dai quali nacquero quei figli di cui si parla nei vangeli.
Fu solo nel tardo IV secolo che la diversa concezione, proveniente dall’Oriente, fu sostenuta da Gerolamo ed Ambrogio: il nuovo dogma venne proclamato nel concilio di Efeso del 431 mentre in Occidente bisognerà attendere il Concilio Laterano del 649.
La generazione da una vergine era ben nota in tutto il mondo antico e coinvolgeva tutte le religioni allora esistenti: già dal III millennio a.c. in Egitto il dio egizio del sole, Amon-Ra, si accoppia con una regina vergine e le promette la nascita di un figlio e dopo la nascita dice al neonato: “ Tu sei il mio figlio carnale che io ho generato”. Nello stesso periodo, a Babilonia, il re Sargon di Akkad, per farsi credere figlio di un dio, così si esprime: “ Mia madre era vergine e mio padre di natura divina”. In India, cinque secoli prima di Cristo, il Budda è ritenuto figlio di un dio e della vergine Maya. Nell’antica Persia anche Zarathustra è venerato quale frutto dell’unione tra un dio padre ed una vergine. Perfino in Grecia la nascita di Platone è ritenuta divina, frutto dell’amore tra il dio Apollo e la vergine madre Periktione. Prima della nascita di Apollonio di Tiana alla madre vergine appare la divinità che le preannuncia la gravidanza da lui prodotta. La dea Era mette al mondo, da vergine, il dio Efesto e nel culto di Eracle la madre è considerata contemporaneamente vergine e madre.
Ma la dipendenza più diretta della verginità della Madonna si trova nel culto della dea Iside, la più celebre dea dell’Egitto e venerata in tutta l’Asia Minore, in Atene, in Sicilia e a Roma dove erano sacrari e templi a lei dedicati. Come Maria anche Iside partorì vergine e in viaggio, era invocata con giaculatorie e processioni, faceva miracoli ed era chiamata “vergine immacolata”, “regina del cielo”, “dispensatrice di grazie”, “mater dolorosa” che piangeva il figlio defunto, veniva rappresentata con figurine col bimbo in braccio o attaccato al seno e nel sec.V il suo titolo di “Madre di Dio” (deipara, theotocos) passò alla madre di Gesù.
Concilio di Efeso del 431.
In questo sinodo fu approvato il dogma della maternità divina e la decisione fu il frutto di una incredibile opera di corruzione operata dal patriarca di Alessandria, Cirillo, l’assassino di Ipazia, il quale voleva sostituire con il culto della Madonna quello che nella sua città era il culto più diffuso, quello alla dea Iside e alla dea pagana Artemide. L’invenzione di un nuovo dogma aveva l’obiettivo di acquisire fama e prestigio nei confronti dei patriarchi concorrenti di Antiochia, Gerusalemme e Costantinopoli e per corrompere i prelati conciliari spese somme favolose e si indebitò per 100.000 pezzi d’oro , introdusse la prima celebrazione dell’Annunciazione e diede inizio a quella che diventerà la festa dell’Ascensione facendo combaciare le date del suo concepimento con quella del concepimento di Iside, facendola raffigurare con un manto di stelle, così come Iside.
Il culto mariano
Per i primi tre secoli non esisteva nessun culto mariano ed anzi la madre di Gesù era considerata , ad es. da Tertulliano, con disprezzo in quanto non aveva a sufficienza creduto e sostenuto il figlio nella sua predicazione: la più antica preghiera mariana della Chiesa risale al V sec. ed è allora che Agostino dichiara Maria senza peccato ( ma non dal concepimento ma solo dal momento dell’apparizione dell’arcangelo Gabriele) e dal VI secolo cominciano ad apparire le prime reliquie della Madonna.
Una delle più antiche fu la pietra sulla quale aveva riposato durante il viaggio a Betlemme e qui individuata da un pellegrino nel 530, mentre un altro viandante ne trovò un’altra a Gerusalemme. Nel 570 nella basilica di Costantino sul Golgota
venivano venerate una cintura e un nastro per capelli , nel medioevo nella chiesa del castello di Wittemberg erano esposte tre gocce del suo latte , quattro ciocche di capelli e una camicia. A Gamic si venerava un pezzo della pietra su cui erano cadute delle gocce del latte della Madonna, nonché una sua veste e le sue scarpe mentre a Loreto, come noto, dal XIII sec. si venera addirittura la casa della vergine trasportata fin lì da un plotone di angeli.
Le apparizioni
Le prime risalgono al V sec.: durante la notte nella chiesa di Anastasia a Costantinopoli Maria si mostrava ai fedeli e dispensava grazie, più tardi Fulberto di Chartres dichiarava di aver assaggiato il latte dal suo seno e in seguito questa fortuna toccò anche a S.Bernardo di Chiaravalle, considerato da Schiller e da Goethe “ un manigoldo”. Il primo abate dei cistercensi Robert di Molesme
( morto nel1108) si vantava di aver avuto perfino una “relazione segreta” con lei. Pio XII, il 30 ottobre del 1950, dichiarò di aver visto la Madonna durante una passeggiata nei giardini del Vaticano e la cosa si ripetè nei giorni seguenti. Non c’è bisogno di aggiungere parole sul mostruoso sfruttamento commerciale dei santuari di Lourdes, Fatima, Pompei e Madjugorje.
La immacolata concezione
Maria sarebbe stata concepita senza il peccato originale: questa favola comparve nell’VIII sec. ma i grandi luminari della Chiesa, Bernardo di Chiaravalle, Bonaventura, Alberto Magno e Tommaso d’Aquino combatterono come superstizione questa teoria. Il domenicano Bandelli menzionò non meno di 260 dotti cattolici che avevano dimostrato eretica questa dottrina, avversata dai domenicani ma sostenuta principalmente dai francescani tant’è che papa Sisto IV, ex francescano, ne confermò la validità mentre il successore Pio V proibì di nuovo questa diceria. Ma a questo punto intervennero i gesuiti che riuscirono a convincere Pio IX, l’infallibile, a proclamare il dogma dell’Immacolata Concezione nel 1854 con la bolla “ Ineffabilis Deus”.
L’ assunzione in cielo anima e corpo
Questo dogma fu inventato e imposto da Pio XII nel 1950 con la bolla “ Munificentissimus Deus”.
Tutti i padri e dottori della Chiesa dei primi secoli hanno sostenuto che nessuno aveva mai saputo come e quando fosse morta la madre di Gesù. Tuttavia nel V secolo si diffuse un romanzo popolare , la cosiddetta “ Leggenda del transito” in cui si parla della misteriosa scomparsa del cadavere di Maria. Su questo fantastico racconto alcuni teologi cristiani, Giovanni di Tessalonica, Modesto di Gerusalemme , Giovanni di Damasco, Germano di Costantinopoli, a partire dal sec.VIII costruirono la nuova dottrina dell’ascensione in cielo anima e corpo che fu però dichiarata eretica dai papi fino al XV sec. Tale leggenda fu ripresa nel secolo scorso da padre Martin Jugie che nel 1944 dedicò al papa un’opera dal titolo “ La mort e l’Assomption de la Sainte Vierge”: tale opera impressionò talmente il papa che questi ci costruì sopra il dogma di cui si è detto anche se lo stesso autore dell’opera citata non esita a definire l’evento dell’assunzione in corpo e anima “assolutamente nullo dal punto di vista storico, ma la proclamazione del dogma sarebbe assai opportuna perché moltiplicherebbe la gloria della madre di Dio e tutti i veri cristiani la saluterebbero con giubilo.
Eraldo Giulianelli