SOCRATE E L'ORIGINE DEL CONCETTO LAICO DI LIBERTÀ
Il concetto di libertà si misura sul concetto di verità, in altre parole la libertà si può definire solo in relazione alla verità: se per verità s'intende la verità assoluta, allora sarà assoluta anche la libertà (per pochi), se per verità s'intende la verità relativa, allora sarà relativa anche la libertà (per tutti).
Nel primo caso assistiamo alla sistematica negazione della libertà, nel secondo alla sua affermazione in quanto patrimonio inalienabile di ogni individuo.
Esaminiamo dunque la prima ipotesi.
Esiste una verità assolutamente vera, che nessuno può o deve mettere in discussione e può essere una verità religiosa (Dio, la Bibbia, il Corano) o una verità ideologico-politica (nazismo , fascismo, stalinismo), in tutti e due i casi le conseguenze sul concetto di libertà sono le stesse: essa viene permessa soltanto a chi accetta questa verità, ma negata a chi tale verità rifiuta.
Dunque la libertà subisce una limitazione e da valore universale viene ridotta a possesso di pochi. Questa posizione filosofica possiamo definirla dogmatismo o meglio clericalismo. Quest'ultimo termine si addice, contrariamente a quanto comunemente si crede, sia alla verità religiosa sia a quella ideologico-politica, perché in tutti e due i casi siamo di fronte a una verità creduta per fede (dogma) e al suo sfruttamento per motivi di potere.
In tutti e due i casi assistiamo alla negazione del concetto laico di libertà, che comporta invece l'esistenza di una pluralità di verità, e dunque di verità diverse l'una dall'altra, la cui scelta dipende dalla libertà di ogni singolo individuo.
Si capisce allora che cosa vuol dire anticlericalismo: il rifiuto di ogni forma di dogmatismo religioso o ideologico, perché entrambi hanno come scopo inevitabile l'imposizione, con la forza o con altri mezzi più subdoli, di un dogma, che rifiuta ogni forma di dubbio.
Nel caso dell'Italia di oggi il termine "clericalismo" assume soprattutto significato religioso e sta ad indicare l'uso politico a fini di potere che il Vaticano e la Chiesa fanno della religione cattolica.
Chiariamo ora la seconda ipotesi, chiedendoci quale sia l'origine storica del concetto laico di libertà. La risposta viene quasi immediata: la filosofia greca e precisamente Socrate.
Se la laicità si misura sul rifiuto della verità assoluta, allora la filosofia socratica si presenta come il più formidabile e laico strumento che la cultura occidentale alla sue origini ha prodotto contro ogni forma di assolutismo. Il metodo con il quale Socrate conduce la sua ricerca è il metodo razionale, perché la ragione è il solo strumento critico che l'uomo possieda e con il quale egli passa in rassegna pregiudizi, errori, definizioni sofistiche, luoghi comuni della società ateniese tradizionale.
La sua ricerca filosofica è volta a cercare quei valori universali, assoluti (la verità), che possono farci da guida nella nostra esistenza, e questo lo porta a scontrarsi inevitabilmente con le verità confezionate dalla cultura dominante e dal potere.
Il primo strumento laico, di cui la ragione socratica si serve è il dubbio, presupposto essenziale della libertà di ricerca, che contrassegna l'essenza della filosofia.
Il secondo è il dialogo con l'altro,perché la ricerca della verità si fa insieme.
Mentre il dialogo di Gesù è in realtà un monologo che annuncia la verità ("in verità, in verità vi dico"), il dialogo socratico, non presupponendo nessuna verità, è scambio reale, ricerca comune. Al termine della quale la constatazione, sempre provvisoria perché la ricerca non ha mai fine ("una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta " dice nella Apologia), è che non abbiamo trovato quei concetti universali ed assoluti che cercavamo come guida della nostra vita, siamo al nichilismo, cioè all'annullamento di tutti i valori assoluti, quel nichilismo che tanto preoccupa e inquieta gli spacciatori di verità di tutti i tempi.
Non sappiamo ad esempio che cosa è la giustizia assoluta. Dobbiamo prendere atto della nostra ignoranza: so di non sapere. Dunque la laica ricerca razionale della verità ha fallito? Niente affatto. Proprio mentre la ragione prende atto dell'inesistenza di valori assoluti essa riesce a darci un'indicazione preziosa e decisiva: se non ci sono valori assoluti, allora c'è posto per una pluralità di valori tutti relativi (relativismo), che devono necessariamente convivere, non perché sono tutti veri, ma perché nessuno è vero in assoluto e sono tutti diversi.
Da tutto ciò deriva il concetto laico di tolleranza, che non vuol dire sopportazione delle idee altrui giudicate dall'alto della propria verità assoluta, ma convinzione che anche queste idee hanno diritto di cittadinanza nel mondo del relativo perchè non esiste un criterio assoluto per giudicarne la verità.
Tutte queste indicazioni sono più che sufficienti a fondare una società aperta, tollerante e democratica, nella quale soltanto è possibile sviluppare la libertà laica, ovvero la libertà di ciascun individuo in quanto soggetto di diritti ma anche portatore di doveri verso la libertà dell'altro, perché libertà laica non vuol dire onnipotenza, ma limite, perché, come dice il filosofo Karl Popper,la libertà di movimento del mio pugno è limitata dalla presenza del naso del mio vicino, o ancora "io non voglio non deve tradursi nel "tu non devi"".
Pochi anni dopo l'assassinio di Socrate, il suo allievo Platone lo ammazzava una seconda volta, sostituendo il suo "so di non sapere" con il "so di sapere tutto", conosco la verità assoluta, la giustizia assoluta, dunque sono in grado di dirvi come fare uno stato perfettamente giusto.
Era la negazione di quel concetto laico di libertà per affermare il quale Socrate aveva pagato con la vita, era la giustificazione filosofica del totalitarismo politico, di quello stato etico, che Platone lascerà in eredità alla cultura occidentale e che sarà la madre di tutti i totalitarismi del Novecento.
Ancora oggi la scelta è tra Socrate e Platone, tra la libertà e la sua negazione.
Sono queste le radici greche della civiltà occidentale.