Essere non credenti in Italia ti fa sentire alieno. Sempre.
Ogni qualvolta si entra in un discorso che riguardi anche da lontano l'esistenza di un qualunque dio e delle prove delle sua (loro?) esistenza grazie al fenomeno dei miracoli.
Sergio Castellitto passa dall'interpretare Padre Pio ad un miscredente perseguitato dai suoi parenti perchè si rifiuta di credere al miracolo di guarigione che la sua mamma (uccisa in passato da un suo fratello con problemi psichici) avrebbe concesso dall'aldilà ad un amico di famiglia nell'aldiquà.
Un viaggio nei processi di beatificazione che sono avvenuti quotidianamente all'interno delle mura papali al di là del Tevere, dal marketing della santificazione, a quello delle anime.
Un film ben girato ma molto opprimente, una sensazione claustrofobica che dura tutto il tempo del lungometraggio; un oppressione nei confronti del protagonista che diventa anche quella dello spettatore ateo o agnostico che contro il muro di gomma della "buona fede" ci sbatte purtroppo tutti i giorni.
Questo senso di oppressione si risolve solo quando viene sonoramente abbattuto un muro di censura durato 70 anni nel cinema (chi vedrà capirà n.d.a.).