Mentre continuiamo ad annotare i tanti errori della gestione in Assurdistan dell’epidemia Covid19, certi che lasciare “altre narrazioni” sia una delle poche cose sensate da fare nel contingente, stanno finalmente arrivando in questi ultimi giorni del 2020 le cavallerie scientifiche dei vaccini e degli anticorpi monoclonali. Questi ultimi dopo i soliti intoppi all’italiana che di certo non potevano mancare.
Anche se noi ottimisti a ragion veduta sapevamo che questi aiuti non potevano tardare, ciò non ha impedito gli ultimi atti di una gestione medievalista che ha ignorato qualunque proposta alternativa ad essa. E probabilmente non saranno neanche gli ultimi in senso temporale, almeno a leggere le dichiarazioni di chi è incollato con un mastice portentoso alle poltrone del governo dell’Assurdistan.
Nel frattempo una scoperta che ha dell’incredibile: i provvedimenti che non hanno senso in Assurdistan non ce l’hanno neanche in Germania!
Il governo tedesco infatti alla fine di ottobre aveva deciso di riproporre lì ciò che già si sapeva non aver funzionato in Italia, Spagna e Francia, e pensate un po’ che strano, non ha funzionato neanche lì. I sacrifici richiesti dalla cancelliera di ferro per salvare il Santo Natale (cattolico o protestante che fosse) non sono serviti esattamente come non erano serviti quelli richiesti da Conte agli italiani. L’ennesima prova che i provvedimenti ad orario come i coprifuochi notturni, la chiusura di attività culturali come teatri e cinema, la lotta ai “divertimenti irresponsabili” non hanno effetti apprezzabili.
E così come la star del seguitissimo programma italiano a reti unificate “Il DPCM del venerdì sera” la Merkel ha dovuto annunciare, a inizio dicembre, non solo i prolungamenti delle misure ma l’inasprimento di queste. Con buona pace di Santa Klaus o Babbo Natale che sia.
(grafico interattivo del Financial Times, indicazioni aggiunte dell’autore)
Il “come mai” di questa scelta di copiare provvedimenti già risultati fallimentari non ci è dato sapere, ma Angela Merkel è andata in tv costernata e chiedendo scusa quasi in lacrime per il fallimento (come del resto ha fatto il Re di Svezia) e per le rinunce che imponeva ai tedeschi.
I nostri eroi invece continuano ad autoincensarsi e autoassolversi nonostante i numeri italiani di letalità e mortalità siano peggiori sia della Germania e che della Svezia.
Siamo sicuri che anche la cancelliera tedesca e il suo governo si intesteranno il successo di qualche provvedimento tardivo che invece (come hanno evidenziato le predizioni della pagina fbk “La Peste”) non influenza se non in minima maniera l’andamento della diffusione del virus.
Ma almeno il buon senso di presentare le cose per quello che sono e non mistificarle in trionfi ce l’ha avuto. Se cercate l’auto-critica in Assurdistan invece vi conviene andare a comprare Quattroruote.
Inoltre, dobbiamo pur rilevare che la Germania ha cominciato a far partire (come l’Inghilterra del resto) il programma di vaccinazioni a tamburo battente: lo stesso giorno in cui i nostri si complimentavano tarantiniamente[1] a vicenda per il Vax Day con 9750 vaccini, la Germania ne riceveva 150mila.
Ecco il vero spread fra i due paesi in ogni occasione essenziale.
Ma torniamo ai vaccini. L’opinione di ogni esperto[2] filogovernativo da Aprile a Settembre è stata: “per il vaccino ci vorranno anni” e i Kennediani de noantri[3] occupavano buona parte del loro tempo a deridere gli sciocchi “ottimisti di ‘sta minchia” (ovvero la pagina fbk “pillole di ottimismo”, ndr) solo perché costoro informavano correttamente sul rapido andamento dei lavori nel mondo e rassicuravano sul fatto che a fine anno avremmo avuto più di un vaccino e anche i farmaci a base di anticorpi monoclonali.
Oggi gli stessi esperti, ormai fedelissimi gerarchi della Repubblica degli GEDI, non solo non hanno mai detto “Beh scusate, forse ci eravamo sbagliati” (ci saremmo commossi come durante il sacrificio di Luke Skywalker su Ep. VIII se fosse mai successo) ma ora passano il tempo a seminare dubbi sull’efficacia dei vaccini con argomenti che non hanno nulla da invidiare a quelli dei tanto (giustamente) vituperati novax.
Il grande dilemma del novembre in Assurdistan è stato: ma il vaccino sarà sterilizzante? Ovvero questo vaccino ci protegge solo dai sintomi della malattia o abbasserà anche la nostra carica in modo di non infettare le altre persone?
Confessiamo che nonostante abbiamo superato gli esami universitari di Igiene, Patologia e Farmacologia la definizione “vaccino sterilizzante” non l’avevamo mai sentita. Ma al di là della nostra lacuna bisognerebbe chiedersi perché non definirlo “vaccino supersonico”, “vaccino cosmogonico”, “vaccino alabarda spaziale” o “vaccino fine-di-mondo” già che ci piace usare parole a caso. “Sterilizzante” in medicina e biologia ha un significato ben preciso, ed è diverso da questo[4]. Si dovrebbe parlare semplicemente di “vaccino anticontagiante” semmai; ammesso e non concesso che si debba parlare, come se fosse gossip, di una cosa così strettamente legata alla ricerca medica. Sarà un caso che già circolano le prime bufale novax sui vaccini che rendono sterili?
L’uso di parole a caso (ma non usate certo in modo casuale, basta pensare al famigerato “distanziamento sociale” urlato dal giorno zero dell’epidemia) è una di quelle cose che continuiamo ostinatamente ad appuntare in rosso sul nostro “errorario della Covid19” che è sempre più corposo.
Tornando al vaccino la domanda da porsi sul fatto che sia sterilizzante o meno dovrebbe essere: ma chi se ne frega?
Forse ci siamo persi un pezzo ma l’obiettivo di ogni rimedio farmacologico in un epidemia, come del resto dovrebbe essere anche quello delle misure non farmacologiche, è o non è quello di ridurre il numero di malati gravi che vanno a saturare il SSN e quindi di conseguenza ad aumentare il numero di vittime?
Ora che il vaccino riduca i sintomi o impedisca di sviluppare una carica virale infettiva, di cosa ci dovrebbe preoccupare? Di diventare tutti asintomatici?
Ma ci siamo mai fatti questa domanda (a livello mediatico diciamo, non a livello accademico) per gli altri vaccini da quello per il vaiolo a quello per la poliomelite, fino a quello influenzale che ci facciamo tutti gli anni?
Ovvio che ha ragione la Capua quando dice che non si può dare il “libera tutti” appena inizia la campagna di vaccinazione fino a che la copertura non è sufficiente, ma in quale modo l’informazione “sterilizzante sì o no” dovrebbe influenzare la nostra decisione di fare o non fare il vaccino se non abbiamo pregiudizi no vax?
Intendiamoci, sappiamo bene che va di moda affibbiare del no vax o del negazionista a chiunque cerchi di fare un ragionamento critico in Assurdistan. Ma i ragionamenti critici devono avere un senso, non essere idiozie usate con l’unico scopo di sostenere pregiudizi antiscientifici.
Purtroppo in questo paese il pensiero antiscientifico da tempo è molto in voga, e molta gente vuole ridiscutere, se non negare, ogni esperienza accumulata negli ultimi secoli. In tutti i campi delle scienze umane.
Certo, ovviamente porsi quesiti nuovi (sensati) e criticare ciò che si ritiene vero (portando possibilmente idee alternative e plausibili) è l’essenza della ricerca scientifica. Ma della ricerca per l’appunto. Discutere di questo al “Bar Sport” dopo i grappini, o peggio ancora sui social network per sfogarsi e poi pretendere che queste discussioni (e non quelle della ricerca) entrino nell’agorà pubblica non può funzionare.
Così il novax che ieri rivendicava il diritto di non vaccinare i suoi figli in base al supremo principio “Non possiamo sapere se quel sale di alluminio che usano come stabilizzante del vaccino non causerà danni a mio figlio!” oggi rivendica il diritto di non vaccinarsi per la covid19 per lo stesso principio del “non possiamo sapere se è sicuro perché [aggiungere paura a caso]”. Ovviamente non curandosi del fatto che così si esporrà ad un rischio molto molto più grave e frequente di quelli che comporterebbe il vaccino. La stessa cosa che del resto succedeva per i suoi figli, con la differenza che almeno loro erano protetti dall’immunità di gregge grazie all’obbligatorietà scolastica, lui no.
Lo sdoganamento di questo modo di pensare, mettendo il “non possiamo sapere” come premessa iniziale è quello che ha costretto (ma non troppo, visto che ci vanno ben volentieri) i virologi a confrontarsi in Tv sui vaccini con Red Ronnie e la Brigliadori. Salvo poi lamentarsi che nella platea televisiva il ragionamento scientifico spesso ha la peggio contro chi parla “alla pancia” delle persone.
Ed è lo stesso che permette ai negazionisti dell’inefficacia delle azioni del governo (chi di accusa di negazionismo ferisce…) di tener chiuse piscine, cinema e teatri perché “non si può sapere se davvero non influiscono sui contagi”.
Ecco. Il “non si può sapere se…” è la vera maledizione per la scienza in questo 2020.
Socrate, che sapeva di non sapere, non avrebbe mai pensato di contraddire chi insegnava il teorema di Pitagora. Le sue domande provocatorie che facevano cadere in contraddizione l’interlocutore erano rivolte a ben altre categorie di persone.
Eppure oggi, tutti vogliono leggere l’elenco dei contenuti di una fiala di vaccino anche se non hanno mai aperto un libro di tossicologia in vita loro, e anche se non trovassero scritto “mercurio” o “alluminio” se la prenderanno con il “sodio” con il “calcio” con la “soluzione tampone” e finanche con il silicio del vetro che lo contiene urlando “non possiamo sapere se mi farà male”.
E se questa idiozia ha favorito l’instaurarsi della “dittatura degli inetti” favorirà anche il suo restare al potere.
Un giorno, ne siamo certi, cominceremo a rinsavire anche qui in Assurdistan. Magari quegli stessi virologi, vittime del loro stesso gioco nel cercare la notorietà mediatica, chiederanno scusa per aver causato questa caduta verticale della fiducia nella scienza insultandosi l’un con l’altro in diretta televisiva. Magari gli stessi politici si troveranno di fronte a un onda di persone infuriate che rifiuteranno qualunque provvedimento perché non si fidano più di nessuno e non ci sarà Cts che gli potrà dare una parvenza di credibilità. Anche i giornalisti magari, in un giorno lontano, si renderanno conto che hanno reso gli italiani così ignoranti che nessuno legge più i loro articoli e i loro libri: magari se ne renderanno conto dopo che gli GEDI li avranno sostituiti con un algoritmo.
Ecco… quel giorno, ne siamo ragionevolmente certi, l’Assurdistan comincerà a rinsavire.
Ma se sarà troppo tardi “non lo possiamo sapere”.
Alessandro Chiometti
[1] Se nel 2020 nonostante tutti i lockdown non avete ancora visto Pulp Fiction e non sapete cosa dice Mr Wolf a Vincent, Julius e Jimmie vergognatevi, non vi meritate nulla.
[2] Lungi da noi chiedere il curriculum all’interlocutore e in questo sito vale sempre l’aureo principio che un autodidatta può sapere di un buco nero più di Stephen Hawking basta che lo dimostri. Però pensiamo che in una situazione di “emergenza sanitaria” far parlare a ruota libera in un tg nazionale o su un quotidiano nazionale chiunque voglia dire la sua sul virus, non sia esattamente il modo migliore per fare un servizio di informazione. Aprire intere pagine di quotidiani con il parere del centravanti del Brasile sui tamponi che non servono a nulla o con l’invito di un giornalista spaventato perché ha avuto la polmonite a “chiudere tutto” esattamente a cosa serve?
[3] Si indicano così con ironia quella, purtroppo, ampia categoria di politici sedicenti progressisti che hanno la pretesa di piacere a tutti e vogliono apparire quasi dei “santi laici” nell’unire nella loro estrema nonché indiscutibile saggezza tutto il mondo democratico, dal liberale al socialista, ma che in realtà risultano essere spietati nella gestione del potere quanto ridicoli nel ritrovare sempre il modo di riproporsi con un vestito nuovo per ogni stagione. Se la famiglia Kennedy per lo meno riusciva ad apparire “santa” almeno in pubblico (per un ritratto meno agiografico vedere le descrizioni di James Ellroy) quelli “de noantri” neanche quello.
[4] Dalla Treccani: steriliżżare v. tr. [der. di sterile; nei sign. e usi fig., sul modello dell’ingl. (to) sterilise e del fr. stériliser]. – 1. Rendere sterile. In partic.: a. In biologia, privare della normale capacità di generare o di concepire: s. un uomo, un toro, un cavallo; s. una donna, una cavalla, una gatta. b. In medicina e in biologia, e nell’industria alimentare e farmaceutica, rendere privo di germi, di microrganismi, patogeni o no, procedere alla sterilizzazione (v.): s. gli strumenti chirurgici, le siringhe, le provette, la garza, il cotone idrofilo; s. la sala operatoria, un ambiente; s. il latte, un preparato alimentare o medicinale.